4.25.2008

 

Troppo lontano

Una volta, mi ricordo, bastava una matita, o una penna rossa. Tracciavi rotte o tragitti che percorrevi piano, scrutando quel che vedevi d’intorno, prima di arrivare alla meta. Oggi, prima di partire digiti sul Tomtom la destinazione finale, e non guardi fuori dal finestrino, per vedere il luogo che scorre.

Gli occhi puntati sul piccolo monitor che una ventosa tiene ritto sul cruscotto, di tanto in tanto uno sguardo davanti a te, per vedere se quella voce metallica e monotona ti dirà, puntuale: “Si prepari – a svoltare – leggermente – a sinistra.”

Quando da bambini si sapeva che il giorno dopo saremo andati al mare, o in campagna, si andava a letto incrociando le dita, stringendo gli occhi, perché l’espressione del desiderio fosse più forte: “speriamo che domani faccia una bella giornata.”

Oggi, si saltella da un meteo all’altro, che non combaciano mai, uno ti dice che qualche nuvola potrebbe addensarsi, l’altro prevede sole, ma anche brevi piovaschi. Uno prevede vento forte di maestrale o tramontana, con nubi sparse ma solo nel pomeriggio. Tutti concordano che lo zero termico, là dove devo andare, sarà a 1.600 metri. E non importa se io voglio andare al mare. Lo zero termico ha il suo perché. Ti dicono pure che tempo fa adesso, come se non bastasse aprire la finestra e stare a guardare. A volte accade anche che in TV ci sia il sole, mentre il nespolo che hai fuori dalla finestra, sgoccioli via tutta l’acqua della pioggia che cade.

I tempi cambiano, e un giudice sentenzia che il genitore potrà vedere i figli via Web, due volte a settimana, per 20 minuti al giorno, e l’avvocato commenta: “Meglio di nulla”.

Io lo so cosa vuol dire, ma descriverlo mi costa fatica. Troppa fatica. Quel giudice forse non sa, cosa sia accarezzare i capelli dei propri bimbi, o tenere loro le mani, sentire l’odore della loro pelle quando li baci sul collo, sulla fronte quando viene notte.

È il nuovo, il progresso, quello che ci ha portato fino a qui, a perderci la vita, convinti di essere molto più vivi che nel passato, quando le cose erano semplici solo perché profumavano.

E al passato noi non ci affidiamo mai, anzi lo rifuggiamo, perché pensiamo d’esser fortunati ad essere qui, e ora, con in fondo sempre lo stesso sogno, quello “americano”. Sognare di avere sempre di più.

Sarà la necessità a farci tornare indietro e molti di noi saranno impreparati. Abbiamo consumato così tanto noi stessi, in questo mondo, che il cibo comincia a scarseggiare; abbiamo consumato così tanto che persino stendere i panni ad asciugare al sole, oggi è una “novità che fa tendenza”.

Va di moda non usare le asciugatrici…

Oggi mi gira così, forse perché fra un mese inizierò a mangiare i miei pomodori, che hanno sapore di pomodoro, fatti di sole, di acqua e un po’ di cacca di pecora.

Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Passi il meteo, onestamente per un viaggio lungo sapere prima se d'inverno in certe zone quel giorno rischi di trovare nebbia o neve per uno che va in auto è importante.

Detto questo, altre cose sono davvero sconsolanti.

Dal tom tom (ma io rifiuto categoricamente di montare sulla mia auto alcun navigatore satellitare... cartine e persone lungo il percorso ed al massimo da casa kataweb mappe) alla notizia più sconvolgente del genitore. Quella è aberrante, assurda. Sia la decisione del giudice che però forse la volontà del genitore affidatario che avrà cercato in ogni modo di ostacolare tale visita. Questo non è amore per i propri figli e qui la tecnologia non c'entra. Anzi aiuta sul serio perchè è davvero meglio di niente!

Sono amareggiato, vorrei anch'io assaggiare quei pomodori per sentire ancora il gusto della vita, quella vera, quella sincera e pulita, priva di artificiosi sentimenti, ipocrisia e sordide vendette.
 
Nemmeno io ho il navigatore, e penso che sia una di quelle cose che non avrò mai.
Faccio le mappe da Google o Michelin e per fortuna, mi perdo ugualmente.
E' così bello trovare per strada qualcuno a cui chiedere: "Scusi, per andare dove devo andare da che parte devo andare?"

E il resto lo lascio là... Troppa fatica parlarne.

E non ti dico la conserva dei pomodori, fatta da me... :-)
R.
 
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