11.10.2010

 

Se se magna la vita

Alda Merini visse a lungo dimenticata la sua povertà e le sue sigarette, passeggiando per Milano anonima tra i tanti, o accudita da chi non ha dovuto attendere la sua morte per sapere di quanta dolorosa e candida arte avesse prodotto con le sue poesie, che molto mi hanno insegnato. Quando finalmente il suo viso che aveva i segni della sofferenza venne sbattuto in TV, e i suoi vestiti a fiori divennero familiari ai tanti spettatori, che ebbero più curiosità della sua presunta pazzia che non della sua sensibile bravura, dopo anni e anni ricevette il sussidio della legge Bacchelli, che è commisurato alle esigenze dell’artista che ne fa richiesta, se indigente. Per fortuna Alda Merini tornò ad essere anche una poetessa (succede quando la TV fa l’onore di farti esistere) e forse gli ultimi anni della sua vita furono meno duri e faticosi.

Ne ricordo eccome, poesie della Merini. Ne ho alcune dentro.

Ora è il turno di Califano. Indigente, si dice, con ventimila euro all’anno, perché i soldi che ha guadagnato in una vita se li è magnati, scopati o sniffati. Sono bastati due articoli di giornale, i racconti di una vita dissipata passata tra grandi alberghi, attrici, mignotte e macchine, per smuovere il mondo che può aiutarti a vivere, dopo che ti sei fratturato tre vertebre.

Di Califano ricordo la parodia di qualche sua canzone riattata per essere consona al personaggio, che a me un po’ di senso dello squallore l’ha sempre dato. Ho due ricordi fermi di lui: la volta che sfrecciando come un burino in via del Colosseo, a bordo ella sua Ferrari rischiò di spalmare sui sanpietrini una comitiva di giapponesi che mi stava avanti, all’altezza dell’ingresso della metro, perché intento a salutare con i suoi modi da cafone arricchito, tre ragazze americane che gridavano: “Ferariferariferai”. Poi un’intervista che per quanto non mi ricordi dove la sentii, mi restò comunque dentro anche se non allo stesso modo e nello stesso posto di una poesia della Merini, in cui il cantante spiegava come fosse normale, per un uomo, pisciare nel lavandino.

La legge Bachelli va in soccorso di quei personaggi che si sono distinti nel mondo della cultura, dell’arte e dello sport che vivono momenti di indigenza, leggo su Wikipedia. E a misurare la solerzia dell’interessamento del ministro (sic!) bondi, forse bisognerebbe aggiungere anche, in soccorso immediato di tutti coloro che hanno dimostrato di essere vicini al pensiero imposto dal regime, dato che l’indigenza ha poco a che fare con chi dice di guadagnare ventimila euro all’anno, ovvero molto più di quanto prenda un pensionato, uno schiavo o un precario.

Sarebbe fin troppo semplice cadere nel tranello di paragonare l’aiuto di stato a Califano con i tagli di stato verso i malati, i disabili, i bambini down, o le famiglie che quotidianamente devono combattere in solitudine contro uno stato che non esiste e non assiste.

Ho pensato molto in questi giorni in cui ho dovuto persino imparare ad alzarmi dal letto da sola, inventarmi un trucco per infilarmi le scarpe, stare attenta a che le mutande non cadessero troppo in basso da non poter essere recuperate, o attendere che un’anima buona passasse da qua per aiutarmi a lavarmi, che ci sono persone che in questa condizione ci vivono e ci vivranno per sempre, stando in attesa di chi le porti da mangiare o semplicemente si ricordi della loro esistenza. Alla solitudine della malattia che fa compagnia solo alla povertà. Ho pensato a quelle persone che con le piaghe sulla pelle muoiono sole nei loro letti maleodoranti, magari dopo una vita che non si sono potuti “magnare”.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Un veloce messaggio a Califano:

A parte che le tue canzoni fanno cagare, adesso perche- non te ne vai un po-' affanculo? Altro che legge Bacchelli per uno come lui.

Tra parentesi, mi hai ricordato la gramde Merini. Io con la poesia ci faccio poco, da piccolo mi hanno costretto a studiarle a memoria, senza spiegarmi cosa volessero dire. Mi hanno immunizzato. Di solito riesco a leggere solo le brevi, di tre righe, poesie zen o taoiste (*), ma lei gha scritto cose che mi hanno davvero toccato dentro nello spirito.

(*) Un esempio:

Che meraviglia!
Spacco la legna
e tiro su l'acqua dal pozzo.

Grazie per lo spazio di sfogo :)

Greetings
JOKER Ltd.
 
Rita questo fa parte del sistema-flopp di questo governo; chi ha lavorato collaborando alla crescita del paese, 400/500euro al mese, lasciati soli bidonati e abbandonati! mentre chi fa parte della cricca a parte la barcata di soldi ogni mese, quando si sposta (anche dopo due anni) continua a incassare soldi e mantenere enormi previlegi (auto scorta pensioni da nababbo ecc) alla faccia delle prediche, viviamo in un "non stato" dove mancano completamente le istituzioni, non funzionano e si sopperisce con la beneficenza, si soffre e per fortuna che i volontari sono tanti!! anche la pazienza della gente comincia a scarsaggiare e sale la rabbia per le sempre maggiori ingiustizie che questi egocentrici quaqquaraqqua ci spalmano! Zeno Saltini diceva sempre; al mondo ci sono due mucchi, uno sono i ricchi al potere e l'altro i poveri alla fame? saluti da franco il vecio
 
Hai ragione, è una vergogna, califano di per sè è già vergognoso, poi se pensi che la Merini ha dovuto lottare per avere un reddito, un assistenza, anzi l'assistenza di una pensione, allora questa cosa di califano fa ancora più schifo.
Figurati Rita che io sono per il reddito minimo di Cittadinanza, si eviterebbero vergogne come quella di sapere che esistono persone non in grado di mantenersi anche nella malattia che certo rimette in discussione la "nostra" (occidentale-capitalista) idea di civiltà, e per una pensione garantita, ma dare assistenza a chi ha fatto una vita idiota, perchè quella di califano tale è, questo mi fa inca***re!

Ciao Iskra
 
20000 euro all'anno sono 1666 euro al mese, solo di diritti, senza fare 'na mazza. Ne guadagno molti di meno lavorando 12 ore al giorno, spaccandomi la schiena, producendo PIL, e senza nessuno che mi dica ...poveeeriinooo, anzi. Uè Califà, facciamo cambio?
 
Ciao Guevina, come stai? ho letto attentamente i due pezzi e li condivido in pieno. Ma quello che riguarda il califano mi fa andare il sangue alla testa perchè si danno soldi pubblici, anche nostri, ad uno scialaquatore arrogante e spesso anche buffone. Ha sciupato un patrimonio di parecchi miliardi di lire ed ora è come se chiedesse la carità. Ma non si vergogna?! Non mi è mai piaciuto nè come uomo nè come cantante. Lo ricordo solo per la sua presunzione e la sua arroganza e quindi mi è stato sempre molto antipatico. Un abbraccio. Antonio.
 
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