1.03.2007

 

Il futuro è adesso

I ricercatori della Washington University sono riusciti a scannerizzare l’immagine pensante di un cervello umano, dalla quale si evince che sono ben tre, le zone dedicate al pensiero del futuro. Dovrebbe essere un dato di eccezionale importanza, che tanta parte dell’organo più misterioso del corpo umano, siano dedicate a questa particolare attività, invece a guardare il futuro che si avvicina a me sorge un dubbio: o tre sono davvero poche, o il cervello studiato a Washington era un caso unico e difficilmente ripetibile.
Una volta, quando si pensava al futuro, quando si lasciava andare la fantasia a briglia sciolta, erano il progresso e l’evoluzione a dominare l’immaginazione. Per la mia generazione il futuro era ciò che sarebbe arrivato dopo il 2000. Non solo macchine volanti, aria pulita, ma la rapidità con la quale l’interazione con altri mondi ci avrebbe fatto diventare tutti più ricchi di sapienza. Ammetto un determinante condizionamento dato dalla fantasia fantascientifica, di bravi scrittori e pessimi sceneggiatori, ma a nostra discolpa posso dire che sebbene mangiassimo pane e Nutella, non giocavamo ancora con la Play Station, conservando il gusto della fantasia.
Sguazziamo in questo futuro che puzza d’antico, che fa a pugni con se stesso, che mischia l’intelligenza con la più becera stupidità, lasciando che questa, nove volte su dieci, abbia la meglio rendendo vana la lotta.
La guerra è l’esempio eclatante dello spreco del futuro; in guerra l’unica cosa ad essere intelligente sono le armi. Il fosforo bianco, che uccide senza squartare, le bombe guidate da un joystick capaci di seguire il nemico passo, passo quasi fosse un livello di un video game. La teconologia spaziale, con i satelliti in grado di scavare buche virtuali alla ricerca di armi stupide di distruzione di massa, fosse comuni di morti ammazzati.
La teconologia e l’intelligenza della guerra però, soccombono alla stupidità del ritorno al medio evo, con le torture ad Abugraib e Guantanamo, piuttosto che con la forca adornata da boia incappucciati e popolo esultante dotato di futuristici telefoni in grado di riportare al mondo intero, in pochi secondi, le immagini che solo gli abitatori dei tempi antichi ebbero la “fortuna” di vedere in una piazza, una qualunque.
Il futuro fu anche la caduta del muro di Berlino. Ancora se ne parla come fosse stato anch’esso un piccolo passo per l’uomo e un grande passo per l’umanità. Quel muro fatto a pezzi con la gioiosa forza dell’uomo è stato e resta l’emblema del futuro e della libertà.
Noi ci viviamo in questo futuro democratico, noi che ne siamo stati testimoni oggi ci sguazziamo silenti mentre altri muri vengono costruiti dall’uomo e dal suo cervello multizonale. Nuovi muri a dividere la Palestina da Israele, nuovi muri a chiudere il confine tra il Messico e gli Stati Uniti, muri a Padova per tenere divisi i buoni dai cattivi ed ancora, prestissimo, arriverà il muro di Milano, a recintare i nomadi dal resto del mondo.
A volte ci diciamo della nostra fortuna, di vivere in questi tempi, dove non si muore più di fame e di bronchite, dove esistono le farmacie e i denti non li cura più il barbiere. Ce lo diciamo perché la stupidità prende sempre il sopravvento malgrado il nostro sforzo di rincorrere l’intelligenza, comprando tutto ciò che è “di nuova generazione”. La gente per strada parla da sola, tenendo delle mezze lune di plastica conficcate nell’orecchio, si siede in macchina ed attende che una voce metallica gli dica di accendere il motore e girare a destra, sinistra, sinistra, andare dritto per percorrere i venti metri che separano il suo garage dal parcheggio dell’ufficio. Nonostante questo, la gente muore ancora di fame, e l’intelligenza provvede a “costruire” mucche che non diventeranno pazze, dopo averle fatte impazzire costringendole al cannibalismo, mangiando farina di loro stesse, geneticamente modificate.
Si muore ancora di malattia, ma si evita di pensar che spesso, le malattie da debellare sono proprio quelle che l’uomo ha inventato per poter continuare a “studiare” per poter progredire.
La ricerca dell’Università di Washington non ha valore, a meno che non sia ripetuta usando i casi più pietosi di cervelli ammuffiti che tutt’ora governano e distruggono questo nostro mondo. L’immagine scannerizata somiglierebbe al deserto.

Rita Pani (APOLIDE)


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