11.15.2007

 

La morte inutile

Sì, è decisamente una tragedia morire a 26 anni. Soprattutto quando quella morte si sarebbe potuta evitare, attenendosi semplicemente alle regole scritte. Peggio ancora è se già si sa che non solo per quella morte non sarà fatta giustizia, e nemmeno sarà pretesa.

Si chiamava Francesco Conforti, e aveva solo 26 anni; forse era anche un tifoso di calcio, o di basket, magari di rugby, chi lo sa?

E’ stato schiacciato dalle ruote di una gru, in un cantiere del bresciano, dove, dopo l’incidente sono accorse le forze dell’ordine, il 118, ma nessuna telecamera.

Probabilmente i metalmeccanici non assalteranno il ministero del lavoro, e le sedi dei sindacati, al massimo scenderanno ancora una volta in piazza a chiedere più tutela e sicurezza nel lavoro.

Non ci sarà nemmeno bisogno che ci si interroghi in parlamento, e che si attuino decreti d’urgenza, anche perché l’hanno fatto già, con la legge n 123 del 3 Agosto 2007.

Ma forse non ha senso nemmeno morire a sessant’anni, cadendo dal tetto in lamiera sul quale si stava lavorando. Così è morto un altro operaio, oggi, in Veneto, e forse anche lui tifava per qualcuno.

Muoiono e non avranno camere ardenti, le code di dolore in attesa di una telecamera alla quale affidare il proprio dolorante pensiero, le TV e i cronisti, le bandiere dei sindacati, la rivoluzione.

Nemmeno una misera puntata di porta a porta o matrix.

E la beffa delle beffe è che un operaio col suo lavoro non riesce a camparci, ma spesso ci muore.

Rita Pani (APOLIDE)


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