9.18.2007

 

Liberalizzare il ladrocinio.

Il ministro Bersani ci ha provato, e questo credo di doverglielo riconoscere, ma quando ci ha provato, forse, non ha tenuto in debita considerazione che siamo e restiamo in Italia. Uno dei pochi paesi –come scrivevo l’altro giorno- che ha bisogno di fare una legge perché se ne applichi un’altra.

Da Gennaio di quest’anno, qua abbiamo una linea telefonica Fastweb, che ha iniziato a funzionare, male, ma continuativamente solo dalla fine del mese di Luglio. Ora il collegamento Internet funziona peggio di un vecchio modem alimentato a dinamo e pedali, ma se hai pazienza prima o poi la pagina si apre, e dopo un paio d’ore cessa anche l’operazione di download lanciata.

Da Gennaio ad Aprile, sono state innumerevoli le chiamate all’inutile call-center (provi a spegnere e riaccendere, provi ad invertire il cavetto nero della presa telefonica, non saprei proprio che dirle) e soltanto alla fine di Aprile, una signorina mi confessava che il problema di banda era diffuso, ma che fino a quel momento “non erano stati autorizzati a parlarne” con l’utente inviperito. Dalle telefonate, passai ai fax, con i quali chiedevo di poter tornare in Telecom, senza pagamento di penali, visto che pur non potendo rifarmi al decreto Bersani, non retroattivo, avevo comunque il diritto per non aver mai usufruito di un servizio per il quale, comunque, pagavo. Non ottenni risposta. Esasperata, inviai un altro fax. Col quale avvisavo che avrei pagato la bolletta successiva, con la fotocopia delle banconote pari alla somma dovuta. Non vedevo perché dovessi pagare un servizio fasullo con soldi veri. Mi risposero, ma soltanto con una lettera minatoria, a mo’ di circolare, unita alla bolletta. Mi dicevano che potevo tornare in Telecom quando volevo, ma che avrei dovuto pagare una tangente di 276 euro. Ho deciso di attendere la scadenza naturale del contratto, riservandomi di pagare le bollette, quando mi fa più comodo e non alla scadenza indicata sul bollettino.

Ora la sorpresa: mi è arrivata la fattura Fastweb, scadenza 13 Settembre, con una maggiorazione di 100 euro una tantum (specificato – solo in questo conto - ). Devo anche dire che, mi è arrivata il 14 Settembre e che nella busta non vi è timbro datario.

Leggendo bene, la spiegazione di questa nuova richiesta di pizzo da parte di Fastweb è “anticipo servizi”. Leggendo ancora meglio, finalmente si comprende l’arcano ricattatorio: vengono chiesti 100 euro una tantum che potrai riottenere solo e soltanto se deciderai di farti prelevare l’importo della bolletta dalla carta di credito. In sintesi è un ricatto, un’estorsione: o fai come ti dico io o non vedi più i tuoi soldi indietro.

Ora io immagino che Fastweb sia legalmente autorizzata all’estorsione, ma ciò non significa che io sia obbligata a farmi ricattare e derubare, quindi mi pare ovvio che non pagherò questa bolletta e che mi rivolgerò a chiunque per denunciare la liberalizzazione del ladrocinio.

Se è capitata la stessa cosa a qualche altro utente Fastweb, per cortesia, me lo faccia sapere.

Rita Pani (APOLIDE)


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