4.29.2011

 

Ridiamo (:D) senso allo stato

È tardi e io son qua, con le cose in testa e un bicchiere accanto, che consumo gli ultimi giorni di Sardegna. Di gente ne ho incontrata, e sempre, per un verso o per l'altro, la Rivoluzione è tornata a fare da ritornello. In certi occhi, lo ammetto, forse l'ho vista così bella come la vedo io, calma e silente, della gente che si fa fiume, paziente o irruente. In altri no, era quasi disegnata di una tinta troppo tenue per voler dire davvero Rivoluzione.
Poi quando le cose scorrono, trascinate dalla vita, ti fermi un attimo ancora a pensare: ho mie figlie, due genitori anziani, e i miei fratelli, che non sono solo quelli dati dalla biologia, ma i fratelli che sento miei, che son più che amici, son quelli che della vita ti fanno famiglia.
Allora lo guardo, mio fratello, quello che alla mattina mette la sua tuta per andare a lavorare, che ora ha un amore, e mi sembra felice con un sorriso più luminoso di quel che aveva prima. Un operaio dello stato, mi dico, e credo se lo dica anche lui. Poi chiacchierando seduti nella sua cucina, io non son più sua sorella, e divento sua madre. Una di quelle madri che il proprio figlio lo proteggono anche quando s'è fatto vecchio, e glielo dico: “Tu no! Tu in quel cantiere non ci andrai a lavorare, perché di lavoro si muore, e tu, non devi morire per questo stato che non merita il tuo sacrificio”. Uno stato in mano a gente senza morale, senza etica, uno stato in mano a chi non sa nemmeno che sia il senso dello stato. Un governo che dopo aver dovuto specificare “in atto istituzionale” che il tizio del consiglio al termine di una cena non aveva cantato, oggi specifica che il tizio, non ha detto nulla su un eventuale scudetto al Milan, PER EVIDENTI MOTIVAZIONI SCARAMANTICHE. Nel giorno in cui inizia ufficialmente una guerra iniziata mesi fa. Uno stato confuso che si confonde, con un Presidente della Repubblica che ancora si fa figlio dell'ONU, mentre il ministro della guerra – un idiota fascista – in Parlamento dichiara che l'ombrello sotto il quale bombardare è lecito, è la NATO.
Non ci merita questo stato, non merita nemmeno la Rivoluzione. Meriterebbe forse un esodo, a nord o a sud, noi con i cartelli al collo: “Please save us” [Per favore salvateci]
Uno stato che non merita la mia fatica, la vostra fatica. La fatica dell'insegnante che si ammala di depressione, perché il suo lavoro missionario è diventato comunismo agli occhi di chi a nome dello stato la deve comandare. La fatica del cantautore che se pure capace, come me deve sperare in Internet, per poter essere ascoltato. La fatica di chi ogni giorno lavora e spera, in un giorno migliore, e lasciatemelo dire: anche di chi parte avvantaggiato perché riesce ancora a pregare.
Lo stato che si vede è quello che ci circonda, fatto si chi spera e di chi prega, ma lo stato apprezzato è quello di chi ignora e di chi è in svendita.
Le nostre fatiche – persino quelle di educare i nostri figli – resteranno vane se non riusciremo a ridare senso dello stato allo stato, se non riusciremo ad essere sempre un passo avanti allo stato ridotto in questo stato.
Non so nemmeno bene se in questo momento sia più necessaria la serietà o la seriosità. Come a dire che ora, una parvenza, sarebbe meglio di quel che c'è.
La nostra fatica più grande, alla fine, è quella di comprendere che è giunto il tempo di faticare, e non per noi che in qualche modo ormai abbiamo già metabolizzato, ma per chi dopo di noi verrà. È giunto – sarebbe giunto – il momento di rendere tutto ciò che la vita di altri ci ha donato. Rendere onore davvero ai Partigiani, oppure smettere si cavalcarli, per farci tutti più belli. R-Esistenza non è solo una parola spezzata. È la vita.

Scritto di getto
Rita Pani (APOLIDE … che a volte smette di ridere)

Comments:
E loro hanno capito male. Hanno letto ridiamo e qui si sono fermati: “ma cosa dice questa qui… che non ridiamo? Sono loro i musoni che non capiscono nemmeno le barzellette del “nostro”.
Ed è vero… ridere! Cosa significa questo verbo?: “emettere dalla gola un suono caratteristico e atteggiare il viso per esprimere allegria o anche ironia, scherno, compatimento.”.
E vabbè, lasciamo perdere l’allegria… almeno il resto. Macché, “Non s[appiamo] nemmeno bene se in questo momento sia più necessaria la serietà o la seriosità”. Essere seri o far finta di essere seri esprimendo ironia?
Né l’una, né l’altra!
Io sono “depresso”!!
E come non esserlo di fronte allo spettacolo di festa mediatica e di massa per il “matrimonio del secolo” sorvolato dagli aerei della RAF che fanno il giro prima di andare ad ammazzare in Libia; come non esserlo leggendo un comunicato di palazzo Chigi a proposito delle precisazioni di culo flaccido riguardo la scaramanzia; e un presidente della Repubblica che rassicura tutti circa la necessità per l’Italia di sganciare bombe sui libici; e Vik che muore e allo stato non glie ne può fregar di meno… almeno un biglietto di condoglianze…

Allegria! Allegria!
 
Que la cultura viva!!

http://tinyurl.com/69458ll

Antonio como
 
Le cose che scrivi di getto sono più amare, credo sia a causa dei sentimenti che prendono il posto della ragione, molte persone pensano che questo sia sbagliato che un giudizio oggettivo sia più dalla parte della ragione che del sentimento ma per chi ha un etica il sentimento ha più ragione del pensiero elaborato.
Ovviamente bisogna avere un etica cosa che manca al giorno d'oggi in questa società intontinita e comprata da vari venditori di fumo.
 
sarebbe molto meglio ridere se non ci fosse da piangere! sarebbe bello se lo stato non fosse latente, se lo stato non si sottraesse ai doveri di tutelare tutti i cittadini, con la legge dei doveri e diritti, uguale per tutti, ricchi e meno ricchi, potenti e poveri, concedesse liberta' di scelta (idee e religioni) se venisse riconosciuto il lavoro (parita' di diritti uomo-donna) come un bene comune, il diritto alla vita per giovani e anziani? la salute, lo studio, la casa? questo non è sicuramente questo statto nè tantomeno chi lo rappresenta,non parliamo di istituzioni che manipolano il potere, intromettendosi negli affari interni, condizionando scelte politiche ed economiche, garbugli non piu' eccezzioni ma quotidiani crimini, ci hanno collocati in fondo oltre al fondo, vanificando la nostra liberta' resa un illusione. saluti dal vecio.
 
http://www.agoravox.it/La-festa-del-futuro-di-Sacconi-I.html
 
Cosa ti è successo, Rita?
Noi siamo sempre con te.
 
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