11.09.2004

 

Tutto il resto è fiction....

Ho ancora a memoria le trasmissioni staffetta tra costanzo e Santoro; erano i tempi di un impegno sociale da parte dei giornalisti che provavano a fare inchieste come fecero altri prima di loro, Marrazzo (padre) per esempio, che io ho conosciuto solo dopo, in quelle repliche trasmesse da Rai tre in orari impossibili.
Ora la solfa è cambiata, tristemente cambiata. La televisione si trasforma con la pretesa di trasformarci e a volte ci riesce; così si assiste (blob) allo spot per il lancio della fiction sul giudice Paolo Borsellino. Costanzo impegna tutti i pollici dello schermo e dice: “Se siete davvero contro la mafia, dovete guardarla!”
Un tempo invece si doveva scendere per strada, appendere lenzuola ai balconi, protestare e farsi sentire. Un giornalista di ieri, uno di quelli con le palle, avrebbe impegnato lo schermo ruggendo: “Se siete davvero contro la mafia non votate per i mafiosi” Oggi è più semplice... Basta guardare una fiction e perdere il senso della realtà. E chi se ne frega di Cuffaro o dei due parlamentari che hanno ingabbiato oggi in Calabra, rei di aver fatto pressioni sui giudici per addomesticare le sentenze dei tribunali? Chi se ne frega delle grandi opere in mano al ministro Lunardi che dice “Con la mafia bisogna conviverci?” Seduti comodamente in poltrona, magari commossi ed un po’ incazzati, non ci verrà davvero in mente l’ultima intervista rilasciata da Borsellino alla TV francese, quella in cui mirava alto, troppo in alto per poter credere di riuscire a fare centro.
Io sono contro la mafia, tutte le mafie, non guardo le fiction e leggo parecchio.
C’è da chiedersi quando inizieranno le riprese dell’altra grande fiction italiana, “Il caso Cogne”. Avrebbe potuto scriverla Agatha Christie questa storia, “Teste scoppiate, veleni e vecchi pigiami”. Ho letto i giornali questa mattina, come ho detto io non guardo le fiction, nemeno quelle di Vespa, così ho appreso che la saga continua, l’avvocato inquisito, il dectetive inquisito, i periti inquisiti, la madre condannata anzichè stare in galera, sta comodamente seduta e ben pettinata in uno studio televisivo a dire che i giudici complottano contro di lei, coprono l’assassino, e lei vuole giustizia.
Mi chiedo se qualcuno le ha spiegato che la giustizia si sta compiendo e che in primo grado lei è stata condannata a 30 anni di galera.
Sono i tempi che cambiano, evidentemente, ma probabilmente vanno troppo in fretta e io non riesco a seguirli, o meglio, io non voglio. Preferisco andar piano e cotinuare a pensare.
Rita Pani (APOLIDE)

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