10.12.2011

 

800 vite umane


Ero stata brava a non lasciar lacrime sulla sua camicia, e così me ne stavo sul treno, in viaggio verso la Puglia. Uno di quei viaggi lunghi, che non finiscono mai, e che mi piaceva fare per mettere una distanza tra me e i pensieri. Poi avevo il mare fuori dal finestrino che avrebbe potuto tenermi compagnia.
Invece il capotreno, subito dopo aver controllato il biglietto, finisce il giro e torna da me. Mi ha sorriso prima di dirmi a bruciapelo: “Hanno mandato 800 lettere di licenziamento. 800 ragazzi da dicembre saranno a casa. E non se ne può più.”

Avrei voluto rispondergli qualcosa, a proposito delle lacrime che forse in silenzio avrebbero avuto la libertà di scendere, o del mare e della costa, che non si capiva bene se in quella Calabria che non avevo mai visto, fossero selvagge o solo abbandonate. Avrei potuto tacere la risposta, notando la somiglianza del nulla e del deserto di quella terra che ho trovato simile alla mia. Invece ho sollevato gli occhiali da sole e l’ho guardato, senza negare un certo divertimento, quello che mi resta quando anziché dirmi prima ciao, chiunque si senta in dovere di raccontarmi l’ultima tragedia. Come fosse anche cosa mia.

E allora il capo mi racconta della volontà di gettare il sud sempre più al sud. Del lento omicidio che è in atto,  che io so piano sarà una strage. Del bene e del male di questa terra che è più Italia di tutto il resto d’Italia. Della fatica e dell’orgoglio col quale fino ad ora si era rimasto in piedi, e che giorno dopo giorno si affievolisce e crepa. 800 lettere di licenziamento per 800 vite che dovranno arrangiarsi, e con cosa in questa terra di nulla? “Poi dicono che non riescono a debellare la mafia.” Ha finito lui, prima di salutarmi, rinfrancato dalle mie teorie oltre che da quella solidarietà che mantengo, essendo anche io del profondo sud, quello che è quasi Africa, per il clima e per lo sfruttamento, per la bellezza e la fame.

Poi s’è fatto buio, e il mare non si vedeva più. Il ragazzo che avevo seduto di fronte mi offre un biscotto al cioccolato: “Io vado a Taranto perché devo fare le visite, per fermarmi ancora. Io sono in marina.” È così giovane che mi pare strano sia un marinaio. Ha ancora i brufoli che fanno timidezza. Ringrazio per il biscotto e mi dice che il concorso è truccato, perché per passarlo ci vogliono le conoscenze e lui non ne ha: “Però rispetto ai miei coetanei sono fortunato, perché almeno io un lavoro ce l’ho. Sempre che ora mi fermino ancora.” E se pure la cosa non mi è chiara, non ho la forza di farmi spiegare se per caso anche nelle forze armate siano presenti i precari. Non lo voglio sapere, mi dico, non è proprio necessario sapere tutto, e a volte è sana anche un poco di beata ignoranza.

Quando s’è fatta sera, qua a Taranto accendiamo una TV. Non si sa se è caduto, se cadrà, o se Dio voglia morirà. No, non è caduto il governo che non c’è. No, non ci sono i numeri e scilipoti alza il prezzo del ricatto: il mio voto per la certezza di un prossimo seggio sicuro, magari il nuovo ministero per l’agopuntura e il massaggio shiatsu. Domani ci sarà la verifica di governo, i numeri si trovano per responsabilità. Pare che non si possa far cadere un governo in questo tempo di crisi, in cui 800 vite umane rischiano di morire; il tempo in cui un ragazzo vuole fermarsi in marina.
E da destra gli italioti fanno notare: potrebbe tornare Prodi il comunista e riempirci di tasse…

Guardavo fuori dal finestrino l’Italia più Italia che c’è. Di deserto  nulla, di vuoto e di abbandono, di un mare che forse è selvaggio solo perché è abbandonato, o impraticabile per il veleno che nasconde e che nessuno saprà mai. L’Italia in cui 800 vite vengon dopo quella del re.

La prossima volta bagnerò la sua camicia di lacrime, le uniche che abbia senso versare.

Rita Pani (APOLIDE)




Comments:
Giusto per illustrare le logiche(?) di moretti. Vorrebbero deviare da Foggia verso Napoli tutti i treni che vanno a Bologna o Milano per usare le linee dell'AV (costate un botto e usate pochissimo), tagliando de facto tutta costa adriatica da Foggia a Rimini fuori dali treni a lunga percorrenza. Di conseguenza dopo ci sarebbero solo i regionali (Pescara-Modena, con cambio e pausa da 30 min a 1 ore ad Ancona, ore 6) per collegare questa parte della penisola.
Io voglio personalmente impiccare i responsabili delle logiche della provatizzazione di servizi e beni essenziali (comunicazioni, trasporti, acqua, energia) appena ci sara' (se mai ci sara' ) la rivoluzione. La vera sorpresa per alcuni e' chi saranno i nomi dei responsabili, a iniziare dal caro prodi, tanto gioviale, passando per d'alema (a lui dobbiamo l'interinale e di conseguenza il precariato) e cosi' via.
 
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