12.24.2010

 

Volo IG 1476 Roma/Cagliari (Forse)


Noi che siamo un po’ nomadi, abbiamo imparato a muoverci per tempo in questi giorni in cui tutti sbuffano e tornano a casa, per far finta di essere vivi e persino un po’ normali. Noi che siamo sardi, poi, abbiamo imparato a muoverci ancora meglio per attraversare qual mare che ci rende non abbastanza lontani ma troppo distanti dal resto del mondo. Sappiamo che dobbiamo arrivare con molto anticipo, perché sappiamo cosa è diventato l’aeroporto di Fiumicino dopo che i soliti quattro cani grassi, hanno spolpato l’osso di Alitalia. Sappiamo cosa sono gli ingorghi del Raccordo Anulare, sappiamo anche che Trenitalia è la ferrovia da terzo mondo che paghiamo come fosse tedesca. Ma peggio, noi che torniamo in Sardegna, e che godiamo della “continuità territoriale”, sappiamo che siamo obbligati, in epoca di libero mercato, a viaggiare col monopolio di Meridiana.

Il volo era previsto per la 19 e 30, ma quando poco prima dell’orario previsto per l’imbarco il gate restava deserto, e sul monitor l’orario variava posticipato di mezz’ora, io e altri nomadi che stavano in attesa con me, abbiamo scambiato sguardi d’intesa, come a dirci e darci un po’ di sostegno. La serata è stata lunga, e anziché arrivare alle 20 e 30, come previsto, abbiamo varcato le porte dell’aeroporto di Elmas, abbracciando amici e parenti – sconvolti come noi – alle due del mattino.

Tecnicamente, quel che è accaduto, è stato solo un banale ritardo dell’aereo in arrivo da Verona che avrebbe dovuto far trovare la coincidenza per Olbia e per Cagliari. In realtà quel che è accaduto ieri a Fiumicino è solo un esempio della reale situazione di un paese che lentamente, giorno dopo giorno, è stato ucciso non dalla crisi – come fa comodo pensare – ma da chi con “la crisi” ha provato ad aumentare il profitto.

Meridiana, come tutte le altre compagnie aeree, o come le fabbriche di tomaie o bulloni, non ha abbastanza personale per far funzionare gli ingranaggi dell’impresa, non investe abbastanza sulla sicurezza, non spende per guadagnare sempre di più, per rosicchiare anche lei l’osso che non è disposta a spartire.

Quindi l’aereo da Verona per Roma ha tenuto sequestrati i suoi passeggeri in pista per tre ore, portandoli a Roma con cinque ore di ritardo, e solo quando qualcuno ha iniziato a dare in escandescenze il pilota ha dovuto ammettere che la porta non si chiudeva e che l’aereo doveva essere sostituito. Quindi, l’aereo per Olbia – scalo sacro per le persone di peso che doveva avere a bordo – è partito ugualmente e puntuale lasciando a terra i passeggeri in arrivo da Verona. Quindi il senatore che avrebbe dovuto attendere insieme a noi, ha trovato riparo nel volo successivo al nostro, quello delle venti per Cagliari, che a tutti noi era stato negato. Quindi noi eravamo là, senza saper nulla di ciò che accadeva, ricercando notizie via Internet, sul volo che sapevamo non essere partito, mentre il ritardo si accumulava variando di mezz’ora in mezz’ora, di dieci minuti in dieci minuti.

La gestione di 160 persone, che via, via si agitavano sempre di più è stata totalmente affidata ad una ragazzina, che oltre a stare dietro il banco dei transiti, si occupava di un bambino che la seguiva come un cagnolino, e che solo al momento della partenza abbiamo ritrovato nell’aereo insieme a noi. A qualunque domanda rispondeva in modo vago, provando a sorridere in modo del tutto naturale, fino a quando un passeggero disabile, al quale è mancata l’assistenza ha anche lui preteso d’essere ascoltato, dato che come ha fatto notare, per cinque ore non aveva potuto fare pipì. Vedere un uomo che davanti alla sua bimba minaccia di pisciarsi addosso, è stato forse il momento in cui, persino la ragazzetta che fino ad allora era riuscita ad ignorarci tutti, ha compreso che qualcosa si doveva fare. Un’altra ragazza vien fuori dalla porta, ed è la stessa che molte ore prima, avevo visto al check in. Fa telefonate, non risponde alle domande, fino a quando sempre l’uomo sulla sedia a rotelle alza la voce ancora di più, e minaccia l’intervento delle forze dell’ordine.

