10.03.2008

 

Ci vogliono 5 morti per fare una tragedia

Ecco, bravi! Morite compatti e non in ordine sparso, sennò non fate notizia. Bel colpo compagni! Ve ne siete andati in cinque oggi, tre sono caduti di là, un altro lì, e uno qua, abbastanza vicino. Visto? Una cinquina e siete tornati in pole position, almeno sui giornali on line, poi bisognerà attendere, ma è facile che domani sarete in prima pagina, e forse qualcuno al bar, anziché parlare dei risultati del torneo di calcio, o dei 9 milioni di euro che moratti da al suo allenatore, parlerà di voi.

Certo però che vi siete dovuti impegnare parecchio per far sì che si tornasse ad usare il termine tragedia, perché se continuate a morire ad uno ad uno, uno a Bolzano e uno in Sardegna, uno a Torino e l’altro a Crotone – tanto per dire la distanza – siete e resterete sempre incidenti, cose che capitano, fatalità che non si possono imputare a nessuno.

Ma avevate il casco quando siete precipitati da 38 metri o non lo avete messo per non sciupare la capigliatura? Perché è questo che dicono di quelli che se ne vanno uno ad uno, è sempre per colpa del fato, ma agevolato dall’imperizia del singolo morto.

Bravi operai che siete morti. Era ora che vi decideste a fare un po’ di chiasso in questo paese logorato dalla monotonia. Va tutto così bene che ci manca solo l’orologio che non sgarra mai per farci confondere con la Svizzera. Bravi! Ora vedrete che troveranno il fesso – un politico o un sindacalista – che porterà il suo grugno davanti ad una telecamera per dire che voi no, non siete morti invano, che grazie a voi le cose cambieranno.

E voi? Dico a voi 35, che siete morti in ordine sparso nel solo mese di Settembre, perché non ci avete pensato? Perché non vi siete dati appuntamento per morire tutti insieme lo stesso giorno?

Voi sì che siete stati inutili, avrete provocato si e no qualche minuto di silenzio e forse un paio di ore di sciopero per protesta spontanea. Nemmeno un articoletto per dire che i vostri colleghi avevano incrociato le braccia.

Dai coraggio, ce la si può fare … un altro piccolo sforzo, un altro paio di vite umane, e vedrete che finalmente i tesserati di CGIL CISL e UIL manderanno a cagare i vertici strappando le tessere, e finalmente si potrà ricostituire un sindacato reale, non servo del padronato, che riuscirà a gridare alla tragedia anche se muore un uomo solo, e bloccare i cantieri, e le strade e le piazze e i porti e gli aeroporti. E l’epoca in cui uno sciopero generale, durava 4 ore e garantiva fasce protette, come fosse una TV per i ragazzi, diventerà solo un ricordo.

Quando il lavoratore riuscirà a creare un sindacato reale, forse miracolosamente si smetterà di morire di lavoro, perché sarà il tempo in cui si potrà tornare a discutere dei contratti di lavoro al ministero del lavoro, e non più proni, al cospetto dei padroni di CONFINDUSTRIA.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Ci voleva questo pugno allo stomaco, condivido, e senza parole, hai reso tanto perfettamente la crudeltà e il grottesco di una realtà alimentata dal cinismo del profitto e dall' ipocrita connivenza dei -numi tutelari- del sindacato da ammutolire chiunque. All'epoca della Tyssen, visto l'inevitabile impatto, riprendendo parole di J.Giorno scrissi qualcosa chiosando "Per risplendere devi bruciare!", e sembrava proprio dovessimo ricordare chiaramente ed abbastanza a lungo da imparare ad evitare altre collettive, invece se ne sono susseguite diverse (i diversi casi della pulizia di cisterne) senza grande coinvolgimento, i singoli poi non si contano neppure; fino ad arrivare alla bestemmia ed al dileggio usciti dall'orifizio posto sull'odioso faccino ghignoso di castelli.
Uno che davvero non dovrebbe esserci.
Bnotte, a domani Rita.
Edna
 
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