1.03.2008

 

Una bella recensione

Questo libro, mi è particolarmente caro.

No, non perché conosco l'autrice. Anzi, non la avevo mai sentita nominare, prima.

Ma perché mi è stato regalato da una persona speciale.

[ CUT ].

Luce, dunque.

Ed una bella, evocativa copertina: un tramonto, e capirete poi perché io pensi che sia un tramonto, che occupa un po' più della metà sinistra e che viene riproposto, in piccolo e dentro una cornice bianca, nell'altra parte della copertina, a dividere l'autrice dalla casa editrice.

Tutto questo, non sapendo assolutamente nulla dell'opera e non avendo letto le note interne, mi ha fatto pensare che il titolo si riferisse proprio all'emissione d'onda che alcuni corpi sono in grado di fare...

E invece, no! E qui prima grande sorpresa: il titolo non fa altro che riprendere il nome di battesimo della protagonista... un nome che mi ha precipitato indietro nel tempo, a 23 anni fa, quando proprio con una Luce (Marialuce, per la precisione) preparai gli ultimi esami universitari per conquistare una laurea mai presa...

Basta, parlare di me. Veniamo al libro.

Luce, dunque.

Anzi, Lucina, come la chiamano quasi tutti i personaggi parlanti del libro. Che non sono molti.

Ma andiamo con ordine: Luce, Lucina. 35 anni, giovane-vecchia attivista ecologista, "Comandante" di un gruppo eterogeneo di giovani antagonisti, sempre pronti a gettarsi a capofitto, Simone in testa, in avventure anti, anzi in anti-avventure tese a smascherare gli inghippi fatti ai danni del territorio e dell'ambiente da politici ed imprenditori, in collusione più o meno esplicita.

Ecoplast, petroliere, disastri ambientali, sotterfugi eco-mafiosi. un impegno che non si ferma alla denuncia, ma che diventa intervento diretto, anche se disperatamente isolato.

Piccoli successi, grandi delusioni, scontri senza tregua e senza speranza, la simpatia di un commissario, che forse ci prova, forse no, i compagni, vecchi e nuovi, un sacco di rosso che si agita intorno, un po' annacquato, un po' "sporco" di verde, un po' ancora brillante sotto lo sguardo attento e leggermente ironico del Che, nella sede del "gruppetto" (che tenerezza!).

E poi, Internet, la scrittura, gli articoli, le riviste online.

Un passato doloroso, tentativo di suicidio, gli amici sempre sul chi vive.

Una storia finita. Finita male, per la nostra Lucina. Una ferita che tarda a rimarginarsi.

E la politica. Una politica fatta di compromessi, di veti, di imposizioni, di tentativi di "padrinaggio", di proposte più o meno esplicite, più o meo indecenti.

Di rifiuti sdegnosi, di "no, grazie".

Lucina non si svende, non si può comprare con la semplice promessa di una poltrona.

Lucina è ancora una ragazza, una meravigliosa, idealista ragazza. Con le tensioni. Con le contraddizioni. Con.

Con le tette! come scopre, stupito, Simone quando la vede vestita quasi-da-donna ad un ricevimento trappola in cui il vincitore della competizione elettorale, lo scafato Costantino, tenta di omologarla per disinnescare la sua forza tuttora dirompente, ringraziandola pubblicamente per l'appoggio dato alla sua campagna elettorale, appoggio in realtà mai fornito, da Luce.

E prontamente smentito, con lo stesso microfono da cui era stato proclamato, prima di lasciare con grande effetto il salone del ricevimento.

Luce sa, con questo gesto, di aver scritto la parola FINE sui suoi sogni, sulle speranze, sulla esistenza stessa del suo piccolo gruppo antagonista, forse, sfrattato dalla precaria sede dove si era riciclato dopo l'incendio doloso che uno stravolto Giampaolo aveva appiccato, ufficialmente per gelosia, alla sede originale del collettivo.

Luce sa,in definitiva, che nulla può contro la logica imperante ed aberrante dello scambio politico, del "una mano lava l'altra...", del moloch divorante che è il Partito.

Luce sa che non potrà per sempre continuare ad occupare pinete ed a prendere manganellate.

Ma.

Ma Luce, in questo panorama lentamente devastante di disperante consapevolezza, di dirompente disillusione, ri-trova l'amore. Inaspettato, non cercato, osteggiato, all'inizio.

Un amore al quale oppone dapprima una strenua resistenza, ma dal quale poi si lascia coinvolgere, contaminare, circondare, riempire, attraversare.

Un amore che nutrirà, all'inizio, con le passeggiate in riva al mare con il suo cane, con le infinite sigarette, con le bevute, in compagnia o solitarie che la aiutano a dimenticare, per un momento.

