7.31.2009

 

Sfogo di una notte di mezza estate

Capisco molto, a volte capisco anche più di quanto vorrei capire. Certe cose però non le comprendo …

se vuoi promuovere la tua carriera da scrittrice non dovresti esporti così, su face book o myspace

Sorrido, sono molto stanca. Le giornate sono lunghe. Espormi? Mi viene subito in mente quando sto in cortile a ritirare i panni, e mi accorgo di non aver indossato i pantaloncini. Dall’altra parte della rete che divide il mio orto da quello del vicino sento squillante: “Buongiorno!” Ecco, allora mi sento esposta, perché quel dolce vecchietto è così per bene che riprende ad inseguire la vita sua, infischiandosene di me. Ridicola, allungando la maglia rientro, mi trasformo, e torno dai miei panni stesi all’ombra. Uno scherzo, un gioco, uno scambio di battute ilari e intelligenti, no, non possono essere davvero un’ esposizione, e poi, la carriera?

Gente come me la carriera non la fa. Forse alla fine dell’800 in Francia o in Inghilterra, o perché no, anche in Italia ai tempi in cui visse la Deledda, o poco dopo. Gente come me non è capace, non ha i numeri, il silicone, l’amante giusto. Gente come me, credo, è nata con la penna in mano – sì questo me lo concedo – ma nel momento sbagliato. E poi, diciamocelo, la carriera la sto facendo: pensa che sono alla terza pubblicazione, senza mai aver dovuto pagare per essere pubblicata. Non è roba da tutti – pure questo mi concedo –

se vuoi essere una persona di successo, devi pensare come se fossi una persona di successo

Mia cara, evidentemente è da tutta la vita che sbaglio, perché ho sempre creduto che mi bastasse voler essere una persona. E sì, io sono una persona.

come pretendi che ti si prenda sul serio se te ne esci con i Simpson, Denzel e la birra? Io lo dico per te, perché ti voglio bene e mi dispiace, e poi insistere col comunismo, perché?

E sì che mi conosci, e sai di me persino il dolore! E sì che sai come nonostante la mia poca agilità, io riesca a fare salti mortali, e doppi carpiati per sopravvivere e arrivar a domani. Ma allora proprio tu, come puoi pretendere che io rinunci al suono della mia stessa risata, al mio ideale, all’orgoglio di esser arrivata a oggi senza aver svenduto nulla di me?

Chissà, forse il tuo ragionamento ha pure un senso, ma spero di riuscire mai, nella mia vita, a dire a un’altra persona qualcosa di diverso da ciò che sono. Persino la piega che mi fa il parrucchiere due volte all’anno, dura poco più di un istante, il cespuglio piegato dal maestrale non si raddrizzerà mai. Una bugia durerebbe ancor meno.

R.




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