4.26.2010
Votare o non votare?
Se avete voglia date uno sguardo a quest’articolo su Repubblica e poi provate a rispondere – come se fosse un sondaggio – alla domanda: “Meglio elezioni anticipate o andare avanti con la riforma della giustizia giusta e su misura per lui?”
È un sondaggio retorico, ovviamente, tanto quanto la disputa è fasulla. Il governo non cadrà, perché non è un governo ma un consiglio di amministrazione, che paga i suoi membri con bonus e premi produzione. Non più danari, che è immorale, ma macchine e puttane.
Qualche giorno fa, davanti a una piccola folla di giornalisti e telecamere, il tizio del consiglio d’amministrazione, ha pagato un ministro della Repubblica italiana, per “aver fatto fuori” il Presidente della Camera. Un bel SUV grigio metallizzato, importato direttamente dalla Russia dell’amico Vladimir. Che ci crediate o no, anche questa è una riforma. L’ultima volta che tentò di comprare i senatori della squadra avversaria, per poco rischiò la galera! E non perché il prezzo pattuito era un essere umano, ma solo perché non stava bene far capire ai telespettatori che i culetti con cui si sollazzano in TV erano passati per le mani di questo branco di vecchi maiali.
Chiudono le piccole aziende e il lavoro finisce? Ci vuole il federalismo fiscale. Tranquilli quindi, che non si andrà a votare. Mai come ora bossi ha il potere di ricattare il tizio del consiglio d’amministrazione, e state certi che non rischierà di perderlo. Il fatto poi che nessuno sappia davvero cosa sia il federalismo fiscale, non ha importanza. L’importante che sia uno slogan capace di irretire il popolo padano, che in quel termine – federalismo – vede la libertà promessa: anche quella di cacciare l’invasore, rendendogli impossibile la sopravvivenza dignitosa. Soldi padani, prima ai padani.
Anche se sarebbe meglio non dirlo, per non rovinare l’idilliaco clima politico che arroventa questo inizio primavera, la povertà in Italia uccide, proprio come uccide nel sud del mondo dimenticato. La povertà è reale e tangibile. Si muore di fame o per il freddo, si muore per strada. Si muore quando si perde il lavoro, quando non lo si ritrova più e allora perché non chiedersi ancora una volta se sia il caso o no che Fini si dimetta, o che si vada a votare? Perché non pensare a una “nuova architettura per uno stato moderno” da attuarsi con la cancellazione della seconda parte della nostra Costituzione?
Dinnanzi a questa visione del nichilismo italiano, e di tutta l’inconcludenza politica non ci resta che attendere l’opera dell’opposizione che nostro malgrado ci rappresenta. E qualche piccolo assaggio l’abbiamo già avuto: Bersani che invita ad una sorta di alleanza con la destra di Fini … ma io di questo non riesco proprio a scriverne. Non sono adatta ai racconti di fantascienza, magari di più a quelli di avventura. Che ne so? Gli operai che s’incazzano davvero? L’occupazione e l’autogestione delle fabbriche? Lo sciopero generale e generalizzato ad oltranza che blocchi il paese per intero, meglio di quanto è stato capace di fare un vulcano in Europa?
Rita Pani (APOLIDE)
Mietta
Mietta
<< Home