2.28.2009

 

Cenni storici

FASCISMO E LAVORO

La collaborazione tra le classi sociali che la corporazione doveva assicurare e che stava alla base della politica sociale fascista, era in realtà fittizia, in quanto i grandi gruppi della finanza e dell’industria, eliminati gli organismi di tutela dei diritti dei lavoratori, poterono ottenere dal regime una politica a loro favorevole, senza l’opposizione della classe operaia e dei contadini.

Quanto scritto sopra, sono solo piccoli cenni di storia, quella per intenderci che si ritrova in tutti i libri – ma anche sussidiari delle scuole elementari – stampati nel periodo antecedente la nuova era barbarica berlusconiana. Non esprimo parallelismi o ovvie considerazioni perché non voglio offendere chi legge.

Voglio solo dirvi che nemmeno un ministro fascista ha mai usato il termine “ricattatori” o “ricatto” rivolgendosi ai lavoratori. L’ha fatto brunetta oggi, dicendo che avrebbe fatto tacere i “ricattatori”[sindacati n.d.r.].

Ho avuto modo di pensare oggi, e ripensavo a un’interessante conversazione avuta in questi giorni, sulla reale utilità di continuare a scrivere questo blog. L’unica cosa che mi veniva in mente era lo stretto rapporto che mi lega alla mia coscienza, che non mi permette in alcun modo di essere complice dei fascisti e del fascismo. Ritrovando i brevi cenni storici riportati in calce, però ho anche compreso che forse mi rivolgo alle persone sbagliate, e persino in modo sbagliato. Noi che scriviamo sappiamo già, e chi legge potrebbe pensare che sia un noioso ribadire l’ovvio.

Devo scrivere queste cose per te, decerebrato berlusconiano. A te che hai 20, 30 o 40 anni e ancora succhi dalla tetta della tasca di mamma e papà. Ti devo scrivere la storia per farti comprendere che le lotte operaie che partirono in Italia ben prima di quanto tu possa immaginare, fin dagli anni venti, sono quelle che hanno consentito ai tuoi genitori di poterti alimentare, con pane e cocaina, fino ad oggi.

Devo scrivere queste cose per dirti che no, io una rivoluzione non la penso e non la spero, perché io sono tre passi avanti a te, e per quanto tu possa continuare a gioire, tuo padre e la sua pensione non saranno eterni. Finiranno, finirà il pane, finirà la cocaina, finiranno i soldi per la benzina, per quegli occhiali da idiota che porti sul naso, e vagherai perso laddove io sarò capace di camminare.

Noi ti riconosceremo a quel punto, e noi la memoria la conserviamo. Perché noi ci siamo sempre sforzati di sapere, tu sei rimasto fermo là, a fare finta che fosse vita.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Non smettere, dobbiamo sorvegliare il fiume e urlare di gioia quando vedremo passare il suo cadavere. Nel frattempo, continuiamo a confortarci l'un l'altro. Sembrerà poco, ma qualcosa è.
 
Non smettere, non perche' lo devi a qualcuno, ma perche' lo devi a te.

C'e' qualcosa a cui le persone come te e come molti, spero, non possono rinunciare ed e' la stima di se stessi.
Senza questa non rimane piu' niente.
 
Oltre ai bambocci che tu descrivi purtroppo lo "spirito berlusconiano" (stretta derivazione dello "spirito craxiano") ha contagiato quelli che, in qualche maniera, pensano di farsi i fatti i propri senza badare di andare in c.lo agli altri. Cioè la maggioranza degli italiani votanti.
 
Devi continuare..per te stessa ma anche per noi! Serve almeno a lenire le ferite. Sarebbe auspicabile che "altri" che non sanno vedere oltre il proprio naso, che vivono in quel bozzolo degradante fatto di grandi fratelli e di orribili occhiali da sole,capitassero ogni tanto da queste parti e per un miracolo risucissero a capire almeno un concetto. A chi se non ai giovani il compito di andare contro, di lottare, di ribellarsi...e non solo ai poliziotti allo stadio?
Che futuro avremo se il nostro paese sarà composto solo di vegliardi nostalgici dei "bei tempi andati" e di ragazzotti/e che non sanno neanche perchè campano?
Ciao...e sù la testa
Mietta
 
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