3.26.2011

 

Caro fratello migrante, getta le scarpe in mare.


L’altra sera ho sentito un tuo amico dire forte che era felice di essere arrivato nel paese della Libertà. Io non so chi sia il bastardo che vi ha raccontato questa menzogna, e per questo son qua a spiegarti qualcosa che forse, nella tua terra, non sentirai mai dire, o forse la tua disperazione vincerà sulla ragione, rifiutando di sapere. Purtroppo la realtà la vedrai solo quando, dopo giorni d’inferno, la terra che spunta dal mare ti farà commuovere e sospirare, felice d’avercela fatta, e di non essere finito inghiottito dal mare o essiccato nel deserto, come spesso capita a qualcuno di voi.
La libertà in Italia è fasulla, non è proprio quella che potresti sperare. La libertà in Italia è come l’acqua, inizia a scarseggiare e pure noi ci stiamo abituando a risparmiare, bevendo sempre più a piccoli sorsi. Tuttavia l’Italia è l’Italia, terra che sa sopravvivere e trascinarsi, terra che con l’espediente può anche mantenere in vita. E allora ci son cose che devi sapere, per non finire dimenticato in un carcere, o in un campo di segregazione.
Ricordati sempre che arrivando in Italia, la prima libertà che avrai sarà quella di perdere la tua identità: non importerà a nessuno di sapere chi sei o quel che sei, tanto profugo non lo sarai mai. Appena i tuoi occhi asciugheranno le lacrime, tu non sarai più un essere umano, e non importerà a nessuno se hai studiato più di un leghista, se più di lui hai letto libri, o del tuo sapere: tu sarai semplicemente un clandestino. Ricorda quindi, caro fratello, di gettare le tue scarpe in mare. Che il tuo piede sia nudo prima di posarsi sulla nostra terra di libertà. Perché qua ci son ministri che non tollerano che tu – povero – abbia le scarpe.
Non importa se in terra tua eri un intellettuale, un letterato, un insegnante che osteggiava il potere. In Italia non c’è bisogno di liberi pensatori. Il paese della Libertà ti offrirà la libertà di cambiare mestiere. Ora che arriva l’estate potrai essere sfruttato nei campi per i pomodori. Stai tranquillo, perché tu, a differenza di noi che nel paese della libertà ci siamo nati, un lavoro lo troverai. Non ti impressionare se sentirai parlare di un sacco di merda che si chiama borghezio che parla usando gli slogan che furono dei nazisti del terzo Reich. Finge. In fondo son proprio loro quelli che vi aspettano, per potervi sfruttare, proprio come facevano in America nei campi di cotone. Devono dirlo, perché devono illudere gli italiani di essere liberi di essere razzisti, ma alla fine son contenti quando il mare vi consegna alla terra, perché non devono fare come gli americani, voi pagate per diventare loro schiavi.
Quando finalmente scenderai dal barcone e ti verrà assegnato un numero (è adesivo, per fortuna non lo tatuano più sull’avambraccio) non smettere mai di dire che non sei un criminale, che vieni in pace e che vuoi solo lavorare. Dì con forza che non sei qua per delinquere, che non hai intenzione alcuna di affiliarti alla mafia o di diventare mano d’opera per la camorra. Perché qua in Italia noi i criminali, li tolleriamo solo se stanno al governo, anzi, c’è qualcuno di noi che persino li vota per governarci.
E mi raccomando, se sei poco più di un bambino, e i tuoi genitori hanno pagato un poco di più per metterti in salvo, quando scriverai a casa dì che il posto è bellissimo, che tutti ti vogliono bene, che hai le calze colorate e i pantaloni puliti. Impara un po’ a mentire a mamma e papà che forse non sapevano che finirai presto a prostituirti alla Stazione Termini, o che qualcuno ti comprerà, in questa Italia della Libertà per poi mandarti per strada ad elemosinare, e se sarai fortunato, nemmeno sparirai, numero tra i numeri cancellati o dimenticati, per dare un rene o un polmone a quelli di noi che se lo potranno comprare.
Fratello migrante, so che non è facile, parti se devi, ma se puoi cambia rotta. Dacci il tempo di tornare ad essere un po’ più liberi e civili, in modo che io possa smettere di vergognarmi di essere – purtroppo – italiana.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Complimenti Rita, un insieme di parole, commoventi e profonde, specialmente per chi, come me, ha provato a vivere, da emigrante, questi esseri hanno una disgrazia "aggiunta" metter piede nel paese piu' disastrato e razzista dell'ue!
senza speranza, saluti dal vecio.
 
Stupendo post Rita, la realtà è come l'hai spiegata,stasera parlavo di meritocrazia in italia con un mio amico... che dire... solo che merito in italia corrisponde a affiliazione a compromesso, anzi a vendita diretta la stessa che descrivi nel tuo post, e dire che la polis era una realtà, oggi cosa resta? solo la ragione d'essere in vendita anche a bassissimo costo, sopravvivere trascinandoci e stare sempre all'erta.
In cosa ci siamo ridott* e qui parlo sia di chi cerca la libertà cavolo loro almeno la cercano! noi la schifiamo, anzi le-gli italiote-i la schifiano, mi correggo.
Ciao.
 
E' vero!, un tempo gli schiavi bisognava comperarli al mercato. Erano un investimento e, come tale, andava trattato bene Che durasse al più a lungo possibile e in buona salute. Non v'è nessuno che acquista un trattore per rottamarlo: lo si olia, si eseguono controlli per accurate messe a punto Perché duri il più a lungo possibile, il tempo per ammortizzare il capitale investito. Oggi gli schiavi si prendono aggratis, e che ce ne siano tanti (altro che elevare alti lamenti per l'invasione di clandestini!) in modo da poterli rottamare col super impiego E si può farli anche cadere da un'impalcatura (naturalmente sempre nel primo giorno di lavoro) e avere immediatamente il sostituto, aggratis naturalmente. E che non disturbino, ché allora li si può anche, per educarli, irrorare di benzina e dargli fuoco Così imparano... e oltretutto ci si può anche godere l'effetto che fa
 
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