10.16.2008

 

Concordo con brunetta


Concorsi per residenti. Sarà molto difficile, quasi impossibile, in futuro che un giovane residente a Messina possa vincere un concorso per un posto a Milano. E' l'ennesimo emendamento-sorpresa comparso a corredo dell'articolo 37 ed è un'idea della Lega. Stabilisce che d'ora in poi ci sarà una corsia preferenziale, una vera e propria precedenza, nei concorsi pubblici per i residenti della regione dove si svolge il concorso. Una norma su cui pesa in modo palese un vizio di incostituzionalità. La Lega aveva avuto anche un'altra idea: non si doveva tener conto del titolo di studio nella formazione delle graduatorie dei concorsi. Via libera agli asini, o quasi. L'aula l'ha bocciata.

Non so come dirlo, è molto strano per me, ma finalmente una pensata di brunetta, mi trova perfettamente in sintonia. Anzi, a dire il vero, non capisco perché si sia posto un limite, bocciando l’idea di non tenere conto dei titoli di studio, e perché il tutto sia circoscritto solo all’interno della pubblica amministrazione; io avrei osato di più, consentendo a chiunque e a qualunque impresa padana, il privilegio di assumere qualunque ignorante, basta che fosse padano. Inoltre, per segnare meglio i confini padani, avrei reso possibile che questo accadesse solo in padania.

Dicevo, concordo con l’idea di brunetta, ma sono un po’ preoccupata per le scarse notizie che non spiegano bene come poter essere giudicati realmente padani. Se bastasse la residenza, sarebbe facile per un napoletano, geneticamente uso all’imbroglio, millantare la sua padanità. La razza napoletana è scaltra, lo sappiamo bene, e poi è ammanicata un po’ ovunque. Sarebbe facile per il mio amico Andrea, per esempio, scoprire che le Poste di Paderno Dugnano hanno indetto un concorso per l’assunzione di 10 portalettere. Me lo figuro, prendere la residenza a casa di suo cugino napopadano, recarsi al concorso: “Uè pirlotto! Hai magnate la cassoula di cozze eh! La cutulettanapulitana?”

No, troppo facile, quindi a mio avviso, sarebbe meglio che il decreto brunetta ponesse dei rigidi paletti: dicasi padani, anche i figli dei negri del meridione di seconda generazione.

Tornando invece al titolo di studio: perché tarpare le ali di tanti giovani volenterosi padani, come il figlio di bossi, per esempio, che non essendo mai stato inserito in una classe ponte, si è trovato escluso dalla vita produttiva per il suo deficit in lingua italiana? Per i giovani come lui, sarebbe stato fondamentale escludere l’importanza del titolo di studio dalle graduatorie dei concorsi. Ci lamentiamo sempre perché i nostri giovani non hanno passione, non hanno voglia di lavorare, e poi magari ne troviamo uno che fin da piccolo, che ne so, voleva fare il dottore o l’architetto che deve costruire il ponte sullo stretto di Messina, e solo perché non ha capito un cazzo della storia, che suo padre per anni gli ha raccontato a mo’ di favola, non potrà realizzare il suo sogno. Tutto questo è davvero discriminante, e spero che magari nascosto tra gli articoli di legge che regolamentano il commercio di concime liquido per usi agricoli, possa essere approvato il decreto che fa del titolo di studio un bel rotolo di carta igienica.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Mi pare utile non solo delimitare i confini della Padania, ma anche ( direbbe Uolter) individuarne l'epicentro rendendo titolo di favore la maggior vivicinanza della residenza ad esso.
 
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