7.28.2011

 

Il carcere col frigo

Quante volte guardando a nord, abbiamo pensato: “Beati loro che vivono in un mondo civile!” Lo abbiamo pensato anche leggendo della Rivoluzione in Islanda, quella silenziosa che i giornali ci hanno risparmiato, per non insegnarci che la volontà popolare, pacifica e civile – appunto – potrebbe vincere e riportarci alla vita.
Poi i fatti di Oslo, e la marea di articoli scritti per lasciarci spiazzati a porci ancora domande che difficilmente troveranno una risposta. 

Ricordo che mentre bevevo un caffè in un autogrill, dalla radio arrivavano le notizie sul “pazzo” attentatore, di cui non ricordo il nome: “Ha la pelle bianchissima e gli occhi che dal verde vanno all’azzurro.” Certo, s’era detto nell’immediatezza dei fatti, che al Qaeda era risorta e tornata per uccidere, e forse pareva brutto utilizzare il termine “cristiano” per dare senso a tanta morte che un senso non può avere.

Da ieri, invece, l’attenzione si è spostata: rischia troppo poco carcere, ma forse saranno trent’anni almeno, e soprattutto – leggo: “Carcere a 5 stelle con frigo e Internet per il folle norvegese.” E si sprecano i commenti inorriditi dei lettori italiani, che proprio non comprendono perché a un criminale debba essere garantito di vivere dignitosamente.

Eppure molte volte, guardando al nord mi son sentita dire che sì: “Beati loro e la loro civiltà!”  e son solo parole, quelle che diciamo quando ci tocca da vicino la nostra realtà, che ci ha viziato più di quanto riusciremo mai ad ammettere. Siamo così usi ad essere incivili che ci siamo abbruttiti fino in fondo all’animo, e non siamo più capaci nemmeno di accettare l’ovvio. Quello che ci faceva nascere un po’ di invidia nel cuore, oggi ci indigna.

Mi piacerebbe chiedere ad ognuno di quei lettori che hanno lasciato un commento, inneggiando alla pena di morte o al carcere duro, durissimo, come quelli che abbiamo noi, con i detenuti stoccati come polli in batteria, quante parole o firme su appelli hanno lasciato ogni volta che in Italia un detenuto si impicca con un lenzuolo alle sbarre di una finestra. Mi piacerebbe sapere quante volte, ognuno di loro si è indignato sapendo dei lager per gli extracomunitari, che come tante piccole Guantanamo sorgono in silenzio e protette dal segreto di stato, in quest’Italia che civile non è.

Siamo umani, è vero, ma forse ormai siamo troppo viziati dalla nostra inciviltà per essere davvero capaci di desiderarne fortemente una anche per noi, o forse siamo solo abituati ad indignarci a comando, per le cose che vivono abbastanza distanti da noi, da essere certi che non ci potranno mai toccare.

Quei commenti indignati verso l’altrui civiltà, mi lasciano a sospettare che difficilmente saremo capaci di lottare per averne una anche noi, che al massimo – io per prima – sorridiamo leggendo che a un governo come il nostro, che dovrebbe riunirsi in assemblea a San Vittore, c’è ancora qualcuno che chiede credibilità. E a San Vittore, per fortuna, non c’è il frigo.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Tutto vero, il carcere in Italia per chi ha commesso crimini minori è più duro rispetto a quello che spetterà al odiato pluriomicida norvegese. Forse se il carcere fosse meno duro in Italia molti non si toglierebbero la vita.
Credo si tratti di un buon articolo, hai toccato dei tasti scottanti.
Il testo merita una lettura da parte di un pubblico maggiore ed entrerà a far parte degli articoli selezionati pubblicati nel mio sito, ovviamente citando la fonte e sempre che non ti dispiaccia.
 
e qui non mi trovi d'accordo... un criminale come quello, colto, come si suol dire, in flagranza di reato, e con sulla coscienza tutte quelle persone, quei ragazzini (ma le hai viste, le foto?) assassinati a mente fredda, premeditatamente, eh no, un criminale come quello non se la merita, la civiltà. la penseresti così, se una delle vittime fosse un tuo figlio? io no.
raffaella
 
Raffaella, il problema è: un paese civile, può farsi incivile all'occorrenza? Non c'entra quel che penso io o quel che pensa un altro. Ci sono le regole di uno stato che le rispetta.
 
Rita, questo è un sistema illusorio, i diritti e i doveri delle persone, non sono identici, anzi, gli ultimi anni ci hanno "differenziati" riportandoci a realta' disumane? ci manipolano, conoscendo i nostri limiti di reazione, ci distolgono da interessi sociali con strumentri di rincoglionimento, e il popolino ci cade, c'è chi ruba costretto per sfamarsi e chi al contrario "ruba legittimato" da previlegi per avidita' quidi la galera? come nel medioevo è "esclusiva" per i poveri, gli emarginati da questa societa' misurata a cm. dal potere del danaro, chi vive d'onesta' e di lavoro, puo' essere sì orgoglioso e deve accontentarsi, del profumo perche' l'arrosto abita altrove! ho visto le missioni in Africa, c'è un monopolio del mercato di generi alimentari, venduti (dai missionari) a prezzi che non sono avvicinabili per i neri, le persone che muoiono di fame' credimi, sono ancora schiavi per un pezzo di pane, mentre l'esercito di opulenti monsignori sguazzano alla faccia, oltre al resto!! noi non faremo mai una rivoluzione, siamo "polli da spennare" e adesso? resta solo la pelle, saluti da franco il vecio
 
rita, sì, certo, ma infatti le regole dovrebbero essere, per i reati, tali da fare in modi che una pena sia commisurata al delitto.
e quello che ha fatto quel delinquente direi che è un delitto che merita il massimo della pena.
stabilita con una regola dello stato.
e che poi venga applicata fino in fondo, senza sconti e sconticini.
io la penso così, da cittadina.
io una cosa come quella che ha fatto quel vigliacco (perché in fondo è solo un vigliacco) non la farei mai, ma se la facessi, mi meriterei quello che ho detto.
e non credo che l'altezza massima della civiltà sia quella di perdonare sempre e comunque, non credo che civiltà sia sinonimo di buonismo.
credo che civiltà sia rispetto nei confronti degli altri, ma in casi come questo per me gli altri sono le vittime e i parenti delle vittime, non certo il loro assassino.
 
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