2.01.2011

 

Culture di destra

Pare che barbareschi sia stato ad Arcore per parlare di cultura col tizio. E i casi sono due, o è l’unico cretino che va in casino per non avere un rapporto sessuale, o mente spudoratamente; un po’ come se vi dicessero che gasparri è stato allievo di Werner Karl Heisenberg.

Ci ho viaggiato accanto alla cultura di destra oggi, e in realtà ci ho viaggiato anche di fronte, visto che di rientro da Milano, avevo il tavolino del treno imbandito dalle letture dei miei tre vicini che hanno sfoderato nell’ordine: il giornale, libero e il tomo di bruno vespa, ad occhio un migliaio di pagine di minchiate cosmiche, assai più ostiche della meccanica quantistica.

La signora di fronte a me, però, aveva anche – e senza vergogna alcuna – una copia di “Chi”, organo ufficiale del PDL. La cultura di destra è strana, infatti prevede la sola lettura dei titoli, poi un sonno lungo due ore e mezza, e l’utilità del libro di vespa è quella di poggiarci sopra il Nokia ultima generazione che però suona come un vecchio telefono verde, a disco, di quando ancora in Italia c’era solo la SIP.

La signora, dei tre, era quella più acculturata. Vecchia come una mummia egizia, aveva le labbra gonfie e gli zigomi giovani in vera cartapecora ed è anche l’unica che ha letto il titolo in grassetto: “Marrazzo ci ricasca. Di nuovo con un trans” (se non ricordo male). Sotto, piccolo piccolo, come in un bugiardino delle supposte, che spiega ai malati del pdl l’utilizzo per via rettale e non orale c’era anche scritto che i giudici di Milano avrebbero chiesto per il tizio il processo per rito immediato, ma che si pensava al rito abbreviato – e non è esattamente la stessa cosa.

La cultura di destra è il polsino sbottonato, per lasciar vedere il Rolex che ha stampigliato un numero al bordo della cassa. La cultura di destra è il giornale posato a favore di chi passa nel corridoio per andare alla carrozza ristorante, e di volta in volta guarda storto o compiaciuto a seconda del suo grado di cultura. I due uomini colti, come detto, hanno dormito parecchio, e solo alla fine del viaggio e molti squilli di telefono arcaico, hanno preso a parlare del loro viaggio culturale.

Un imprenditore – accanto a me – e un castigamatti di fronte a lui, che senza pudore e col tono di voce di un pescivendolo rauco, spiegava le sue tecniche di persuasione, fatte di ex pugili che da anni collaborano con lui sulla piazza di Roma, o di ex maestri di Karate, che non lo diresti mai che all’occorrenza sono anche meglio di un avvocato.

“Perché vedi, caro, gli avvocati sono proprio l’ultima spiaggia. Se proprio questo domani mattina ci dice che non ha i soldi che ti deve – e stai tranquillo che se mente ce ne accorgiamo - potresti anche andare dall’avvocato, ma per come è messa la giustizia italiana, quando li vedi i soldi?”

La cultura di destra parla sempre di economia; d’amore o di economia. Il tizio accanto a me non ci sta a perdere “la cifra con molti zeri” che ha appuntato su un foglietto bianco, e che mostra al suo amico specificando che sarebbe stato fifty-fifty. “Perché questi romani vogliono fare i furbi e io il lavoro l’ho fatto, e ora mi devono pagare e non mi interessa se dicono di essere ridotti al fallimento. Mi devono pagare e basta, che la crisi è per tutti mica solo per loro. O vogliono trascinare anche noi nel loro fallimento?” E di nuovo, guarda un po’, la giustizia che non funziona, e che è inutile tanto prima che la causa finisca ci passano gli anni.”

La signora con gli zigomi nuovi, che sembrano deturpare lo sfacelo dell’età ad un certo punto annuisce, forse annoiata dal mio silenzio e dal mio sguardo sempre più indagatore, e posa il suo sull’uomo del Rolex, il quale, dopo aver tranquillizzato qualcuno al telefono riprende a parlare: “Ma sai caro, in fondo questa crisi a noi ha portato bene. La mia società è diventata leader nel settore. D’Altronde se mi hai chiamato è stato perché Saverio ti ha parlato benissimo di noi. Lasciali stare gli avvocati, che quella è davvero una razza maledetta.”

Il treno è poi arrivato in orario. E a me secca sempre un po’, lo sapete. Mi fa pensare d’esser tornati al fascismo.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Che bel viaggio che hai fatto, non ti invidio!!Questi hanno la cultura della loro saccoccia e basta, solidarietà o comprensione per la gente non jela la fà nisba.Al fascismo ci siamo già, non c'è bisogno del treno che arriva puntuale per accorgersene e a quanto pare nessuno se ne allarma o quanto meno ha voglia o capacità di opporre un muro. Ancora ieri sera in TV signore anziane che LO difendevano dicendo:ma qual'è l'alternativa, i comunisti?
E già, ma sai che ti dico cara Rita o si fa la rivoluzione o ci accontentiasmo anche di un mediocre purchè ci tolgs di mezzo questo uomo laido...poi si vedrà, forse qualcosa uscirà fuori.Ieri sera,sempre, sia Pierferdi che Piergi hanno mostrato le p....., ora sta a vedere se ce l'hanno veramente oppure è la solita fuffa.
Questa gentaccia, questa pletora di mezze calzette che adorano un essere indecente a 360°, debbono sparire, che venga anche un nuovo governo di destra o liberale ma senza di lui...lo potremo combattere meglio.
Bentornata Rita
Mietta
 
Sei stata a Milano e non mi hai fatto nemmeno uno squillo? Mashka bogska, non dico un pranzo o una cena o una pizza ma almeno un cappuccino od un caffé, no eh? E vabbé, adesso ci ritroviamo addirittura con la gazzella sarda... Un abbraccio virtuale.
Jozsef Bocz
 
ottimo post come spesso succede...se non ci fosse questo blog...il web sarebbe più triste...ciao...
 
questa è una razza che conosce rabbia cattiveria e la esprime con tanta arroganza, servirebbe ridimensionarne il potere! saluti da franco il vecio
 
Se tanto ci da tanto possiamo così immaginare il discorso culturale che che è corso tra Barbareschi ed il satrapo...
Itinera
 
Rita che tristezza infinita! Perchè questo non è un episodio isolato, non sono due o tre persone ad essere così, sono tutti così!!! Anch'io ne incontro purtroppo tanti, sembrano fatti con lo stampino...
 
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