3.10.2004

 

Invaders.

Circa cinque milioni di granchi giganti della Kamchtka, pesanti da otto a dieci chilogrammi l'uno e con chele da un metro,
hanno ormai stabilmente invaso diverse coste della Norvegia cacciando tutti gli esemplari locali, con ovvie conseguenze per l'economia ittica e l'ecosistema. I granchi, di origine giapponese, erano stati importati in Unione Sovietica intorno al 1970. Sfuggite agli allevamenti, le prime migliaia di esemplari - evidentemente non prive di leader, e con un'alta coscienza del proprio destino storico - si erano progressivamente incamminate verso la Siberia, di la' verso la costa artica e infine, con sempre maggiore determinazione, verso il Mare di Barents. Il movimento ha richiesto diversi anni (al ritmo di circa
quattro chilometri al mese) ma, una volta padroni del Mare di Barents, la strada per la Scandinavia per i feroci crostacei era ormai aperta.
Ora solo il Mare del Nord li divide dall'Inghilterra. La "fuga" dai bacini sovietici, secondo l'intelligence, potrebbe non
essere stata affatto casuale: in quel periodo il vero padrone dell'Urss era il capo del Kgb Andropov, e non si puo' escludere che l'importazione, l'allevamento e poi la "messa in liberta'" - ma verso occidente - dei crostacei facessero parte di una strategia che, prevedendo il collasso sovietico sul piano convenzionale, fin d'allora programmasse l'invasione del mondo libero "con altri mezzi".
Inquietante coincidenza: anche oggi a dominare la Russia e' un altissimo esponente del Kgb.
Secondo altri osservatori - peraltro minoritari - l'invasione dei supercrostacei non avrebbe invece motivazioni ideologiche ma sarebbe piu' semplicemente una risposta marziana agli atteggiamenti sempre piu' aggressivi del pianeta Terra (diversi veicoli-spia di chiara origine terrestre sarebbero stati recentemente rilevati, secondo il governo marziano, sulla stessa superficie di Marte). In questo quadro l'occupazione della Norvegia sarebbe solo un ballon d'essai e altri
sbarchi analoghi potrebbero presto verificarsi in altri luoghi.
Riccardo Orioles

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