6.11.2010
E se mi chiamano Compagna ...
E allora viva Stalin,
perché oggi no, non è più buono nemmeno Berlinguer, e indietro ancora Gramsci era antico. Nel mezzo ci starebbe Palmiro Togliatti, ma era chiacchierato perché in Russia gli dedicarono persino una città. Serve sinistra a sinistra, ma col particolarismo, con la definizione più gradita al “nuovismo” che incombe, e che ci spezza, ci allontana e distoglie dal vero obiettivo: ricostruire un paese civile dei diritti e dei doveri. Più facile ancora: un paese democratico.
Io il nuovismo l’ho conosciuto a Siniscola, quando un tale qualunque vestito di viola salì su un palco e disse: “noi non siamo né di destra, né di sinistra; siamo nuovi.” Ieri mi hanno chiesto di aderire ai “nuovi viola”, e io bonariamente mi sono informata: “Siete più nuovi di quelli di Aprile scorso?” Non mi hanno risposto.
Compagni, (non vi offendete vero se vi chiamo così?)
Uno di voi mi ha appena scritto una mail carica di rabbia, che mi ha profondamente toccato, fino alla sua conclusione: “Per questo dobbiamo impegnarci alla costruzione di una “forza nuova” che sia … etc, etc.” Qui ha smesso di toccarmi e mi ha lasciato.
Il nuovo. Come se non ci fossimo rinnovati abbastanza, dal maledetto giorno in cui un papa al soldo del potere economico, e un sovietico che non aveva capito un accidente degli americani, fecero cadere il muro di Berlino! Ci siamo così rinnovati, e abbiamo cercato le “forze nuove” sperando nei giovani, che ci ritroviamo ad osannare ed acclamare il ragazzo Mario Monicelli, e il giovane Compagno Pietro Ingrao. Ma guai a parlare di P.C.I. tra i compagni, perché peggio di tutti s’incazzano e si dimenano come bisce, sputando sopra – all’occorrenza – anche Enrico Berlinguer, reo d’essere stato semplicemente un uomo. Perdonerete se io, a ventisei anni dalla sua scomparsa continuo a piangerlo e a rimpiangerlo, e non perché si stava meglio quando si stava peggio, ma semplicemente perché è la che la storia si è spezzata, ed è da là che bisognerebbe impegnarsi a riannodarla.
Non posso sopportare, che in un epoca in cui si è consentito ai padroni di governare un intero paese, mi si faccia notare che Berlinguer si accordava con i padroni (e i lavoratori lavoravano, e scioperavano, e vincevano le lotte operaie, e acquisivano i diritti che oggi non ci sono più).
Rinnovatevi pure, quindi compagni! Scendete in campo, andate al circolo, sottostate alla schiavitù del precariato che vi consente di avere più tempo libero e facilità d’impiego, iscrivete i vostri figli alle scuole private, che le pubbliche o non ci sono o non funzionano, pagate le strutture private perché la salute (la mia) prima di tutto, e si fotta quella degli altri. Morite di lavoro (se avete la fortuna di averne conservato uno) nel silenzio più totale di una classe operaia che tanto, non esiste più nemmeno quella, e solo dopo fatto tutto ciò, tifate Milan, tenete i soldi nelle banche del potere, assicuratevi con berlusconi, guardate le sue televisioni, e se vi resta un po’ di coraggio, fatto ciò, sputate sopra Enrico Berlinguer.
Vi ritornerà indietro.
Rita Pani (COMUNISTA del P.C.I.)
IO No.
Un abbraccio !
Le nuove tecnologie servono a farci comunicare meglio, cert come no. Ci comprimao un i-qualcosa, a Cupertino si fanno i soldi e noi ci rimbecilliamo. Cosa vuoi, essere obsoleta? Ma come, col cellulare tu ci telefoni?
Mi sovviene la pubblicita' sugli smartphone della Vodafone, con totti e signora, che esclamano: "Vorrei comprare uno smartphone, ma dove?". E mia moglie che al vederli sbotta: "Ma dal fruttivendolo, e dove senno'?".
Rivoglio le certezze, rivoglio la classe operaia, rivoglio il vecchio confortevole mondo. Sta' schifezza se la gestiscano loro. Saremo pochi fossili a chiamrci ancora tra noi compagni, ma siamo certo meglio di questi "compagni di merende" che si stanno spolpando il paese.
Greetings
JOKER LTd.
con grande piacere ho letto le tue righe, felice di trovare qualcuno che si sia stancato della continua voglia di novità. Il volere un rinnovamento, soprattutto se riferito alla sinistra odierna, mi sembra umano, comprensibile, perfino auspicabile. Ma il rinnovamento deve avere delle fondamenta solide, deve partire da una forte motivazione e anche da una certa integgerimità. Questo io nei nuovi "movimenti" non lo vedo. Lo slogan par essere "il nuovo è bello", come a dire che bisogna buttar via tutto quello che vi era in passato. Spesso si dimentica che dalla storia impariamo, a volte dai successi, ma anche dagli errori e dagli orrori. Ho l'impressione che molti si attacchino al "carrozzone nuovo", conoscendone solo in parte le motivazioni (in Facebook si possono trovare numerosi esempi di questo genere). Con questi presupposti è chiaro che, alla lunga, queste esperienze si concludano in fretta e senza aver fatto altro che creare piccoli polverini.
Quindi guardiamo al passato per poter meglio analizzare il presente e intravedere il futuro.
Con stima,
Mauro
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