9.29.2008

 

Ora et non labora

L’ISTAT, l’istituto sovversivo di statistica, rende noto il tasso della disoccupazione italiana: il 6,7%. Questo è il dato peggiore degli ultimi due anni, e il più risibile, considerato quali sono i parametri per stabilirlo. Accontentiamoci comunque; già il fatto che un giornale oggi ne parli, è un passo avanti in questo paese dall’economia stabile e dove c’è il benessere.

Potrebbe essere lo spunto perché si torni finalmente a parlare della reale situazione socio economica dell’Italia, offuscata dalle notizie di propaganda che riempiono di crusca le italiche teste. Per esempio legandoci alla disoccupazione si potrebbe tornare a parlare dei morti sul lavoro, che come i morti in Iraq, ormai non meritano più nemmeno un goccio di inchiostro. Quasi fosse fisiologico cadere da un impalcatura, venire schiacciato da un macchinario, o morire spappolati da un’autobomba o un bombardamento degli americani.

Eppure di lavoro si muore, nonostante la strage della TyssenKrupp, avesse smosso sia le coscienze che i governanti, i quali spinti dall’indignazione popolare, in tutta fretta stabilirono nuove regole e nuove sanzioni. Che fine hanno fatto i decreti a tutela dei lavoratori? Sono in via di disfacimento, come il resto del paese. Per esempio non solo non si assumono più ispettori, ma è stato stabilito che, con i ritmi imposti da sacconi, le imprese rischiano di venire controllate una volta ogni 15 anni. Non solo: si sa che una delle cause primarie delle morti sul lavoro, sono i contratti a nero, che negano al lavoratore qualunque diritto, compreso appunto quello della sicurezza, ma sempre per via delle indicazioni ministeriali, i controlli si sono fatti più blandi e quali inesistenti, perché opprimere le aziende varrebbe dire produrre meno ricchezza (per gli imprenditori, ovviamente) e quanto pesi CONFINDUSTRIA sul governo, non ve lo devo sicuramente raccontare io.

Certo lo so, e me lo devo ricordare, questo governo ha tolto l’ICI e di più non ci si poteva aspettare, ma è bene fare un passo indietro e tornare all’inizio di questo post: la disoccupazione. I dati dell’ISTAT escono in ritardo rispetto ai tempi stabiliti, per via dell’agitazione di 317 rilevatori che, ad oggi, e da sei anni, sono con contratti co.co.co. rinnovati di anno in anno, e che rischiano dal 1 gennaio 2009, contestualmente alla chiusura dell'indagine, di essere disoccupati, ed entrare quindi a far parte delle statistiche da loro stilate.

Già perché com’era prevedibile l’emendamento taglia precari, prosegue il suo iter … insieme a quello che veste le puttane e dissemina soldati nel territorio, utili in previsione del momento in cui l’italiota rinsavirà.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?