7.07.2010
Adotta un profugo
David – dice di chiamarsi – è molto bello e molto giovane. Viene dalla Nigeria, mi dice, mentre aspettiamo il treno per Roma. Abbiamo in comune che non boccheggiamo per il caldo, mentre intorno tutti sudano o si sventolano agitando qualcosa con la mano: il biglietto del treno o un foglietto di carta. Sorride e non è timido, inizia a farmi domande: dove vado, se ho un amore, se il viaggio che mi accingo a fare sia una vacanza o un ritorno. Rispondo un po’ a monosillabi, non ho molta voglia di parlare, ma il suo sorriso è contagioso e cancella d’un tratto la rigidità del mio sguardo. Faccio anche io qualche domanda, quelle solite in principio, prive di reale curiosità quando già ti immagini le risposte. Poi il rimbalzo, e di nuovo lui a domandare fino a quando comprendo che la merce che vende è sé stesso. Fatico un po’ a non ridere per la situazione, e soprattutto fatico cercando di non cedere alla tentazione dell’ironia: son là, nella disperazione più nera, guardando i treni che passano pensando che sarebbe un attimo lasciarsi scivolare sul binario per spegnere la luce una volta per tutte, e accanto ho un miracolo della natura che mi chiede se io voglia “giocare” con lui. Quando sollevo lo sguardo sto proprio ridendo, e il suo viso si incupisce.
“Nell’amore non c’entrano i soldi, ma le donne italiane non ci amano. Quando abitavo a Belluno vivevo bene, giocavo con molte signore, ma nessuna mi amava, e nessuna della mia età. Non dico mai quanti anni ho veramente, perché son troppo piccolo per le signore che pagano. Vorrei andare in Sweden da mio fratello, ma ogni volta in Germania, mi ritornano. Le mie impronte sono in Italia e appartengo all’Italia. Sono stato stupido a chiedere l’asilo politico, ma a Lampedusa sarei morto e mi dissero di fare così, che poi ci avrebbe pensato un avvocato. A Lampedusa si moriva. Senti Rita come sono bravo a parlare la tua lingua? E solo in due anni.”
C’è in atto una campagna “Adottiamo un profugo” ; è una bella iniziativa contro la politica barbara dei respingimenti. 300 profughi eritrei sono rinchiusi nei lager libici, quelli fortemente voluti dal governo italiano, pagati soldi veri con un mutuo trentennale acceso dal tizio amico di Gheddafi, che noi fingendo di non sapere dovremo pagare. Con questa campagna, noi chiediamo al governo italiano di interessarsi alla sorte di 300 persone, e il governo nelle persone di frattini – l’inutile ministro degli esteri – e maroni, il ministro per le politiche razziste, dicono di aver intrapreso una mediazione. 300 persone non possono morire essiccate dal sole nel deserto. Io oserei dire che l’Italia non dovrebbe aggiungere altri 300 morti a quelli che ha già provocato, che nemmeno riusciamo a contare, ripescati a pezzi dai pescatori con le loro reti, quelli che abbiamo visto in un filmato, che non si possono scordare, distesi sulla sabbia del deserto.
“Senza permesso di soggiorno non posso lavorare, ma fino a quando non mi daranno asilo non avrò il permesso. Non avrò l’amore perché l’Italia è un brutto posto per essere africano, e senza soldi non posso riprovare a uscire, perché mi torneranno. E a casa non ci posso tornare, perché non rifarei più quel viaggio per scappare, perché ora in Libia si muore, e mia madre non sa più dov’è suo figlio.” David vede il treno arrivare e mi porta la valigia. Si sistema accanto a me, sorride ancora: “Tu mi hai parlato intelligente e hai gli occhi diversi. Sei proprio una bella signora, Rita,sicura che non vuoi giocare un po’ con me? E ce l’hai un’amica che vuole? ” In realtà una persona da presentargli ce l’avrei pure, ma è con un po’ di cattiveria che ci penso, e sorrido ancora, quando mi dice che con me ci giocherebbe anche gratis. Poi arriva il controllore, David si alza e se ne va.
Mi consolo pensando che per qualche ora ogni tanto, ci sarà una signora per bene, che lo adotterà.
Rita Pani (APOLIDE)
Mietta
p.s. fai la brava Rita, e non pensare ai binari dei treni..por favor!
un motivo in piu' pr dirti vieni giu' in terra d'abruzzo.
Quando ci capita di andare a fare la spesa, c'e' quasi sempre un ragazzo che si arrangia cercando di vendere (non e' il solo purtroppo ad essere cosi' ridotto) calzettoni, fazzolettini etc.
Noi gli diamo una mano come possiamo, ma in realta' io una idea la avrei. Solo che non ho la possibilita' di realizzarla; sono fuori 5 giorni e 1/2 la settimana, a Modena esco di caso alle 7.30 e rientro alle 21.00 (circa 3.5 ore al giorno tra treno e attese inutili in stazione che arrivi la coincidenza (nel senso che per caso c'e'). Non ce la caqvo. Ma l'idea di organizzare una cooperativa dove unire questi ragazzi, i precari, i disoccupati, per fare qulacosa la avremmo. Se vieni giu, assieme a Paola potreste provarci. E io sarei pronto a dedicare il mio tempo residuo.
Pensaci.
Greetings
JOKER Ltd.
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