Finalmente il volo da Verona arriva. Tutti sembrano stanchi ma rilassati. Il gate apre e la seconda ragazza dal banco arriva a compiere la sua terza o quarta mansione quotidiana. Quelli di noi che non sanno come funziona, iniziano a disporsi in fila: tutti hanno fretta di partire. Dal banco transiti arrivano nuove urla, nuove minacce di chiamare la polizia, che in effetti è già là. I passeggeri per Olbia non hanno volo, l’aereo se ne è andato col suo carico prezioso, che da qualche ora, magari, starà dentro Villa Certosa, e già senza mutande.

Meridiana ci saluta mentre saliamo a bordo. Un uomo troppo brutto per essere uno steward mi accoglie con un “Buonasera” sorridente, al quale rispondo: “Seeee buonasera a tua sorella!” mentre prendo posto, mi pare d’aver sentito anche un Vaffanculo, e un Buonache? Il disabile, per protesta non vuol partire. Pensiamo tutti che abbia ragione, ma in cuor nostro tutti pensiamo che si sia fatta l’ora di tornare a casa. Quando finalmente si inizia la procedura per il suo imbarco, tiriamo un sospiro di sollievo. Il pilota sembra assonnato, ha gli occhi rossi e sbadiglia. Poggia la testa allo stipite della porticina della cabina di pilotaggio. Fortuna che non sono molto attaccata alla vita, perché non è un bello spettacolo. L’equipaggio – tutto maschile – va avanti e indietro e ci conta. Finalmente stiamo per partire, quando ci chiedono di aver pazienza: “C’è un passeggero in più.” In effetti un uomo sosta in piedi poco davanti a me, e tutto diventa sempre più surreale. C’è chi consiglia di metterlo in bagno, chi di ucciderlo, chi di farlo scendere o di metterlo in stiva insieme ai bagagli. Lui non ci sta ad essere soppresso, e chiede che venga montata una maniglia, come nei tram, in modo che possa viaggiare in piedi.

“Ora partiamo!” Finalmente. Invece no. Problemi di peso e di equilibrio. Bisogna rivedere i bagagli perché qualcuno ha sbagliato i calcoli. Credo che si bastato passare alle minacce fisiche per risolvere il problema, e con meno di 40 minuti di volo effettivo, siamo arrivati a Cagliari.

Invierò la mia richiesta di rimborso, ovviamente, e ovviamente dovrò faticare per averla, perché dal momento che viaggio con la continuità territoriale che mi da diritto alla riduzione del costo del biglietto, pare che io non ne abbia diritto. Ovviamente scriverò la mia lettera di reclamo, con la quale immagino qualcuno si pulirà il culo.

Quel che non si capisce, è che in casi come questi, non dovrebbero essere i passeggeri a protestare, ma i dipeVolo IG 1476 Roma/Cagliari (Forse)

Noi che siamo un po’ nomadi, abbiamo imparato a muoverci per tempo in questi giorni in cui tutti sbuffano e tornano a casa, per far finta di essere vivi e persino un po’ normali. Noi che siamo sardi, poi, abbiamo imparato a muoverci ancora meglio per attraversare qual mare che ci rende non abbastanza lontani ma troppo distanti dal resto del mare. Sappiamo che dobbiamo arrivare con molto anticipo, perché sappiamo cosa è diventato l’aeroporto di Fiumicino dopo che i soliti quattro cani grassi, hanno spolpato l’osso di Alitalia. Sappiamo cosa sono gli ingorghi del Raccordo Anulare, sappiamo anche che Trenitalia è la ferrovia da terzo mondo che paghiamo come fosse tedesca. Ma peggio, noi che torniamo in Sardegna, e che godiamo della “continuità territoriale”, sappiamo che siamo obbligati, in epoca di libero mercato, a viaggiare col monopolio di Meridiana.

Il volo era previsto per la 19 e 30, ma quando poco prima dell’orario previsto per l’imbarco il gate restava deserto, e sul monitor l’orario variava posticipato di mezz’ora, io e altri nomadi che stavano in attesa con me, abbiamo scambiato sguardi d’intesa, come a dirci e darci un po’ di sostegno. La serata è stata lunga, e anziché arrivare alle 20 e 30, come previsto, abbiamo varcato le porte dell’aeroporto di Elmas, abbracciando amici e parenti – sconvolti come noi – alle due del mattino.

