1.21.2010

 

Appunti di viaggio 1

Prima tappa Roma. Primo treno, il solito regionale che mi porta giù da Narni. Trovo posto, e non devo nemmeno sistemare il bagaglio impiccandolo in alto. Non ho molta voglia di tenere gli occhi aperti, non ho molta voglia nemmeno di osservare quanto impetuoso sia il Tevere. Me ne sto così, stringendo il collo del mio giaccone. A Orte salgono i fidanzati. Li guardo, hanno le scarpe uguali, il maglione uguale. Solo i capelli si differenziano per lunghezza e colore. Parlano, lei è gelosa perché lui dovrà andare in Spagna con l’Erasmus, e starà via fino all’estate.

“ L’estate lo so tanto che ti si ingrosserà l’ormone…” le dice lei con un piglio acido e deciso. E io mi ridesto andando a incontrare gli occhi del passeggero seduto davanti a me. È interrogativo il nostro sguardo, come a chiederci l’un l’altra: “Ma che davvero gli ha detto così?” Ci salva il trambusto della galleria, un telefono che suona, il capotreno che controlla i biglietti. Galleria dopo galleria, cerco di immaginare un ormone che s’ingrossa, poi mi ricordo che io lo chiamavo in un altro modo. Ma forse non era un ormone.

Tiburtina, io sono seduta spalle alla compagnia, il primo posto che ho trovato. L’odore forte di miseria annuncia il passaggio di un signore curvo, con almeno tre giubbotti indosso e la busta di plastica che contiene tutta la sua vita, e forse qualcosa in più. Si ferma proprio di fianco alla ragazza gelosa, che guarda con gli occhi sbarrati verso di me, poi si alza e finge di guardare fuori dal finestrino. Il poveretto finalmente scende dal treno, e lei tornata a sedere prega il ragazzo dall’ormone gonfiabile, di guardarle la testa: “E se mi ha attaccato le zecche? Guarda bene.” Il mio risveglio è totale. Cinque minuti ancora per arrivare a Termini. Cinque minuti durante i quali, mai staccherò gli occhi da quella coppia, che parla d’esami e di università, di studi e di domani.

Viene a prendermi un amico, poi si va. Abbiamo un po’ di cose da fare, da dire, e a Roma in auto devi avere pazienza. Si ascolta la radio, fino a quando, zitti, ci colpisce uno spot del governo: “Vuoi andare in vacanza? Se hai un piccolo reddito, il governo ti regalerà un bonus per andare a godere delle meraviglie italiane. Vai subito sul sito www.governo.it. Anche tu potrai andare in vacanza…” Il mio amico non è esattamente un comunista, ma è mio amico. Mi conosce, e cerco subito i suoi occhi. Ma quando li trovo ridono già, e forse non aspettavano altro di vedere la mia faccia tutta intera a chiedergli: “Ma cazzo. Lo ha detto davvero?”

Annuisce. Sì, lo ha detto davvero. Ora però non correte sul sito convinti di potervi aggiudicare un weekend a Porto Cervo per la metà d’agosto. Al massimo vi daranno 30 euro per andare a Rimini a Febbraio…

Rita Pani (APOLIDE in viaggio)

Comments:
Una sola cosa mi preoccupa: se dei giovani, universitari (quindi mediamente di una cultura decente) fanno certe uscite, sui giovani non possiamo contarci (a meno che non li si prenda a 10 anni, l'eta' di mio figlio (quasi 11), e li si indottrini. Anche se faccio fatica a volte. Stasera si e' incavolato perche' non gli ho detto di cambiare durante la trasmissione cretina su italiauno*; come sempre mi viene in mente il grande Groucho Marx e il suo dire che "la tv e' davvero educativa, appena uno la accende a me viene una irrefrenabile voglia di essere altrove a leggere un buon libro".
Cio nonostante spero di riuscire a fare di lui una persona migliore. Tra le varie cose ho incoraggiato la sua passione per il Rugby (sport di squadra, come diceva uno scrittore inglese, uno sport per bruti giocato da gentlemen) per fargli capire come sia la collettivita' importante (la'tro suo sport e' il nuoto, ma li e' un agonismo solitario, dove primeggia solo uno).
Pero' quanti genitori fanno come noi? Io ho discusso con mio padre che voleva lo mandassi a scuola calcio, visto che un suo amico, all'epoca allenatore dei portieri del Cagliari, gli aveva detto che era un talento naturale e che con la scuola calcio poteva diventare un campione. Ho risposto a mio padre che i soldi se li dovra' guadagnare onestamente "lavorando" come ha fatto lui e come faccio io. E comunque se c'e' un ambiente marcio e' quello del calcio (di pochi giorni fa la notizia che dopavano un baby campione).

Certo e' dura. Ma arrendersi? Mai!

Ho probabilmente salvato la vita di uno dei miei cani, dato per spacciato da tutti i dottori, con la mia cocciutaggine. Se ci si arrende, hanno vinto.

Nel portafogli ho sempre due monete, tres pesos cubani (con l'effigie del Che) e 500 Bolivar Venezuelani, con l'effigie di Simon Bolivar. Tutti e due, non si sono m ai arresi. E c'e' ancora chi combatte e si ispira a loro.

