2.20.2007

 

Vicenza e le altre

Lo sapete sono, orgogliosamente, sarda; è di questo che scriverò. Della strana sensazione di vivere circondati dai carrarmati, dall’angoscia che si prova vedendo elicotteri armati che ti passano a cinque metri dalla testa, dal dolore che da la morte senza perché.
Comprendo Vicenza, quindi, molto più di quanto comprenda l’esigenza di continuare a pagare un debito da strozzini, pagato col Cermis, con Ustica , con lo strapotere della CIA che da sempre ha sovvertito o ha tentato di sovvertire il nostro libero stato.
Comprendo Vicenza perché una mattina d’inverno, volevo solo portare il mio cane a passeggio nella spiaggia che frequentavo abitualmente, ma da dietro i pini spuntarono quattro MP che parlavano un inglese bizzarro, e mi impedirono l’accesso a quella che credevo essere casa mia.
Comprendo Vicenza perché spesso, venivo letteralmente obbligata a gettarmi in cunetta, mentre percorrevo la Strada Statale 126, per recarmi a casa mia – casa mia in senso letterale – perché dovevo dare strada alle interminabili colonne di mezzi militari americani, che i “nostri” in confronto, sembrano Smart.
Vicenza potrebbe essere in Sardegna, dove un giorno, mentre stavo in giardino a curare le rose, sentii tremare la terra e vidi delle ombre enormi offuscare il sole. Erano tre elicotteri Apache, armati con le bombe nella pancia, e un gruppo di esaltati in ognuno, con le gambe a penzoloni.
Non abitavo a Teulada, e nemmeno vicino, ma quando impazza la guerra simulata, loro si prendono tutto il Golfo, e la terra più in là.
In Sardegna, la guerra c’è per mesi interi e i pescatori non possono pescare. Forse non sanno che i pescatori vivono di pesca; forse prepararsi alla guerra è più importante di campare.
Ne ho sempre parlato di Teulada, del poligono, della zona militare, delle spiagge rubate, del pericolo dei proiettili inesplosi, delle bombe tirate su dalle reti dei pescatori, ma sembra che chi non ha visto la vastità della terra rubata, non possa rendersi conto della sua immensità. Chilometri e chilometri che non finiscono mai, e che sembra un deserto, dove al fuoco non resta che bruciare i suoi avanzi.
Ora dicono che se ne andranno dalla Maddalena, per esempio, ma in fondo non se ne andranno mai. Non vedremo più le belle chiappe sode dei marinai americani, girare per il porto di Palau, e forse non vorremo vedere l’eredità che lasceranno per migliaia di anni a venire. L’avvelenamento da torio, per esempio, figlio dei sottomarini nucleari che nessuno è mai riuscito nemmeno a censire. Un avvelenamento che le “commissioni di governo” hanno sempre cercato di minimizzare, rendendolo quasi un fatto naturale. Un po’ come la sindrome di Quirra, una malattia che uccide ma che nessuno conosce; anzi, sebbene la gente a Villaputzu muoia, nemmeno esiste.

Rita Pani (APOLIDE AFORAS)


Comments:
Sono troppo pigra, stamani ... ;-)
R.
 
Uff... Mi hai fatto cliccare. Dunque non funziona così. Quando si vuole commentare un post, si posta un commento, magari corredandolo di link. Volendo si segnala un post analogo, volendo, per cortesia verso i lettori del mio blog, gli si evita di andare a spulciare per cercare di comprendere quale fosse l'apporto alla discussione. Ma è solo un invito alla cortesia. :)
R.
 
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