6.20.2004

 

Andremo ancora a votare?

La prima volta ho detto che noi a votare non ci saremo andati più, a quelli che potrei annoverare tra i compagni. Ricevetti qualche curiosa domanda sul perché delle mie affermazioni e una manciata di sorrisini ebeti e compiacenti, uniti ai commenti bonari sulla mia esagerazione ideologica.
Era un marzo di un paio di anni fa.
Vorrei tanto ritrovarmi a cena con gli stessi compagni di allora e chiedere loro: “ Che ne pensi del congelamento delle prossime elezioni amministrative, che per dirla come Pecoraro Scanio puzzano tanto di golpe?”
Mi piacerebbe sapere perché nessuno ha tenuto nella giusta considerazione la gravissima affermazione del nano, quando in campagna elettorale iniziò a prospettare l’intento di raggiungere il 51% delle preferenze per potersi sbarazzare da qualunque tipo di ostacolo interno ed esterno alla sua coalizione- azienda, ora che le nuove direttive per la riforma della Costituzione Italiana portano sul bilico del potere egemonico del criminale di governo.
Vorrei anche ritrovarmi con un po’ di quelli che giurano di essere compagni e chiedere loro che ne sarà dei nostri voti, quelli dati a naso turato, con un filo di strenue speranza, ma so che le risposte sarebbero sempre le stesse infarcite da dogmatiche elucubrazioni sulle presunte unità atte all’abbattimento del nano-mafioso.
Vorrei sapere che ne pensiamo, cari compagni, di questa vittoria che non sa di vittoria e della loro sconfitta che non è una sconfitta.

Devo ripetermi: “Sei poco attiva, persino nel tuo blog…” mi dicono.
Ammetto, è vero, ma purtroppo continuo a chiedermi se ha ancora un senso quando persino tra quelli che a fatica chiamo “i nostri” riscontro l’assenza di intenti, la totale mancanza di volontà politica tesa al cambiamento.

Sono stata accusata spesso di snobbare la vita “di sezione” d’aver abbandonato l’attività reale per dedicarmi a quella virtuale, e di aver perso quindi il diritto di critica. Oggi potrei avere la mia misera soddisfazione, chiedendo ai compagni di esprimersi in merito alla “questione D’Erme”; potrei rinfacciare ai compagni che il mio abbandono dell’attività politica deriva proprio dall’analogia dei casi.
Abbandonai quando capii che altro non ero che un cavallo da domare e montare (qui il termine montare può assumere due diversi significati e lascio al lettore la scelta).
Così come rischiano di esserlo i movimenti, quelli seri, non quelli capitanati da Nanni Moretti sparito dalla vista come fosse solo l’immagine di uno dei suoi film, senza nemmeno annunciarlo con i titoli di coda che precederono la parola fine.

Ma la colpa è nostra e soltanto nostra. Non siamo abbastanza capaci di fare arrivare il messaggio a chi di dovere, non riusciamo a capire che andare a votare col naso turato è sintomo di mancanza di libertà reale e continuando a farlo accettando zitti qualunque porcheria ci venga proposta senza realmente obbiettare non ci porterà da nessuna parte. Non possiamo e non dobbiamo permettere lo svilimento del nostro voto con gli antichi giochetti di potere, con le spartizioni di comode poltrone, dobbiamo imporre a questa classe politica obsoleta ed inconcludente il nostro reale bisogno.
In fondo sarebbe semplice se si ricordasse che sono loro a dipendere da noi, e non il contrario, come purtroppo appare.
Rita Pani (APOLIDE)


Comments: Posta un commento

<< Home

This page is powered by Blogger. Isn't yours?