2.29.2008

 

Eutanasie

Oggi voglio iniziare citando Tutta sua santità: “in una società complessa, fortemente influenzata dalle dinamiche della produttività e dalle esigenze dell'economia, le persone fragili e le famiglie più povere rischiano, nei momenti di difficoltà economica o di malattia, di essere travolte”.

Belle parole, recitate in un oremus contro l’eutanasia indiretta.

Lui, il papa, non sa dell’eutanasia diretta e silenziosa, che quotidianamente viene applicata su ciò che resta del lavoratore italiano.

È anche vero che ci sono persone che nei momenti di difficoltà, rischiano di essere travolte, come è vero che ci sono persone che vengono travolte, dai mezzi meccanici di un cantiere, di una fabbrica, o che semplicemente si spiaccicano cadendo da una nave, in un porto in cui lavorano senza garanzie alcune, né di sicurezza, né di salario.

Ma che importa? Ormai ci stiamo abituando a ridurre la vita a semplici slogan, buoni per la campagna elettorale, sia essa politica o della chiesa, che resta ad oggi, uno dei partiti politici più forti, nonostante ciò che dica Veltroni.

L’aberrante tentativo di far passare come integrazione sociale, la candidatura nelle stesse liste di operai sopravvissuti al rogo, o telefonisti precari e il figlio di colaninno, non è altro che l’ennesima bestemmia contro il lavoro e i lavoratori.

Se solo avessero potuto, credo avrebbero candidato anche il fantasma di un lavoratore morto da schiavo, in questo mondo libero e liberalizzato.

Ci si svende facile, ed è anche comprensibile. Il disegno è quello di eliminare ogni garanzia di tutela; detto in modo volgare, bisogna levarsi dai coglioni la sinistra, e quel che sembra che la sinistra abbia suicidato sé stessa, col solo intento di poter garantire la sopravvivenza dei pochi (i loro).

Prendo atto del fatto che “si può fare!” Si può fare davvero tutto. Senza stupore e senza clamore.

Si può tollerare che berlusconi dica che è stata la guerra all’evasione fiscale a ridurre in ginocchio il paese, si ascolta un ridicolo vecchio uomo plastificato di 72 anni, dire che la politica deve essere svecchiata e che lui “lavora” come un giovanotto…

E c’è di peggio, si resta quasi immobili davanti ad un bipartitismo imposto a colpi di televisioni, che impediscono di fatto, a chi ancora non ha ripudiato sé stesso e l’ideale politico, persino di esistere.

Rita Pani (APOLIDE)


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