Tecnicamente, quel che è accaduto, è stato solo un banale ritardo dell’aereo in arrivo da Verona che avrebbe dovuto far trovare la coincidenza per Olbia e per Cagliari. In realtà quel che è accaduto ieri a Fiumicino è solo un esempio della reale situazione di un paese che lentamente, giorno dopo giorno, è stato ucciso non dalla crisi – come fa comodo pensare – ma da chi con “la crisi” ha provato ad aumentare il profitto.

Meridiana, come tutte le altre compagnie aeree, o come le fabbriche di tomaie o bulloni, non ha abbastanza personale per far funzionare gli ingranaggi dell’impresa, non investe abbastanza sulla sicurezza, non spende per guadagnare sempre di più, per rosicchiare anche lei l’osso che non è disposta a spartire.

Quindi l’aereo da Verona per Roma ha tenuto sequestrati i suoi passeggeri in pista per tre ore, portandoli a Roma con cinque ore di ritardo, e solo quando qualcuno ha iniziato a dare in escandescenze il pilota ha dovuto ammettere che la porta non si chiudeva e che l’aereo doveva essere sostituito. Quindi, l’aereo per Olbia – scalo sacro per le persone di peso che doveva avere a bordo – è partito ugualmente e puntuale lasciando a terra i passeggeri in arrivo da Verona. Quindi il senatore che avrebbe dovuto attendere insieme a noi, ha trovato riparo nel volo successivo al nostro, quello delle venti per Cagliari, che a tutti noi era stato negato. Quindi noi eravamo là, senza saper nulla di ciò che accadeva, ricercando notizie via Internet, sul volo che sapevamo non essere partito, mentre il ritardo si accumulava variando di mezz’ora in mezz’ora, di dieci minuti in dieci minuti.

La gestione di 160 persone, che via, via si agitavano sempre di più è stata totalmente affidata ad una ragazzina, che oltre a stare dietro il banco dei transiti, si occupava di un bambino che la seguiva come un cagnolino, e che solo al momento della partenza abbiamo ritrovato nell’aereo insieme a noi. A qualunque domanda rispondeva in modo vago, provando a sorridere in modo del tutto naturale, fino a quando un passeggero disabile, al quale è mancata l’assistenza ha anche lui preteso d’essere ascoltato, dato che come ha fatto notare, per cinque ore non aveva potuto fare pipì. Vedere un uomo che davanti alla sua bimba minaccia di pisciarsi addosso, è stato forse il momento in cui, persino la ragazzetta che fino ad allora era riuscita ad ignorarci tutti, ha compreso che qualcosa si doveva fare. Un’altra ragazza vien fuori dalla porta, ed è la stessa che molte ore prima, avevo visto al check in. Fa telefonate, non risponde alle domande, fino a quando sempre l’uomo sulla sedia a rotelle alza la voce ancora di più, e minaccia l’intervento delle forze dell’ordine.

Finalmente il volo da Verona arriva. Tutti sembrano stanchi ma rilassati. Il gate apre e la seconda ragazza dal banco arriva a compiere la sua terza o quarta mansione quotidiana. Quelli di noi che non sanno come funziona, iniziano a disporsi in fila: tutti hanno fretta di partire. Dal banco transiti arrivano nuove urla, nuove minacce di chiamare la polizia, che in effetti è già là. I passeggeri per Olbia non hanno volo, l’aereo se ne è andato col suo carico prezioso, che da qualche ora, magari, starà dentro Villa Certosa, e già senza mutande.

Meridiana ci saluta mentre saliamo a bordo. Un uomo troppo brutto per essere uno steward mi accoglie con un “Buonasera” sorridente, al quale rispondo: “Seeee buonasera a tua sorella!” mentre prendo posto, mi pare d’aver sentito anche un Vaffanculo, e un Buonache? Il disabile, per protesta non vuol partire. Pensiamo tutti che abbia ragione, ma in cuor nostro tutti pensiamo che si sia fatta l’ora di tornare a casa. Quando finalmente si inizia la procedura per il suo imbarco, tiriamo un sospiro di sollievo. Il pilota sembra assonnato, ha gli occhi rossi e sbadiglia. Poggia la testa allo stipite della porticina della cabina di pilotaggio. Fortuna che non sono molto attaccata alla vita, perché non è un bello spettacolo. L’equipaggio – tutto maschile – va avanti e indietro e ci conta. Finalmente stiamo per partire, quando ci chiedono di aver pazienza: “C’è un passeggero in più.” In effetti un uomo sosta in piedi poco davanti a me, e tutto diventa sempre più surreale. C’è chi consiglia di metterlo in bagno, chi di ucciderlo, chi di farlo scendere o di metterlo in stiva insieme ai bagagli. Lui non ci sta ad essere soppresso, e chiede che venga montata una maniglia, come nei tram, in modo che possa viaggiare in piedi.

