12.23.2009
Come il Papa
Quel tizio amorevole del consiglio ha perdonato il suo aggressore. Nessuno stupore, tutti sapevamo che questo faceva parte del copione. Lo stupore semmai è venuto tra i suoi fedeli, quando ha riposto speranza nei giudici. Ha infatti richiesto una condanna esemplare perché il popolo ricordi che il presidente del consiglio è un’istituzione da difendere. Tra i suoi c’è già chi lo accomuna al Papa. Egli infatti più volte si recò in carcere a trovare il suo attentatore, Agca, e anche lo perdonò senza però che questo alleviasse la pena inflitta dai giudici in un tribunale. Vero, le similitudini sono molte, tranne una: Giovanni Paolo secondo non tentò mai di smantellare il sistema giuridico dello stato italiano.
Sono così tante le incongruenze italiche, che a volte è legittimo restare per un momento interdetti. L’altro giorno a margine di un servizio del telegiornale su un’operazione di mafia, il cronista ha intervistato il magistrato che con il suo lavoro aveva ottenuto un importante risultato. Si trattava del magistrato Antonio Ingroia, lo stesso giudice bersagliato dal telegiornale del regime, col memorabile editoriale del servo minzolini.
Insomma, la magistratura è un bene o un male? Sembra quasi una di quelle domande che spesso leggiamo nei sondaggi dei giornali on line, o quelli ancora più comici che ci regala SKY TG 24. Dare la risposta giusta è difficile. L’italiota però la sa. Lui le sa tutte.
Ci sono giudici per bene e giudici per male; questi sono certi giudici di sinistra, comunisti, pagati da qualcuno per perseguitare berlusconi.
Noi la risposta la sappiamo diversa: ci sono persone che non sono degne di rappresentare lo stato, e non tanto perché possano essere corruttori o mafiosi, ma semplicemente perché a furia di lavorare per tenersi al riparo dalla magistratura che potrebbe rallentare i loro affari, negli anni hanno destabilizzato i poteri della democrazia, ed oggi appaiono ridicoli agli occhi di chi, per fortuna, conserva ancora un po’ di buon senso. Non vedo come possa essere preso sul serio, un tizio che da ormai quindici anni tenta in ogni modo di sfuggire alla giustizia, e che oggi pretenda che essa sia al suo servizio.
Rita Pani (APOLIDE)
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