11.08.2004

 

Rubate, rubate, rubate...Ma fatelo in buona fede

C’era una volta, l’Art. 125 D.Lgs. n. 490 del 1999. Era quello, per intenderci, che trattava in merito alla ricettazione di reperti archeologici e all’ illecito impossessamento di beni culturali appartenenti allo Stato. Forse domani non c’è più.
Per anni siete stati costretti a tenere nascosti i gioielli etruschi? Le statuine puniche? Le anfore dei romani? Forse da domani potrete finalmente mostrarle agli amici con tanto di orgoglio, perchè essere tombaroli o semplici ricettatori non sarà più reato, o meglio, basterà condonare l’oggetto sacro o antico posseduto, pagando il 5 % del valore stimato, dichiarane la *buona fede* del possesso e lo stato (sì... il legittimo possessore) eviterà sia il sequestro che l’incarcerazione.
E’ un’altro effetto del miracolo economico tremonti, quello dei salvacondotti a favore di ogni malfattore italiano che già annovera parecchie categorie, dall’evasore fiscale all’inquinatore, dallo speculatore al tombarolo.
Lo so, non c’è da stupirsi – infatti non mi stupisco – è solo un riaffermarsi del principio di base della casa delle libertà, cioè, tutti liberi di farsi i cazzi propri.
Questa nuova tutela del malfattore è in fase di esame in questi giorni al teatro del Parlamento italiano e fa parte del rovinoso pacchetto della legge finanziaria 2005.
Il principio è semplice: prendete il vostro corredo tombale punico, oppure la vostra bella ceramica greca del periodo arcaico, la portate dal suo legittimo proprietario, (il ministero dei beni culturali) che vi dichiarerà il suo valore, pagherete il 5% e sarà vostro; ricordate però che all’atto della stima dovrete assolutamente e puntualmente dichiarare la vostra buona fede. E’ importantissimo!
Sembra una cazzata vero? Lo so, lo so... Ma invece è una cosa serissima.
Certo, a miserabili persone come noi può sembrare difficile arrivare al ministero e dire:” Buon giorno, mi ritrovo casualmente, ed in assoluta buonafede, in possesso di questo vaso proveniente da un tophet....Può stimarlo? Può accertare la mia buonafede?”
Già... Sembra strano e deve esserlo sembrato un po’ anche al legislatore che con solerzia ci ha subito messo una pezza; varrà infatti anche in questo caso, come in molti già terribilimente noti, la regola del silenzio assenso... Cioè, se il ministro non risponde hai fatto bingo.
E pensare che molti anni fa a Carbonia, da dove vengo io, un tale venne beccato ad esportare qualche bronzetto in Svizzera. Era un bel ragazzo incravattato, girava col macchinone rosso. Uscì da carcere e dovette scappare a rifarsi la verginità, finirono tutti per chiamarlo Bronzetto Ariu.
Erano altri tempi, quelli balordi della legalità.
Rita Pani (APOLIDE)

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