1.10.2011

 

Rigurgiti di Natale

La “leggenda” narra di Gesù che nacque in una grotta, al freddo e al gelo, riscaldato dall’alito del bue e l’asinello. La tradizione vuole che l’otto dicembre si tirino giù dagli scaffali, le scatole impolverate degli addobbi natalizi, che portano colore e allegria nelle case, in attesa del santo Natale. La stessa tradizione impone che il 7 gennaio, con l’anno nuovo e dopo il passaggio della Befana, a dare l’ultima botta calorica a noi e ai nostri figli a rischio obesità, Gesù, Giuseppe, Maria, il bue e l’asinello, se ne tornino nella scatola e sullo scaffale.

Il periodo è appena passato e in molti non lo hanno ancora digerito; il problema di eliminare quel chiletto che si è depositato sui glutei ossessiona molti di noi, uomini e donne. Lo potete vedere da voi, quando incrociate per strada, avvolti dalla nebbia e dall’umido, le figure strette in abiti termici e aderenti che sbuffano come locomotive a vapore, correndo con tenacia. Fa parte del gioco del Natale, ingrassare e dimagrire. Come raccontare la favola del Natale, di Gesù che scese in terra a salvare tutti noi, e tacere della crudezza di una vita che potrebbe venire a disturbare il calore delle braci di un caminetto, o delle pozioni magiche che ingurgitiamo dai bicchieri per dimenticare.

Qualche giorno prima di Natale a Bologna è nato un Gesù, anzi, ne sono nati due, ed erano gemelli. Gesù è morto a Bologna e non s’è fatto nemmeno uomo. Ha vissuto meno di quanto vive l’addobbo natalizio in una casa riscaldata dall’amore universale, quello che si vive solo a Natale. È morto a venti giorni, e non ha conosciuto nemmeno la Befana, di freddo e di gelo, il 4 gennaio. E non ce l’hanno potuto dire, perché non ce lo meritavamo.

Bisognava attendere un po’ per render noto il fatto che la povertà sta uccidendo non solo i vecchi, ma anche i neonati costretti a vivere per strada. Dovevano lasciar scorrere l’illusione di essere ancora idonei alla vita, per potersi interrogare sulla tragedia della realtà, e così soltanto oggi si cercano le parole più eleganti per graffiare le coscienze dei lettori dei giornali, raccontando dell’ambulanza che ha soccorso un’intera famiglia. E una famiglia italiana.

Eppure è strano. A Natale – che si è tutti più buoni per antonomasia – vanno molto di moda i bambini africani rinsecchiti dalla fame. A Natale il pensiero corre a chi sta peggio di noi, anche laddove è difficile immaginare che un peggio possa esserci davvero. A Natale è facile sentirsi fortunati per la pancia piena, per la casa calda, per quel qualcosa in più che abbiamo e che ci ripara e protegge. È sufficiente consolarsi con la fame altrui, basta che sia abbastanza distante da non poterne sentire l’odore.

Non è difficile. Basta voltare il capo dall’altra parte, quando s’incontra Gesù mentre facciamo shopping nel centro di Bologna, ed attendere di ritornare alla vita grama di ogni giorno, per interrogarsi sul “dramma” della morte altrui. Ma forse solo quando muore un bambino.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Sei sempre brava nell'avere uno sguardo, un punto di vista diverso. Proprio come nelle riprese in 3D, che hanno bisogno di più punti di vista per definire una realtà nella sua completezza, mi aiuti a capire, anche se cerco di farlo sempre anche da solo o con chi mi sta attorno... ma tu molte volte sai andare più a fondo, te lo dice uno che ti legge sempre anche se commenta poco.

An mi
 
siamo o no' un paese che occupa una delle ultime posizioni nella scala dei valori, nei confronti con altri paesi? non possiamo parlare di qualita' della vita, la nostra vita viene usata e manipolata a secondo la bisogna, non bisogna vedere la colpa dei padroni? non bisogna incolpare il tizio caio o sempronio di quello che sta succedendo? non bisogna incolpare la politica o la chiesa? se la societa' e malmessa, l'unico modo per non essere schiavi e non aver padroni cattivi, è di non aver padroni! abbiamo dimenticato la parola liberta' bisognerebbe cominciare (magari dall'Aquila per le case di cartone, tanto propagandate come miracolo) a tirar sassate ai ladroni e ai preti, anche a costo di essere mandati..... all'inferno! saluti da franco il vecio.
 
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