9.01.2010
Mala sanità e sanità allucinante
C’è una buona sanità, c’è la mala sanità, e poi c’è quella che è toccata a me: la sanità allucinante di uno stato ormai completamente allucinato. Per comprendere quel che mi è capitato, fate finta che all’improvviso vi siate accorti di avere una ruota a terra; tempestivamente vi recate da un gommista per farla aggiustare, e quello dopo averla analizzata con perizia vi dice: “le consiglio caldamente di andare da un gommista.”
Sì, pressappoco è quel che è capitato a me, con l’unica differenza che il copertone è la mia vita, e il gommista il primario di un ospedale cagliaritano.
Sono arrivata in Sardegna circa un mese fa, e già da quel momento soffrivo per improvvise fitte al costato, che nella mia ignoranza medica avevo scambiato per dolori di freddura, dovuti all’aria condizionata di un’auto, di un aeroporto o di un negozio. Già il secondo giorno della mia permanenza ho iniziato la via crucis presso le guardie mediche locali, scoprendo tra l’altro, che sebbene abbia il “privilegio” della continuità territoriale per
All’ennesima crisi quindi, sono stata accompagnata al prontosoccorso di un ospedale, e dopo un accurato esame trasferita al reparto di chirurgia generale. Visitata per l’ennesima volta, sempre con molta cura dal medico di turno, non ho avuto nemmeno il tempo di stendermi sul letto che già avevo la cannula infilata nel braccio e la mia prima dose di antibiotico, visti i risultati inequivocabili delle analisi del sangue a cui ero stata sottoposta.
Per molte volte, quello stesso giorno, mi sono sentita, e mi sono sentita dire, di essere una persona molto fortunata: il mio calcolo è grande, l’ospedale “quello rinomato”, l’infezione era stata presa in tempo e avevo quindi scongiurato la mortale pancreatine; e soprattutto che essere stata ricoverata per un’urgenza avrebbe fatto sì che io mi sarei liberata dell’ospite indesiderato in un tempo assai più breve di quello impiegato di solito per programmare un intervento.
Essendo stata ricoverata venerdì, avevo timore di dover stare per l’intero fine settimana abbandonata su un letto d’ospedale, al contrario, invece, sono stata visitata, radiografata, tenuta sotto terapia da un equipe di medici coscienziosi, e ottimi infermieri di qualunque nazionalità, pazienti più dei pazienti, nonostante il loro contratti precari (o in affitto) e i loro salari da fame. Sì, davvero molto fortunata.
Domenica notte, finalmente, la dottoressa che avrebbe dovuto operarmi, mi conferma che la data dell’intervento sarebbe stata venerdì 3 settembre, e che quindi avrei dovuto pazientare ancora un po’, ma che non sarebbe stato difficile dato che almeno i dolori più forti non si erano più presentati.
Lunedì mattina alle sei, proprio in previsione dell’intervento, sono stata sottoposta a un prelievo di sangue più corposo, e appena un’ora dopo finalmente arriva il primario, ritto e rigido come un manico di scopa, che dopo aver posato un dito sulla maglietta all’altezza dell’addome mi dice: “Bene signora Pani, siccome lei non può stare qua fino a venerdì, oggi la rimandiamo a casa.”
Pensando a una dimissione protetta, ho chiesto quando sarei dovuta tornare, e lui sfoderando un sorriso da iena, mi risponde: “Ah, ma lei vuole essere operata?” Credo di aver risposto con un sorriso misto tra ironia e incredulità, che si è subito spento quando l’esimio primario ha continuato il suo dire: “Io le consiglio di partire, e di tornare a casa, perché sennò la dobbiamo tenere qui fino a venerdì; cosa vuol fare?”
Fortunatamente ho sempre fatto mio l’insegnamento: sapere è potere, quindi cambiando sguardo e atteggiamento ho risposto: “è lei il dottore, me lo dica lei cosa devo fare.”
“Lei crede che io la operi in laparosopia? Vede, non creda signora Pani; se io dovessi trovare delle aderenze, dovrei aprirla in modo tradizionale. Allora, lei oggi va a casa.”
