4.14.2010
Il mostro sacro
Se solo una volta avessi letto la parola mostro, associata a un prete pedofilo, oggi starei meglio. Se solo almeno una volta calderoli avesse chiesto la castrazione chimica di un prete pedofilo, oggi sarei quasi disposta ad associarlo alla categoria del genere umano. Invece no.
Strano però che nemmeno la stampa ci abbia pensato, eppure siamo abituati a leggere le cronache di “mostri e di orchi”, come siamo abituati anche a vederne le facce sulle pagine dei giornali. In genere sono vecchi e brutti, e hanno anche l’aria di essere sporchi; quasi sempre vivono nel degrado dell’ignoranza e della povertà. Perché anche questo ho notato: quando il mostro è un appartenente del ceto medio o della borghesia, è semplicemente un uomo dedito agli abusi.
Da ieri invece, tentano di insegnarci che se i mostri e gli orchi sono preti o alti prelati, hanno subito una degenerazione della loro malattia: l’omosessualità.
Non si perde mai abbastanza tempo a cercare “le ragioni” del mostro. Lo si sbatte sui giornali, si sviscera e si dona l’orrore; quel tanto che basta a far inveire tutti i calderoli, fino a far esplodere il giusto sdegno del popolo che arriverà ben presto a schierarsi a favore della pena di morte contro questi bastardi (che bastardi lo sono davvero). Tanto per essere chiara, e intellettualmente onesta, voglio dire che anche io non sono immune. Anche io ho elaborato una mia teoria risolutiva nei confronti della “mostritudine”. Non prevede assolutamente roghi o gogne in piazza, ma molto silenzio e buio tutto intorno.
Di solito, i mostri, hanno famiglie conniventi. Spesso le mamme dei bambini abusati sono complici omertose, perché spose di quegli orchi brutti anche da vedersi, o sorelle abusate a loro volta, tutte inclini a voltarsi dall’altra parte e fingere di non sapere quale abominio si compia intorno alla loro vita. Questo, agli occhi dello spettatore aggraverà e lo sdegno e la reazione. Anche la mia, in effetti, perché sono madre, e da madre ho sempre pensato che con molto silenzio e buio, se una cosa così fosse accaduta intorno alla mia vita, i carabinieri li avrei chiamati per costituirmi soltanto a cadavere ancora caldo. Senza clamore.
La sparata di ieri, del cardinal bertone che di Cristo deve aver scordato persino il volto, dice molto più dell’idiozia espressa. È semplicemente un alibi maldestramente pensato per calmierare le coscienze di chi magari sospettando del suo parroco, è disposto ancora a prendere un ostia dalle sue mani. (A me farebbe uno schifo atroce) Un alibi, volendo, teso a mal celare la connivenza che da sempre esiste nella chiesa, per un motivo semplicissimo: chi abusa di un bambino, è stato nella maggior parte delle volte, un bambino abusato.
Per logica, cardinale, questo significa che i vostri seminari nel tempo, non sono stati altro che fabbriche di mostri, nelle quali oltre alla dottrina, alla bibbia e alla teologia, insegnavate ai malcapitati la lunga tradizione di orrore che oggi finalmente sta emergendo in tutto l’immenso squallore.
Per me siete mostri, col vostro oro o le scarpe di Prada, diversi per aspetto dal vecchio sporco e rugoso, ma uguali nell’animo. Semplicemente mostri, che come orchi in agguato avete atteso che le vittime sacrificali vi fossero offerte in nome di Dio. Questo, quasi, vi rende persino peggiori.
Rita Pani (APOLIDE)
Mietta
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