“Ora partiamo!” Finalmente. Invece no. Problemi di peso e di equilibrio. Bisogna rivedere i bagagli perché qualcuno ha sbagliato i calcoli. Credo che sia bastato passare alle minacce fisiche per risolvere il problema, e con meno di 40 minuti di volo effettivo, siamo arrivati a Cagliari.

Invierò la mia richiesta di rimborso, ovviamente, e ovviamente dovrò faticare per averla, perché dal momento che viaggio con la continuità territoriale che mi da diritto alla riduzione del costo del biglietto, pare che io non ne abbia diritto. Ovviamente scriverò la mia lettera di reclamo, con la quale immagino qualcuno si pulirà il culo.

Quel che non si capisce, è che in casi come questi, non dovrebbero essere i passeggeri a protestare, ma i dipendenti di Meridiana, trattati come schiavi, come ogni lavoratore italiano che si rispetti. Dovrebbero essere loro i primi a ribellarsi, a pretendere di riottenere i diritti che fino a poco tempo fa sicuramente avevano. Dovrebbe essere il pilota a rifiutarsi di portare avanti e indietro le vite di migliaia di persone in quelle condizioni di stanchezza e stress. Dovrebbero essere quelle ragazze, che davanti ad un uomo che minaccia di pisciarsi addosso, non possono fare altro che mostrare la loro mortificazione allargando le braccia e dicendo: “Mi viene da piangere.”

Ovviamente Meridiana si scusa per il ritardo, e augura buon volo!

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Rita, intanto Auguri di una buona permanenza nella tua terra!
per il resto, io viaggio e posso dirti che in certe circostanze mi sembra di essere vittima di un "potere catastrofico" dove piu' che rispettare il cittadino si amministri il malfunzionamento con un istinto di disfattismo che ci rovina, anche le piccole soddisfazioni! del resto la forbice che ci divide dai previlegi è enorme! quella della gerarchia ecclesiastica e' ancora piu' larga e barbara! Auguri di buone feste a te e tutti i tuoi cari, da franco il vecio!

ps: salutami la Sardegna che vedro' presto!
 
Oramai è tutto così, il tuo volo, la scuola, le fabbriche, gli uffici. Per avviare o mantenere qualsiasi attività i padroni, pardòn gli imprenditori, ormai non fanno altro che reclutare qualche ragazzo di 25 anni, danno un po' a tutti una qualifica di "product manager" di "Customer Account" di "assistent"e li mettono a "gestire il servizio". Senza preparazione, senza esperienza, senza cultura, senza un cazzo di nulla. Questi ragazzi hanno solo la disperata necessità di mangiare. e quindi l'obbligo di accettare un contratto a tempo determinato ad 700 euro al mese (se va bene) per fare lo schiavo di qualche "collega" a tempo indeterminato che la direzione del personale non è ancora riuscita a buttare fuori.


Ma lo sai una cosa? Oramai sono andati troppo oltre, ed alcuni tra i padroni (certo non Marchionne) lo hanno già capito, ma a questo punto difficilmente possono tornare indietro. Ed il collasso di questo sistema, a meno di miracoli, è sempre più vicino.
 
ottimo post...come spesso ti capita di scrivere...
 
..In confronto alla mia odissea, sei quasi stata fortunata.
Io sono tronata a casa dopo 4 giorni di cancellazioni (di cui una soltanto dovuta parzialmente al cattivo tempo!) da Londra, grazie a Meridiana, che aveva due vettori rotti (senza dirlo) e che non voleva pagare gli straordinari all'equipaggio.
Sono tornata su un volo Britihis (a Firenze e non ha Bologna), soltanto perché avevo finito le medicine per la mia disability (e se mi fossi sentita male, allora, sì, sarebbe stato problematico per la compagnia!).
 
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