Il resto posso solo riassumerlo nello sbigottimento delle dottoresse alle quali ho detto di essere stata dimessa, nel loro sguardo incredulo, nel loro arrampicarsi sugli specchi in difesa della scellerata scelta del primario. Il resto è il sorriso impotente della dottoressa alla quale chiedevo lumi sulla terapia da seguire fino a quando avessi potuto farmi operare in un ospedale meno mafioso e meno corrotto, nel mio saluto, quando le ho detto: “arrivederci dottoressa, e non si preoccupi, troverò il modo di farmi curare”. Il resto è la lettera di dimissione del REPARTO DI CHIRURGIA GENERALE di un ospedale cagliaritano, italiano, che leggo e rileggo da lunedì scorso: ricoverata per coliche biliari subentranti in colecisti litiasica. Si consiglia di eseguire intervento chirurgico.
Io non so quale copertone sia stato rigonfiato al mio posto. Io non so quale paziente a pagamento del primario sia stato ricoverato al mio posto. So solo che mi appresto ad affrontare un viaggio in pieno deperimento organico, sotto terapia antibiotica “fortunatamente” reperita presso un altro medico di guardia. So che la mia vita gratis, nel sistema sanitario di questo paese ormai votato alla mafia e alla follia, vale assai meno di quella di chi ha in tasca un pacco di banconote con cui pagarsi il diritto di guarire.
Rita Pani (APOLIDE)
Sempre più indietro andiamo..finiremo come i beduini, ma già ci stiamo attrezzando.
Un abbraccio e dacci notizie, cara amica!
Mietta
Non voglio pensare come hai fatto te ,che quel posto fosse già per una persona amica o altro del primario, del quale non capisco l'affermazione: se dovessi trovare delle aderenze dovrei aprirla in maniera tradizionale,che vuol dire che se trovi aderenze non sai fare l'intervento? E' allucinante!
Magari in questi giorni fino al 3 settembre con la tua degenza ci guadagna meno che avere persone da operare ipso fatto,in quanto una semplice degenza viene rimborsata tot euro,questi giorni passati con due o tre interventi l'ospedale e lui (primario..con previsita a pagamento) ci guadagnano di più,dei semplici tot euro della tua degenza.
Comunque quando ero ragazzino (ho 52 anni) ero convinto da povero ingenuo che fare il medico fosse una missione ( che stupido che ero)
poi da più grandicello ho scoperto che si tratta di un modo migliore per fare soldi.Un paziente "frutta "ad un medico massimalista(1500 mutuati) 5 euro al mese cioè la bellezza di 7500 euro al mese,parlo di cifra netta in busta paga dell'inps,senza fare una benemerita mazza ,deve soltanto nelle sue due ore giornaliere di ambulatorio trascrivere i farmaci che il paziente gli chiede e mandarlo dallo specialista quando non capisce una mazza (molto spesso) di quello che il suo cliente (paziente-mutuato) ha ,e paradossalmente si scoccia pure quando il suo ambulatorio la mattina è pieno tanto che chiede spesso ai vari pazienti: c'è ancora tanta gente di là,in sala d'attesa?
Mi piacerebbe metterli a stipendio operaio e legato alla produttività (casi risolti e soddisfazione mutuati)con 21 turni settimanali da otto ore.
Probabilmente nello stivale sarai più fortunata,ma in ogni caso ti faccio i miei migliori auguri di buon esito per la tua omerica passeggiata tra i camici bianchi, che tanto diversi non sono dai colletti bianchi...usano la tua vita (vedi Brega Massone) per guadagnare mentre gli altri usano la res pubblica per ingozzarsi dei nostri soldi.
In bocca al lupo!
Alfonso.
Mannaggia Rita, speriamo che in Umbria siano piu` seri e, sopratutto piu` umani!
Ti abbraccia una che e` passata in quei tormenti (compresa la pancreatite) e che ne e` uscita presto e bene ....
Tanti auguri e tienici aggiornati
(maledetti baroni di merda!)
Roberta da Sydney
(Rita)
Due domande:
1. Dove vai?
2. Quando e dove ti opereranno?
Se non sai rispondere ad una delle due vediamo cosa si puo' fare.
Greetings
JOKER Ltd.
;-)
Quanto ai medici non sono completamente d'accordo con un post precedente...non bisogna generalizzare: ve ne sono ancora che intendono il loro mestiere come una missione!Poi purtroppo ci sono i prezzolati, i buraocrati della salute e quelli fanno schifo..ma certo con la corruzione che c'è ed aumenta, con i tagli alla sanità, con le assunzioni a calci in c.....la percentuale dei senza coscienza è destinato ad aumentare.
Mietta
Greetings
JOKER Ltd.
Che razza di paese l'Italia!
Comunque, di nuovo, auguroni per l'intervento a Roma.
Facci sapere!
Un forte virtuale abbraccio.
Roberta da Sydney
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