3.23.2011

 

Libere chiacchiere sulla rivoluzione


Fino a qualche anno fa, di solito dopo lunghe cene che finivano affogate da litri di mirto di Sardegna, tra noi si finiva per parlare di Rivoluzione. Era una parola che da prima si sussurrava quasi con pudore, e poi, man mano che i bicchieri si vuotavano dandoci il coraggio, prendeva sempre più vigore la voce, e la fermezza con la quale ci si dichiarava pronti. Pronti alla Rivoluzione. 

Non sono passati troppi anni, non ne scrivo con la nostalgia con la quale un nonno potrebbe parlarci delle sue fidanzate e della sua gioventù. Sembra ieri nei miei ricordi, perché in fondo ieri lo era davvero. Oggi, mi accorgo che chiunque ti parla di Rivoluzione, al punto da farla sembrare utile e necessaria come i jeans che ti lasciano scoperte le chiappe, il telefonino di ultima generazione, l'ipod per ascoltare la musica o il gadget di Hello Kitty.

“E sì!” ti dicono a volte, “Ci vorrebbe un nuovo CLN!” 

La prima volta che lo sentii, mi parve di essere finalmente tornata nel mondo reale, catapultata dall'universo parallelo nel quale mi pareva d'essere rimasta incastrata, perché sebbene trasportata dai bicchieri di mirto, era quello che avevo sempre pensato. Un popolo che vuole liberarsi deve unirsi, così come fecero i Partigiani quando vinsero il fascismo. Ma la sensazione d'essere tornata nel mondo reale era stata solo un'illusione. Credo – ma forse solo perché non sono un'ottimista – che probabilmente chi di CLN si riempie la bocca, non abbia nemmeno a mente cosa sia stato, e penso – perché son forse malfidata – che chi mi parla di Rivoluzione, nel migliore dei casi sia qualcuno che è così perso da essersi smarrito nella solitudine più castrante, quella che ci fa pensare che in fondo, “un giorno di ordinaria follia”, ci farebbe sentire almeno vivi. Lo so perché, ammetto, più volte ci ho pensato pure io.

Nascono i movimenti in Italia, e sarebbe il primo passo per la nascita conseguente del CLN, ma muoiono i partiti. E come nascono i movimenti muoiono, ammalandosi di scissioni, di guerre intestine, di lotte miserevoli per il potere della visibilità, guidati spesso da piccole persone malate di loro stesse, coadiuvate da esperti di marketing e – pietà – lookologi specializzati che consigliano persino la quantità di barba da portare in viso. Chi ti parla di CLN è lo stesso che prima di fare la guerra al nemico la farà all'altro movimento, che potrebbe essere più organizzato e più colorato alla prossima manifestazione. Mi viene in mente, per esempio, il caso Grillo – De Magistris a Napoli, finito col lancio di stracci degno di due lavandaie. 
O il popolo Viola, scisso e riscisso, dopo exploit come quello di inventarsi un possibile ricorso alla legittima suspicione, nel caso in cui il 6 aprile prossimo, cittadini senza ombrelli, spinti solo dalla propria volontà si fossero ritrovati a urlare il proprio sdegno davanti a un tribunale che forse – forse – processerà un maniaco sessuale. Lo stesso tribunale in cui, l'altro giorno un paio di centinaia di figuranti, pagati 20 euro e un panino, si son trovati a dar manforte allo stesso maniaco ma nell'occasione in veste di corruttore. 
E solo perché, non era stato l'ufficio marketing del popolo viola, ad aver l'idea geniale di dissociarsi da questo stato barbaro di cose.

Il CLN aveva come bandiera l'unione di molte bandiere, e c'era dentro anche chi per bandiera aveva l'immaginetta di Cristo. Il CLN, cari i miei rivoluzionari della domenica, univa le idee e l'obiettivo unico, che era quello di liberare l'Italia dal fascismo. Il CLN si affidava agli uomini e le donne più capaci, e non più fotogeniche e carismatiche. Ed era fatto da uomini e donne di buona volontà che per consegnarci un paese libero hanno dato la vita.

