11.13.2004

 

Mentana è solo l'inizio

di Alessandro Curzi
Berlusconi aveva ben presente i possibili, pesanti contraccolpi di una cacciata di Enrico Mentana dalla direzione del Tg5: sull'audience, sulla raccolta pubblicitaria e sui conti di Mediaset; sullo scandalo di un "conflitto di interessi" già clamoroso; sulla sua immagine e persino su un certo consenso elettorale popolare. Perciò sinora aveva evitato di procedere nel disbrigo di questa fastidiosa "pratica". Perciò, adesso che ha ritenuto di non poter più rinviare la questione, ha cercato di ridurre al minimo i danni, definendo con Mentana un accordo che prevede la sua provvisoria collocazione e "promozione" a direttore editoriale del gruppo (un vero paradosso, in questo caso: il direttore editoriale è infatti una figura di strettissima fiducia dell'editore che, per suo conto, dovrebbe controllare in una qualche maniera l'operato dei direttori...). Ma il fatto che Berlusconi abbia ritenuto di non poter più rinviare la pur annosa e spinosa questione, decidendo di affrontarne i rischiosi contraccolpi per poter contare, da subito, su un Tg5 perfettamente allineato e prono alle sue direttive (com'è già il caso dell'altro grande organo di informazione televisiva che è il Tg1), sta a significare che ritiene di avere una più che buona ragione per dover accelerare i tempi della completa normalizzazione mediatica e di riduzione del sistema televisivo a omologato strumento di propaganda governativa. Quale è questa ragione? Certamente la scadenza elettorale del prossimo giugno: "regionali" che si preannunciano per la Casa delle Libertà come un'ulteriore conferma del suo declino. Ma il valore attribuito dal Cavaliere e soprattutto dal suo Fedele Confalonieri al Tg5 di Mentana, quale gallina dalle uova d'oro per i bilanci e l'immagine dell'azienda, conferma il sospetto che la decisione di affrontare il rischio oggettivo che essa venga strozzata dalle pretese propagandistiche del Capo del Governo sia stata determinata da un'emergenza e da una posta ancora più alta delle "regionali": l'anticipo a giugno anche delle elezioni politiche 2006...Si tenga anche presente, in questo senso, l'avvenuto spostamento politico del direttore generale della Rai-Tv, Flavio Cattaneo: arrivato da Milano inviale Mazzini come "amico" di Ignazio La Russa e Paolo Berlusconi, oggi è violentemente attaccato da An e direttamente dal consigliere di amministrazione Veneziani, essendo ormai considerato al solo ed esclusivo servizio del Cavaliere. Si tenga anche presente che proprio in questi giorni è stata accelerata l'opera di "normalizzazione" delle redazioni regionali, a cominciare da quelle più importanti di Roma (dove si sta imponendo uno storaciano di ferro) e di Milano (alla cui testa Berlusconi avrebbe già disposto di collocare subito un uomo di sua stretta fiducia). Al "caso Mentana" vanno anche aggiunti la vicenda del Giornale Radio, dove è in atto una vera e propria ribellione contro il direttore Bruno Soccillo; la censura di Alessandra Mussolini a "Dodicesimo Round" su RaiDue; l'ormai pressocché realizzata totale omologazione anche dei programmi di RaiUno eRai Due, con espulsione di tutte le voci e i volti sgraditi al centro-destra; i continui tentativi di ridimensionare e di togliere le risorse a ReteTre, e da ultimo persino di tagliare gli spazi del Tg3. E ancora: i tagli indiscriminati imposti dal "ragionier" Cattaneo - a testate e reti, in particolare per quello che riguarda la "qualità" - al fine di arrivare a tappe forzate a una privatizzazione e a una quotazione in Borsa della Rai-Tv finalizzate a smantellarne definitivamente i residui rapporti con la società italiana e con la sua missione di servizio pubblico. E infine: le trattative in corso fra il sempre convincente Berlusconi e i (per ora) ancora riottosi alleati per l'abolizione della "par condicio" che consentirebbe al Cavaliere, con tutti i suoi miliardi, di affrontare le "elezioni della vita" facendo propaganda anche televisiva senza alcun limite quantitativo o temporale, e persino nei due giorni delle votazioni.Un quadro, come si vede, assai preoccupante. Ma ancora più preoccupante è che da parte della Grande Alleanza Democratica non si registri, su questo terreno, alcuna seria reazione, salvo qualche balbettante indignazione per la cacciata di Mentana. E invece una politica atta ad assicurare al popolo ealla democrazia italiana le condizioni per la rinascita e lo sviluppo di un sistema dell'informazione e più in generale della comunicazione plurale e non omologato, va esplicitamente messa al centro del nostro programma di governo alternativo. E di questo si deve parlare subito, negli incontri fra il centro-sinistra e la sinistra-sinistra, anche per chiarire preliminarmente - purtroppo c'è bisogno anche di questo dalle nostre parti -che non possiamo non batterci contro la privatizzazione della Rai-Tv, proprio mentre in altri paesi europei come la Francia e la Spagna, dove si era proceduto peraltro con grandi cautele su quella strada, sono in attori pensamenti e pentimenti.
Alessandro Curzi

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