2.21.2011

 

Surreale


[sur-re-à-le]
(pl. -li)
A agg.
Che supera la dimensione del reale

Eppure sento che questo aggettivo non basta più. Lo sento da un paio di giorni, da quando ho iniziato a leggere da più parti, i commenti alla vittoria di Vecchioni al Festival della canzonetta italiana. Una prima botta di surrealismo quando ho letto che “finalmente in Italia iniziava la Rivoluzione”, la seconda con annunci in maiuscoletto: “Compagni! Finalmente un comunista ha vinto il Festival”. La terza botta, quella dello smottamento e della frana di ogni miserrima certezza, quando mi son trovata davanti alla dichiarazione d’orgoglio: “Ha vinto Vecchioni e io ho votato” proprio come se avesse partecipato alla battaglia, e avesse potuto dire a chi lo ama che “lui c’era”.

Ma questo era sabato, e anche domenica. Oggi è lunedì, quella rivoluzione è stata archiviata e si passa alla prossima: “Tutti in piazza il 12 marzo a Roma, per difendere la Costituzione.” E se per la rivoluzione sanremese mi sono astenuta non permettendo così alla RAI, e alle compagnie telefoniche di rubarmi un paio d’euro, per la difesa della Costituzione non mi asterrò. In effetti, non mi astenni nemmeno quando fummo chiamati qualche anno fa a votare un Referendum per difenderla veramente la Costituzione. Vincemmo, ovviamente, ma a quanto pare oggi non se ne ricorda nessuno, nemmeno il governo di malavitosi che a tutti i costi vuol essere libero di salvaguardare la propria malavita abrogando i nostri diritti e i nostri doveri.

Non può bastare l’aggettivo surreale, bisognerebbe coniare un neologismo capace di esplicare meglio lo stato da fantascienza fumettistica nel quale viviamo o vegetiamo. Per esempio abbiamo nuovamente una guerra civile alle porte di casa, ma non pare essere un problema per nessuno, se non per il ministro del razzismo che si dice preoccupato. E la Libia di tanto in tanto un po’ di preoccupazioni le ha date all’Italia. Dato che abbiamo scordato di aver votato per vari referendum, è probabile che si sia scordato anche di tutte le volte che Gheddafi ha puntato i missili contro l’Italia. Ma ora è diverso, perché al Viminale non temono i missili che potrebbero arrivare, ma i clandestini.

E assai più che surreali sono le figure indegne che l’Italia continua a fare davanti al mondo intero. Se non erano bastate le immagini del tizio  che a mo’ di mafioso bacia le mani del colonnello libico, o le dichiarazioni umilianti del debosciato sulla saggezza di Mubarak davanti all’Europa riunita a Bruxelles, probabilmente tese a farsi perdonare di averne trascinato il nome in uno degli innumerevoli scandali italiani, oggi è il giorno del ministro degli esteri più inutile che l’Italia abbia mai avuto. Mentre la Libia è in fiamme, ed è difficile apprendere quale sia il numero reale della popolazione ammazzata per strada, il ministro italiota sempre a Bruxelles, conferma la leale amicizia tra Italia e Libia avallando le spaventose dichiarazioni del figlio di Gheddafi, rese ieri nella TV di stato libica. Lavorare per la pacificazione e una nuova Costituzione. E della promessa di guerra fino all’ultimo uomo, fino all’ultima donna e fino all’ultimo proiettile, da italioti ce ne possiamo anche fottere. È sempre meglio non disturbare un dittatore che lavora, l’importante è che si possano continuare a respingere i migranti per lasciar fare il lavoro sporco ad altri. E poi c’è anche da ammirare – visto che tutto è surreale – la lealtà e il grande senso d’amicizia. Meglio ribadire anche davanti all’Europa l’immensa gratitudine a Gheddafi per aver condiviso la pratica del bunga bunga.

E ora immersa come sono nella fantascienza, mi sono un po’ persa perché non è arte per me. Meglio fare uno sforzo e tornare alla realtà. Ci saranno ancora molte Rivoluzioni da fare, e dovrò decidere presto se partecipare o astenermi, come spesso mi capita – purtroppo – di fare. Ora per esempio non so davvero se mettere la coccarda tricolore al petto il prossimo 17 marzo. Mi sono arrivati i primi appelli che esortano ad essere coraggiosi.

Non so davvero se potrò osare tanto.

Rita Pani (APOLIDE sconfitta)


Comments:
Di San Scemo non ce ne può fregar di meno,sono contenta che abbia vinto Vecchioni perchè è una brava persona ma il testo della sua canzone era all'acqua di rose...ma del resto, se fosse stato diverso non lo avrebbero fatta cantare. Benigni? Non lo so, ultimamente mi sembra anche lui un comemrciante di buoni sentimenti. Ma dahi, diciamocelo e purtroppo non è bello,ma quando mai siamos stati uniti? In America, paese che pure non amo,sono stati confederati ma quando si parla di patria è patria per tutti.Quì no e certo l'avanzata del leghismo becero non ha contributo a migliorare la situazione. Saremo uniti, forse, quando tutti i cittadini capiranno che se il sud va male o al nord è arrivata la mafia, che le spiagge, i panorami, le bellezze artistiche, il territorio, la buona agricoltura sono appannaggio di tutti e tutti ne debbono aver cura, dalle Alpi alla Sicilia.
Passando alle rivolte bagnate dal sangue se questi bifolchi non prendono in serio esame il problema, non prendono le distanze da questi pagliacci sanguinari, finiremo male...anche perchè i tunisini arrivati non sono dei poveracci incolti, sono professionisti, lavorano al computer e certamente ne sanno dei loro diritti. Stiano e stiamo attenti, questa è una polveriera...spontanea o no non lo so, ma assai inquietante per il dopo.Riusciranno questi popoli ad ottenere una parvenza di democrzazia e i nostri italioti, sapranno farne tesoro e capire che vivere in un paese senza diritti e prossimamente senza parola, è una angoscia?
Mietta
 
una realta' questa, popoli schiavizzati, tenuti schiacciati per decenni, alla fame, si ribellano e chiedono ""lavoro pane e liberta'"" un diritto? paesi industrializzati, che lamentano la crisi? per giustificare i mancati esosi guadagni, mentre il mercato delle armi è aumentato dal "50 al 102% dal 2002" in questa triste classifica, l'Italia è prima, produce e esporta, anche negli scambi di favori miliardari, di sostegno alle guerre, verso coloro che sfruttano la malgestione della nostra economia, tanto a pagarne le spese, son sempre gli stessi! saluti da franco il vecio
 
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