7.24.2011

 

Alle pareti la foto di bossi

Vorrei poterla scrivere a matita, la storia di questo periodo ammuffito, e poterla cancellare prima di mandarla a memoria, o prima che qualcuno incuriosito dall’assurdità degli accadimenti italioti, punti ancora il dito verso di noi per deriderci.

Purtroppo questo non può accadere; la storia si scrive con l’inchiostro pesante dei fatti, spalmati sui giornali, strillati con quei titoli in grassetto che spesso sono le uniche due righe che si perde tempo a leggere. Ne ho trovato uno molto bello sul Corriere della Sera, che cito testualmente: “Ministeri del nord: alle pareti bossi e Alberto da Giussano”. Poi, sotto, “l’ira di Alemanno”.

C’è che l’altra notte ho percorso la Salerno Reggio Calabria, proprio tutta e ancora più su. Quasi nove ore di auto per tornare a casa, qua nel nuovo Regno di Guevinastan, dove io governo in modo totalitario – imperatrice unica - sulle mie gatte suddite, e c’è anche che nei giornali scritti con le zampe, vado a cercare quel che non sta scritto ma che pulsa tra le righe e che grida vendetta. C’è che sono nata in terra d’oltre mare, quella dimenticata e che vive d’estate sugli stessi giornali che pagano profumatamente qualcuno per farci sapere che i vip, al mare, usano la crema solare, e ci si spalmano le tette, le chiappe e le facce – che a volte si ha problemi a distinguere tra le une e le altre. C’è che essere del sud, e persino amarlo, non dà molto piacere ma tormento per quello stato di abbandono e miseria, morale e materiale al quale dimostriamo d’essere abituati se non arresi.

Allora, arrivando fresca dalla Calabria, col cuore ancora molto pieno di sole e di volti, di sporcizia ed erba secca, di bellezze naturali violentate – se non uccise – memore della fatica che qualcuno fa per conservare il poco rimasto, mentre c’è chi ancora distrugge col fuoco o col cemento, o della ricchezza che appare volgare negli abiti sfarzosi esposti nelle vetrine accanto ad altri negozi di generi alimentari chiusi per fame e carestia, mi domando il senso della nostra immobilità e del nostro nichilismo. E lo ritrovo in altre notizie appena sospirate, scritte per dovere con la speranza che nessuno le legga davvero.

La soluzione – leggo – potrebbe essere quella di portare anche il PD al governo, sempre che si sia disposti ad accettare un premier leghista. E lo ha detto il presidente della Camera. E leggo anche che una delegazione di insegnanti di Roma si sono recati in pellegrinaggio dai leader leghisti, preoccupati per l’invasione degli insegnanti del sud, che a Roma rubano i posti di lavoro ai romani. E le obiezioni di Alemanno, afflitto perché vede in crisi il sistema federalista che avrebbe previsto, invece, una maggiore autonomia delle Regioni. Tutto in neretto, proprio come fosse una cosa seria.

Allora c’è che a 150 anni da una farsa ne stiamo scrivendo una ancora più ignobile, di propaganda e populismo, di megalomania e malaffare, di ignoranza e stupidità. Una storia miserabile che si arrende a sé stessa. Purtroppo però, la storia non si scrive a matita, e un giorno ci sarà un bambino che col suo libro accanto la studierà;quella del “ministro” che si presentò davanti al popolo padano con un fascio di banconote in mano, per dire che le scrivanie brianzole erano state acquistate da lui, con i soldi del nord. Quello stesso giorno, fra trent’anni ancora, qualcuno partirà in auto da Reggio Calabria per tornare mesto a combattere il tempo di un cancro nel centro d’Italia e forse, facendo lo slalom tra catarifrangenti e cartelli di deviazione, incolonnato in interminabili file di auto e camion, si ricorderà di come un popolo di imbecilli, si convinse che per non farsi derubare bastasse affidare i propri averi ad un ladro.

Quello stesso che trent’anni prima promise che in tre anni avrebbe finito l’autostrada del sud e sconfitto il cancro, e che di fatto non fece altro che devastare l’Italia e renderci impossibile persino curarsi.

Rita Pani (Imperatrice del Guevinastan)


Comments:
la nostra vita la vedo chiusa in "una bottiglia di vetro grosso e pesante, nero, non si vede quanto vino contiene, bevendo a sorsi o tracannando?" non sappiamo quando la bottiglia è vuota e quando sara' la fine, sara' un pensiero dopo una tremenda sbronza in compagnia, un attimo senza pensieri, saluti dal vecio (ancora non ricordo chi sono!)
 
Certo che so chi è il vecio, quando si firma :)) :*
 
Chiedo umilmente asilo politico nel Guevinastan.
 
dimenticavo: se metto nella mia stanza il quadro con la tua foto (insieme a quella di Napolitano e ovviamente la statuetta di qualche Borbone) posso dichiararmi enclave cubano-calabra del Guevinastan?

ciao :)
 
Certo, si possono aprire succursali a gogo :D Una sorta di repubblica in franchising :D
 
ripristiniamo la geografia di fine settecento? lo stato pontificio come stato supremo? che paese, altro che ultimi, se ci voltiamo indietro il deserto! saluti da franco il vecio!
 
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