5.02.2006

 

Son tornata ... Come la DC

Eravamo rimasti che, Tampax al naso, eravamo andati a votare per la DC, fingendo che fosse “sinistra”, per giunta orgogliosi d’essere coglioni.
La sinistra ha vinto, la DC, esempio “francescano” è al governo ed oggi, finalmente, il malavitoso di Arcore si dimetterà non per liberarci, ma per ripulirsi, rigenerarsi e prepararsi a traslocare sul Colle più alto. No! Non che ci vada lui direttamente, si farà ospitare dal suo pupazzo più caro: quel Gianni Letta che sempre più spesso, sono portata a confondere con Renato Balestra.
Non abbiamo nemmeno avuto il gusto di festeggiare, ci hanno inibito quel senso quasi olfattivo della vittoria, quello strano e dolcissimo effluvio che qualcuno riesce a sentire anche quando vince uno scudetto di calcio, stando comodamente stravaccato sul suo divano, una domenica pomeriggio.
Abbiamo vinto! Non ce l’ha detto la Prefettura o il Viminale. E’ toccato ai compagni giudici della Suprema Corte smorzare la gioia.
Insomma Compagni a me pare chiaro che la R-Esistenza debba continuare perché io, comunista ci sono nata e temo che dovrò anche morirci.
Ho votato per i comunisti italiani alla camera e per rifondazione al senato perché non sono proprio adatta al bipolarismo che cancella le diverse identità, rendendoci tutti simili ad un incrocio tra Marini e Andreotti. Non ho votato DC, sebbene coerentemente ho mantenuto la parola data sperando che la responsabilità di governare fosse assunta da Romano Prodi, sebbene non abbia nemmeno ricevuto una telefonata di congratulazioni – pare che sia un particolare rilevante - dal malavitoso dimissionario.
La nostra R-esistenza deve ora divenire vigilanza, spetta a noi ora, vegliare sul potere istituito, premendo per impedire che tutto si trasformi in un caotico bazar, dove è vero che trovi di tutto, ma assai poco di utile; l’inizio non è stato edificante, se consideriamo che la destra ancora parla, sollevando di un poco la testa dalla melma. Non fanno altro che gridare paventando il pericolo di un regime comunista, della sinistra illiberale, fingendo di ignorare i sintomi di una malattia ormai conclamata. Il regime è caduto portandosi dietro il recinto che per anni ha ingabbiato le pecore. La gente è semplicemente tornata in piazza e se ci va pure la Moratti, prenda pure quel che merita, che comunque è sempre poco.
Ho cambiato casa, città e persino regione e qualcosa pare essere cambiato nel mio modo di vivere; ciò che non cambia è la paura quel che che verrà e di ciò che ancora è ignoto.
Non sono solo i conti dello stato, ma i danni strutturali arrecati da questo cataclisma durato cinque anni. In questa Italia capace di produrre solo eroi morti, in guerra o nel fango che trascina case in attesa d’esser condonate, ma non risanate, nelle industrie chiuse, nelle raffinerie che vanno a fuoco, nella povertà nascosta dei soldi e palese della cultura.
Non restiamo immobili ad attendere di vedere quel che succederà. Attiviamoci per far succedere le cose.
Rita Pani (resto APOLIDE)


Comments:
la grande balena bianca è dura a morire, perché sopravvive ancora nelle idee e nelle coscienze: è un particolare fisiologico dell'italia
 
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