5.15.2007

 

Dalla periferia della fiera del libro

Partecipare alla fiera del libro di Torino, mi ha fatto meglio comprendere cosa volesse dire il mio editore, nella nota (Gli editori servono?) che ha scritto a mo' di prefazione del mio libro.

Ho letto parecchi articoli sulla ventesima edizione della Fiera, e non ho riconosciuto nulla, se non la marea di gente che scorreva tra stand e corridoi, che faceva la fila ordinatamente alla toilette o alla cassa dei punti di ristoro Autogrill, i veri “vincitori” della Fiera del libro.

Questo perché probabilmente ho vissuto l'esperienza dalla periferia -quasi un ghetto- del Lingotto, riservato ai piccoli editori. Un antro stretto, a margine di un labirinto, dove il curioso di libri arrivava semplicemente per aver perso la via maestra, a volte spaesato, a volte stralunato, a chiedere informazioni di ogni genere: “Scusi sa dove vendono panini?”

Gli eventi di rilevante interesse erano tanti, tutti più o meno curati, quasi sempre difficili da seguire per via del fiume umano che continuava a scorrere tenendo il sacchetto vuoto -regalato come gadget- appeso alla spalla e il panino in mano, che travolgeva chiunque volesse prestare un po' di attenzione.

Ho smesso di chiedermi a cosa servissero gli editori quando ho iniziato a chiedermi chi fossero i lettori, in fila paziente per tenere in mano – e a volte comprare - “se nasci tondo non diventi quadrato” (o viceversa) sottotitolo: “il Ringhio pensiero”, testo filosofico che si unisce a best sellers come il libro di Totti o quello di Del Piero.

Sabato mattina, essendo relatrice, ho avuto l'onore di assistere dal di dentro all'apertura dei cancelli, e per un attimo ho pensato d'essere all'Ikea dell'Anagnina, in un sabato qualunque; uno di quelli dedicati alla famiglia, alla gita fuori porta da trascorrere al centro commerciale, volantino delle offerte alla mano, e almeno quattro matitine – gentile omaggio – in tasca.

Ma sono comunque contenta d'aver partecipato, perché ogni esperienza è un arricchimento di vita; ho conosciuto qualche altro “disgraziato” come me, che ama scrivere solo per aver prima tanto amato i libri e gli scrittori, e soprattutto d'aver toccato con mano la faticosa passione di quegli editori, che dei libri parlano come gioielli, e delle loro librerie come fossero teche preziose.

Dopo Torino so, che non comprerò mai più un libro in un supermercato.

Rita Pani (APOLIDE)



Comments:
le periferie erano la parte più viva e interessante della fiera, sicuramente.

Patrick
 
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