11.04.2010
Studia, figlia mia.
Figlia mia studia. Anzi, figlia mia, ricorda quel che diceva Lenin: “Studiare, studiare e dopo ancora studiare …” Studia oltre quel poco, e a volte sbagliato, che ti insegnano a scuola. Dovrai nella vita poterti far scudo col tuo sapere. Ora però scusami, figlia mia, per avertelo insegnato.
E quando le figlie studiano, un giorno piccole, piccole come saranno sempre le figlie, le accompagnerai all’imbarco dei voli internazionali di un grande aeroporto, e le vedrai sparire, come inghiottite dalla marea di varia umanità e di tanti colori, e penserai con orgoglio che forse si stanno mettendo in salvo. Una speranza che cheterà l’ansia e il dolore della lontananza. La loro salvezza sarà l’unica cosa alla quale ci si potrà aggrappare quando la nostalgia si farà più forte.
Studia figlia mia, studia e preparati a scappare. Vai oltre il poco sapere che qualche eroico professore riesce a donarti, assorbi quanto più puoi dai libri e dalla vita, per poter correre lontano, molto lontano da qui. Perché qui non è posto per te.
Qui è un posto di altre madri, e di altre figlie. Un posto assoggettato ormai al volere di un padre di famiglia, uno di quelli dispotici e incestuosi. Lo zio dalle mani lunghe che fruga sotto le gonne delle nipoti, fingendo d’essere tenero e affettuoso. Uno che ha insegnato ai sudditi suoi “l’altra moralità”. Quella della meritocrazia che salta all’occhio, quando più tette hai e più sei brava. Quella che nel curriculum dovrà indicare la profondità della sua gola.
È un posto che nemmeno Caligola avrebbe potuto immaginare, una sorta di corte del “Re Sola”, con i ruffiani e le cortigiane che si accontentano di un faro illuminante, di una telecamera contro cui muovere il culo, di sposare un calciatore, di avere in dono gioielli e vestiti. E quelle che mirano più in alto, ma quelle proprio meritevoli e molto brave, saranno addirittura ministre.
Corri veloce figlia mia, perché ho paura che la difficoltà della vita possa spingerti a ricercare la facilità della strada in discesa. Ho timore che tu, per non aver pensieri, possa un giorno decidere di uccidere una tua amica, per poter essere sì protagonista. Ho paura di vedere il tuo volto sfigurato dalla plastica in tenerissima età, per essere all’altezza di salire agli onori della cronaca, per essere passata sotto l’occhio vigile del direttore di telegiornale, che di mestiere fa il pappone. Ho timore di vederti salire le scale della questura, e non per aver provato a rendere questo un posto migliore, ma per dover raccontare di quello zio maiale, a cui ci si vende per una macchina o una busta di danaro.
Scappare, scappare e dopo ancora scappare. Non dar retta a me, se mi venisse voglia di insegnarti a r-esistere e lottare. La mia generazione è colpevole e in debito con te. Esigi da me che sia io a riparare.
Rita Pani (APOLIDE)
Secondo me bisognerebbe azzerare tutto, fare un grande ripulisti di zombi, cricche, zoccole e vampiri, e dopo cominciare da capo per risollevare le sorti di questo sfortunato Paese. Un abbraccio. Antonio.
Colpevoli, almeno io, di oscillare nei loro confronti tra una visione del mondo "comunista" ed una visione del mondo da real-politick, con l'idea di preservarli dai nostri(i miei)errori, dalle nostre (mie)sconfitte politiche da un lato e, dall'altro, da un mondo fatto così come è fatto e così come ce lo diciamo nelle nostre belle nicchie di intellettuali combattenti.
Spero che ci sia una via di uscita da un mondo precarizzato. Per il momento prevale la tristezza. Michele
Qui in Australia e` cominciata un'invasione di giovani italiani che cercano disperatamente di trovare una strada per il futuro.
Ovunque vado ci sono ragazzi italiani disposti a fare qualsiasi lavoro onesto (ho incontrato giovani laureati che facevano la raccolta dei pomodori!) pur di avere una minima possibilita` di ottenere la residenza permanente.
Quello che mi ha sorpreso di piu` e`il grande numero di ragazzi e ragazze provenienti dal famoso e, apparentemente benestante nord Italia. Ho conosciuto giovani di Bologna, Varese, Bergamo, Gorizia e poi, certo, napoletani e siciliani e anche sardi come te.
Provo una grande pena e quasi mi vergogno di aver capito in tempo che dovevo portare via i miei figli. L'ho fatto, con tanta paura 26 anni fa, quando mi sono resa conto che i compagni sessantottini, per la maggior parte, si erano imborghesiti e accomodati nel sistema clientelare e corrotto che gia` esisteva, ma non era ancora esploso.
Che delusione!
Roberta da Sydney
Che delusione!"
(Roberta)
Posso citare Paolo Rossi?
--Ho visto dei bravi compagni passare dai cellullari della celere ai telefoni cellulari, e poi tornare nei cellulari della polizia.--
Il dilemma e-' sempre: rimanere e r-esistere cercando di far passare l'ondata di m.... e poi rimboccarsi le maniche e fare pulizia (come ad esempio accadde nel dopoguerra) oppure seguire quanto cantato dai Modena City Ramblers ne "La banda del sogno interrotto"?
--Non so se noi ne avremo il coraggio,
se prenderemo la via del nord
o meglio ancora via dalle palle,
fare in culo a tutti voi
perchè nella banda del sogno
interrotto non sono molti i fortunati
sono in tutto quaranta persone
di cui trentotto disoccupati--
Greetings
JOKER Ltd.
grazie dello spazio accordatomi ed un saluto a tutti
marista urru
Attendiamo una resa dei conti ,fiduciosi e irremovibili, prima o dopo una vittoria dovrà pervenire.
Salvatore Cocciolo
Alessia Capilupi
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