O a ricordare, per sempre.

L'amore di Luce. Il nuovo amore di Luce. Quello che le fa scorgere, al di la, una possibilità altra. Un mondo, o forse un modo, diverso.

Fatto anche di piccoli gesti, di occhiate complici, di silenzi comprensivi e reciproci, di passeggiate mano nella mano, di attese struggenti, di distanze da superare.

Di barriere da abbattere. Autoimposte, in parte.

E, mano mano che la sconfitta politica avanza, quella stessa sconfitta che anch'io ho vissuto, quella disillusione feroce che ti strattona, ti spinge, di dilania beffarda, la vittoria personale si fa avanti.

No, certo che no. Luce non si ricicla, non si omologa come ho visto fare a tanti, troppi miei compagni.

Luce va. Parte. Cerca. Ri-cerca.

E trova, ri-trova.

Un posto, un'illusione, forse.

Un uomo che la ama e che si lascia amare senza mettere inutili e complicati paletti, assurde trappole, astuti trabocchetti.

E la consapevolezza, a me piace pensare, che può ritornare, che può rinascere.

Ecco perché penso che quello della copertina sia un tramonto. Perché nel racconto del romanzo, la dolce e terribile ragazza che è Luce, piano piano scompare all'orizzonte, proprio come il Sole che è l'origine del suo nome.

Ma, da che mondo è modo, da quando quel nocciolo informe assurse alla dignità di pianeta, ad ogni tramonto segue inevitabilmente un'alba.

E io amo pensare che ci sia un'alba, nel futuro di Luce, nel futuro di ognuno di noi, eterni, vecchi ragazzi, che siamo usciti di scena brutalizzati, annichiliti, dimenticati dalla politica dei maggiorenti.

Spazzati via da quello che non siamo stati capaci di accettare: i compromessi, le rinunce, i sorrisi falsi, le strette di mano velenose, gli accomodamenti, le spartizioni.

Il "Do ut des".

Scrive bene, Rita Pani. Scrive dannatamente bene. E si capisce che ama quello che scrive.

E si capisce che sa di che parla. Che ha attraversato le stesse fasi che hanno spezzato la resistenza di Luce.

Io devo ringraziarla, insieme ad Annamaria, sento di doverlo fare dal profondo dell'anima. Perché mi hanno costretto a guardare per l'ennesima volta dentro me stesso, proprio in un momento in cui la mia vita sta per mutare radicalmente. In un momento in cui, quindi, mi trovo a rimettermi in gioco per un'altra mano. Con carte nuove. O semplicemente diverse.

E ho cercato qualcosa, su e/o di Rita Pani. Ed ho scoperto che ha un sito; www.ritapani. it

Non andateci, se siete allergici alla Falceemartello. Non lo aprite, se la parola comunista vi fa venire l'orticaria. Non lo leggete se la kafia vi fa venire il mal di testa.

Perché il sito di Rita è proprio così. Franco e diretto. Come Luce. Come il suo romanzo. Come lei, credo. Una sarda che vive casualmente in Umbria, come da sua mini-biografia in terza di copertina.

E che ha scritto un romanzo fatto, intriso, intessuto di vita. Di realtà. Di sogni, speranze e disillusioni che sono anche le mie.

E Luce, credo sia solo incidentalmente donna. Potrebbe essere in realtà un essere asessuato, semplice (semplice?) archetipo di un soggetto neo-rivoluzionario. Profondamente coerente anche nella disperazione della sconfitta e nell'abbandono dell'oblio. Ma anche nella consapevolezza della possibilità di una rinascita.

Di un ritorno. Che non si nega e che non le è negato.

Naturalmente, questa opinione è dedicata ad Annamaria ed a Lalla, senza le quali non sarebbe mai esistita. Ed anche loro, eterne ragazze combattenti.

E si, lo so che è un po' sconclusionata, un po' sbilenca,

Ma può essere solo così: come i pensieri che questo libro mi ha provocato. Come le immagini che ha evocato.

Spero di conoscerla, un giorno, Rita Pani. Vorrei stringerle la mano ed abbracciarla, in silenzio. Perché credo che non ci sarà bisogno, di parole, per riconoscersi, per ringraziarsi a vicenda.

Di cosa? chiederete voi.

Ma di esistere. Perché scrittore e lettore esistono solo in simbiosi, solo in stretta connessione. Si nutrono l'uno dell'altro, bevono alle stesse fonti, sono le due facce della medaglia letteraria.

Se poi, come in questo caso, si riconoscono sino a diventare la stessa cosa, a condividere la stessa emozione, l'evidenza è quasi accecante...

Shanti Shanti Shanti

Marco


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