Sono comunista e da comunista vorrei essere parte di questo nuovo e necessario movimento Partigiano, ma se si continuerà a rifiutare la mia bandiera, la mia appartenenza, il mio ideale e se non si comprenderà che l'Unità d' Italia oggi deve scoprire un altro senso e un altro significato, io starò a guardare la distruzione che avanza. Rifiutando ancora il senso stretto della “politica” ed inneggiando ad una Rivoluzione di cui a mio avviso in troppi non hanno capito un cazzo – sic! - non si farà altro che avvalorare il sistema che vede, per esempio, Cannavaro candidato a Napoli per il pdl, che dice di “farlo non per il partito ma per Napoli, mentre tutti dovrebbero sapere che forse lo fa solo per quella sua villa abusiva, che rischia d'essere abbattuta dalle ruspe. Perché è questa la politica, ormai … do ut des … la mia faccia per il mio tornaconto.
Rivoluzioniamo le teste per poter fare la Rivoluzione, e pensate quanto potrebbe essere bello scoprire che, rivoluzionata la testa, non c'è bisogno di ammazzare nessuno.

Rita Pani (APOLIDE … e chiedo scusa per il mio modo arrogante, ma sono le otto e mezza del mattino e io son già stanca)

Comments:
Ciao Rita.
E' la prima volta che commento un tuo articolo, ma ti seguo da quando mi sono imbattuto nel tuo "Studia, figlia mia" (11 aprile scorso).
Non ti leggo perché sia d'accordo con te, lo sono solo col 50% delle cose che dici. Ti leggo perché sei l'unica che stuzzica il mio spirito critico. Ti seguo perché altrimenti probabilmente mi cullerei nella convinzione che forse è davvero così che gira il mondo, o almeno l'Italia. Ti "uso" come post-it mentale: mi ricordi che è mio dovere resistere, anzi r-esistere :)
Volevo che lo sapessi. E volevo ringraziarti. Tutto qui.
Gaetano
 
Grazie Gaetano, ti garantisco che fa bene saperlo. "Uso" anche io messaggi come i tuoi per ricordarmi che ha ancora un senso r-esistere.
:)
 
Ha un senso r-esistere, eccome, ma dobbiamo riuscire ad instillare qualche nozione di base ai grulli che ancora non hanno capito che con 50milioni e passa di idee diverse solo per un pelino, non si va da nessuna parte.L'unione fa la forza,anzi la farebbe ancora oggi e questi dementi che si fanno la guerra tra di loro anzichè dirigersi pverso il "nemico" sono solo dei masochisti ed irresponsabili, perchè tolgono anche a noi ogni barlume di speranza.
Una volta che sia una unitevi, per la miseria, e smettetela di pensare alla visibilità o al protagonismo...altrimenti tutto ciò che urlate contro il magnaccia sono solo uno sfogo per tornare a casa e dirsi: ecco, gliele ho cantate di brutto!E là si ferma!
Mietta
 
Detto quando volevi lasciare non avrebbe avuto lo stesso significato. E' bello continuare a leggerti :)
Complimenti e in bocca al lupo
 
ottimo post , come spesso succede...
 
in giro ci sono persone che la "situazione" la prendono a cuore, ragionano con coscienza, consapevoli che c'è una forte esigenza di "cambiare qualcosa" e lo fanno diffondendo idee per tentare di risvegliare le coscienze! donne caparbie, toste che hanno il coraggio di dichiararsi "comuniste" in pubblico, di unire la gente che ascolta, con pacatezza ma con entusiasmo e determinazione, lo fanno senza lamentarsi, senza contestare chi non è d'accordo, a volte sono dure e propongono estremi rimedi, contro coloro che difendono l'operato di criminali, che demoliscono i loro (nostri) diritti, mettendo a rischio il futuro di intere generazioni? in Umbria ho avuto il piacere di incontrare Aura, un assessore alla cultura, in un piccolo comune, è riuscita a fare cose egregie, specialmente un proficuo lavoro con i bambini (attivita' di supporto alla conoscenza, con libri scritti, dalle stesse classi) per far amare e conoscere il territorio e la sua storia, insegnando ad essere orgogliosi difensori dei valori, che gli vengono tramandati, un mondo ancora incredibilmente intatto, dove chi trasmette il sapere, lo fa col lavoro ( e tempo) di tante persone, che mettono a disposizione la loro competenza e la loro cultura, per l'orgoglio di appartenere alla loro terra! lottano contro un potere criminale, disfattista, una piccola rivoluzione "senza armi" ma avra' i suoi eroi, basterebbe leggere qualche libro di fiabe, pubblicate gia' dal 2000, complimenti, un esempio da imitare! una goccia chiara in un mare nero! saluti dal vecio.
 
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