11.04.2005

 

Libertà di parola.


Mi convinco ogni giorno di più che sia assolutamente necessario abolire la legge sulla par condicio, e assegnare almeno un’ora quotidiana di trasmissione televisiva, magari a reti unificate, nella quale il vostro oratore di Arcore possa esprimersi liberamente, senza censura ma soprattutto senza confronto.
Sarebbe l’unico metodo per assistere, come in un cartone animato, alla sua autodistruzione. La sua megalomania, il suo narcisismo e soprattutto il suo delirio di onnipotenza lavorerebbero per noi.
Credo che dopo la seconda o la terza trasmissione, persino il kamikaze che lo aspetta allo stadio, se ne starebbe comodamente seduto in poltrona ad attendere che un ringhiante cittadino italiano, facesse il lavoro per conto suo.
La letteratura di questi ultimi dieci anni è ricca di episodi emblematici, troppi per poterli elencare tutti, ma tutti hanno in comune il disagio e l’imbarazzo provato da coloro i quali, a dispetto della propria dignità, sono scesi a patti con il pusillanime di Arcore. Ricordate le mani di Gianfranco Fini, portate alla testa in segno di vergogna quando l’idiota di Arcore diede del kapò al tedesco Shulz?
Questa sarebbe una visione paradisiaca e quotidiana, qualora si accettasse di lasciarlo parlare a ruota libera.
Quante mani sono andate a posarsi sulle teste degli italiani che ieri apprendevano l’ipotesi di andare in pensione a 68 anni … visto lui?
Quante teste di italiani hanno sopra un trapianto di capelli colorato ogni 15 giorni da abili mani di un parrucchiere esperto? (La domanda è retorica)
Il cancro che affligge l’onnipotente di Arcore non è quello alla prostata, ma bensì quello che gli impedisce qualunque contatto con la realtà; non è colto far citazioni popolari, ma sovente si ha riscontro nella quotidianità, e a me torna in mente il detto “non parlare di corda a casa dell’impiccato”. La stupidità di questo esemplare di umanoide, non perde occasione di parlare di gas in casa del gassato, di cibo in casa dell’affamato, di donne in casa degli omosessuali.
Mostra a tutti il suo viso ridicolamente tirato, cucito e levigato … guardate me!
Si pone come esempio da seguire, come obiettivo da raggiungere, ed è per questo che cresce questo nuovo sentimento: “siamo tutti kamikaze!”
Guardate lui, è l’esempio di come si possa lavorare fino a 70 anni, e lo dice a voi, che a 50 anni avete perso il lavoro, a voi che vi alzate alle 4 del mattino per prendere un treno con le zecche che vi porterà in un’altra regione per svolgere il vostro lavoro precario, lo dice alla miriade di lavoratori atipici che teoricamente dovranno lavorare fino al giorno in cui morranno, o almeno fino a quando compiuti 30 anni non saranno considerati troppo vecchi per essere sfruttati, lo dice a me che di anni ne ho ‘solo’ 40 e non riesco nemmeno a trovare un lavoro in un’impresa di pulizie.
Lo dice lui ma è evidente come a lui sfugga il significato stesso della parola “lavoro”.
Ecco perché sarebbe bene iniziare una campagna di sensibilizzazione “LASCIATELO PARLARE.”
Solo così potrei realizzare il mio sogno… Una folla di persone incazzate, armate di bastoni…Una folla di kamikaze.
Rita Pani (APOLIDE)

Comments:
Intanto il nostro amato premier ha proposto di portare a 68 anni l'età pensionabile. Bene. Benissimo: lo conviciamo a dare il buon esempio?
 
Darci il buon esempio? Non dargli queste idee, che quello rimane a crear danni finché non muore!!! Per lui è facile lavorare tutte quelle ore, cosa deve fare, del resto? Scaldare una sedia, sparare sciocchezze deliranti, rubarci i soldi "legalmente". E ci credo che gli pare normale per lui lavorare fino a quella data. Anche io lavorerei fino a novanta anni alla sua maniera.

Rita, come sempre hai dannatamente ragione. Porca miseria.
 
In effetti è meglio tacere... Se l'idiota si accorgesse di essere in età pensionabile alzerebbe il tiro. Lo si potesse condannare a lavorare in miniera ...
R.
 
Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?