6.15.2010

 

Questione di privacy

«Salutiamo con favore la correttezza dei telegiornali del servizio pubblico radiotelevisivo che, facendo tesoro della dolorosa e vergognosa esperienza del passato, hanno assunto, seppur con modalità diverse, una forte presa di posizione contro le orride sequenze di un cittadino ammanettato»

Sembra davvero roba d’altri tempi, quelli in cui il linguaggio si farciva con formalismo e aggettivi imbellettanti. Invece è un modernissimo comunicato del garante della privacy, chiamato ad imporsi dagli avvocati del funzionario ladro De Santis, condotto – come da regolamento – in tribunale con le manette. Quindi si “saluta con favore” la censura apportata alla notizia dai telegiornali del servizio pubblico. Il problema sta tutto racchiuso in quella parola senza significato: cittadino. È oggi possibile, infatti, vedere in manette il figlio di Sandokan, il tigrotto di Casal di Principe; a rigor di logica dovrebbe essere un cittadino anche lui, dal momento che i suoi affari non si discostano molto, per gravità e tipologia, da quelli di De Santis. Sempre di camorra si tratta.

Ma lo sappiamo, ci sono cittadini e cittadini, privacy e privacy. È iniziato il processo all’ex presidente della regione Abruzzo, il quale posto dinnanzi alle intercettazioni ambientali e telefoniche, inerenti le sue telefonate a sfondo sessuale effettuate con le linee telefoniche pagate dai cittadini abruzzesi, o chiamato a spiegare per quale motivo le amanti dei funzionari fossero pagate per mezzo di un’assunzione in Regione, sdegnato ha abbandonato l’aula invocando il rispetto della “privacy”. Di contro, mi trovo costretta a leggere su giornali che un giorno erano davvero strumenti di informazione che una tizia, di cui nemmeno ricordo il nome – per manifesta ignoranza – l’altro giorno è uscita da casa con le calze bucate. Per non parlare poi dei giornali del tizio del consiglio specializzati nel vivisezionare la miseria delle esistenze altrui, e della gente che è disposta persino a pagare per sapere chi tromba con chi, e chi infila le mani nelle mutande di chi, chi va al mare e chi va in montagna, chi semplicemente ha osato uscire da casa senza trucco o con una tuta di felpa.

Rispettiamo quindi il cittadino De Santis, il cittadino della cricca, che insieme agli amici suoi ha rubato i soldi dello stato, ha comprato case all’insaputa di scajola, del clero, di bertolaso, a cui (non ne rispetto la privacy) ha pagato le puttane fisioterapiste, ha derubato la Sardegna dei fondi FAI destinati abusivamente al G8 per regalare un po’ di ricchezza alla Marcegaglia, o riso mentre l’Aquila crollava.

A dire il vero, oggi io mi troverei favorevole alla pubblica gogna, un po’ sul tipo di “Aronne Piperno”, che le manette per andare in tribunale, e poi magari uscirne libero, mi sembrano un po’ poche. C’è solo il rischio, essendo nell’Italia berlusconiana del malaffare garantito, del ladrocinio e della disparità istituzionalizzata, che proprio come il Piperno, alla gogna potremmo facilmente ritrovarci noi.

Rita Pani (APOLIDE con i pantaloni bucati)


Comments:
Per quello che mi riguarda, carissima, con esplicito riferimento a tutta questa mandria di porci, alle manette aggiungerei schiaffoni e calci in culo. Per cominciare, naturalmente...
 
Se hai bisogno d'aiuto sono a tua disposizione. Questa banda di ladri, di zombi e di vampiri meriterebbe ben altra punizione che schiaffono e calci in culo. Un poligono di tiro ci vorrebbe per far piazza pulita! Ciao. Antonio.
X Guevina. Ciao Guevina, chi ti ha bucato i pantaloni? Ridi. Un abbraccio triste. Antonio.
 
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