Hasta la victoria, siempre!

Greetings
JOKER Ltd.






*(mi viene da imitare il comico abruzzese che fa il rocker, che nell'esclamarlo alza il dito medio, se volete vederlo rokko'n'rollo su you tube, a parte le gag scemotte e' un ottimo chitarrista)
 
Carlo, devo chiederti scusa. Da giorni dovevo farti riavere il mio numero, ma me ne sono ricordata solo oggi...
Domani,ti mando un sms. Te lo scriverei ma non ho il mio pc e nemmeno me lo ricordo a memoria.
Chiedo scusa a tutti per questo uso personale.
R.
 
Questi tuoi appunti di un viaggio mi hanno fatto tornare alla mente un film di Federico Fellini: “E la nave va”.
Un viaggio di lutto.
Il viaggio che andiamo facendo tutti noi ogni giorno, anche solo uscendo nelle strade cittadine o in casa davanti allo schermo (anche se solo per seguire i TG): luci e pailette, SUV e campi di neve con sciatori giovani precari (?) e felici, sfilate di moda maschile, frequentatori di trans... e clochard che infestano di zecche, precari tristi, pensionati mendicanti, migranti e signore anziane che frugano nei cassonetti... Rosarno!... noi testimoni.
Nel film cantanti, registi, principi... migranti serbi... un giornalista... e nella stiva il mostro che appesta l’aria.
Il tutto fa presagire la tragedia... fa presagire una catastrofe che ci sarà.
Infine persi nell’oceano su un guscio di scialuppa noi e il mostro che è nell’uomo e non lo lascerà mai.

Luigi
 
Anch'io sono andato a vedere il sito della ministra, ne ho fatto un post per gli imbecilli che la votano.
Per quanto riguarda la coppia con gli ormoni gonfiabili alle volte penso vhe siano bestie con la parola, nemmeno Lulu', la mia cagnolina arriva cosi' in basso con gli ormoni.
 
I giovani sono il prodotto della nostra cultura. Abbiamo permesso loro certi comportamenti perchè creavano nuovi alibi per noi, tutti intenti a "beneficiare" del falso progresso che i "dirigenti" ci imponevano. Una pacca sulle spalle dal direttore, un'amante che ci aspettava durante un falso straordinario, e giù di li. Noi siamo i responsabili, inutile additare le nuove generazioni, loro non fanno altro che imitarci e prendere quello che è più comodo, come abbiamo fatto noi a nostra volta. Inutile cercare capri espiatori anche nella nostra progenie, i colpevoli siamo noi, solo noi, la nostra ignavia e il nostro egoismo sdrucciolo.
Svegliamoci anche su questo fronte!
Basta cercare colpevoli per mettere a posto le nostre coscienze, il Cambiamento deve partire da noi, responsabili di aver ceduto alle seduzioni di chi adesso ne sta approfittando per fare tutto quello che gli pare, che scorreggia sui nostri ideali, distribuendo alle masse quello che non gli interessa e tenendo per se ricchezze che potrebbero far stare bene intere generazioni.
Meditate, e poi parlatemi della Rivoluzione.

Giuseppe
 
Un modello di vita non viene su come un fungo, e nel giudicarlo bisogna che si tenga in conto questo dato lapalissiano e si proceda a storicizzarlo, considerarlo cioè per quello che è: il frutto di un processo storico.
È chiaro che non v’è nessun singolo individuo responsabile del falso progresso: sono le generazioni. Generazioni, non singoli individui: il processo è storico ed appartiene a un tutt’uno che è l’umanità. Inutile quindi che il singolo si sparga la testa di cenere, è stato anche lui inserito in qualcosa che si è sviluppato a sua insaputa e spesso anche contro il proprio pensare critico.
Le linee sulle quali va sviluppandosi la società sono per noi del tutto prevedibili poiché il tempo si è velocizzato e già nel corso di una sola generazione si possono valutare i cambiamenti. I più consapevoli, quelli che riescono appunto a sviluppare un pensiero critico, allora stringono i pugni, sollevano le braccia al cielo solo per la fine accorgersi di essere parte di un qualcosa che si sviluppa al di là di noi singoli.
E allora? Solleviamo il bavero del cappotto, affondiamo le mani nelle tasche e procediamo rassegnato, il capo chino, il mento sullo sterno.
Sono amareggiato quanto te, Giuseppe.

Luigi
 
@ Giuseppe e @ Luigi.
Condivido le vostre analisi e considerazioni, cari amici. Ma cosa dobbiamo fare secondo voi? Dobbiamo rassegnarci a camminare a testa china col mento sullo sterno e le mani in tasca vergognandoci di essere stati fagocitati da questo cambiamento generazionale e subdolo? Mister b-l'ho letto poco fa- vul far scendere il popolo azzurro nelle piazze d'Italia per contrastare la Magistratura. Quale occasione migliore per noi di far suonare le nostr campane, a morto?!
Dobbiamo pensare ad una simile eventualità. Ciao. Antonio.
 
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