12.21.2003

 

BABBO NATALONI E LA FAVOLA DI NATALE

Ricordate quando qualche anno fa, recitava quella nenia tediosa insieme a tutta la sua famiglia, seduto sul divano accanto ad un maestoso albero di Natale? “ … E buon Natale ai bambini poveri…E buon Natale ai cagnolini…” Già all’epoca mentre mi si rivoltava lo stomaco pensavo a come sarebbe stato bene, vestito a righe, appeso in pubblica piazza o semplicemente impallinato, ma era solo uno spot che martellava, che almeno durava poco.
Ieri invece lo spot si è tramutato in uno spettacolo teatrale, lungo e noioso, vomitevole, ricco di comparse che facevano la parte dei giornalisti, tranne un’infiltrata dell’Unità Marcella Cianelli, che non è caduta in trappola ed ha interpretato se stessa, subendo le ire del regista, sceneggiatore, produttore, interprete, tecnico del suono e delle luci, mafioso, nano, presidente del consiglio.
La favola narra di un paese dove tutto va bene, diminuiscono le tasse, tutti lavorano e sono felici di fare qualche sacrificio, la scuola va benissimo, la sanità è un portento, e finalmente esiste un governo che lavora in modo imponente.
Dietro qualche polveroso angolo poi esiste anche qualcosa verso il quale si potrebbe recriminare, ma l’attore spiega che è per colpa dei comunisti, o dell’opposizione che non collaborazionista, ma sono solo angoli remoti, spesso della fantasia di chi come me a Natale metterà un bambino sul girarrosto.

Il dilemma è sempre lo stesso: “ Quanto è ancora cretino l’italiano?”

Sono cresciuta educata al rispetto delle istituzioni, mi insegnarono che per arrivare ad avere dei diritti qualcuno prima di me dovette lasciare la sua vita contro un muro o in un campo di battaglia, mi insegnarono che i nostri diritti si fondavano sul sangue versato e che per questo avrei dovuto rispettare non solo le regole, ma anche la memoria. Poi mi insegnarono anche delle cose banali, sapete? Quelle cose banali come per esempio discernere tra bene e male, tra logico ed illogico.

Non mi va nemmeno di elencare le cose illogiche che rasentano il male, voglio credere che siano cose note, lapalissiane.
Mi pare che una volta, l’accentratore di potere, si chiamasse dittatore.
Mi pare che una volta, sfruttare le istituzioni a fini privati fosse reato.
Ma una volta anche il falso in bilancio era reato. Che accade alla Parmalat? Che è successo alla Cirio? Che accade in Italia? Niente. Tutto va bene. Tranne questi comunisti che ogni tanto vengono fuori dagli angolini polverosi e provano a rialzare la testa, vestiti con i costumi degli autoferrotramvieri.
Fortuna che ci sono i sindacati. Hanno raggiunto un accordo. L’operaio la prenderà nel culo. Ma lo farà con stile. Sì perché non è che una mattina questi si sono svegliati e hanno deciso di volere soldi in più per sopravvivere. No. Loro l’aumento l’avevano avuto due anni fa, ma il contratto è stato disatteso dal governo del buon Natale, che tutto va benissimo. Cosa hanno ottenuto i sindacati? Hanno ottenuto che il contratto non venisse rispettato.
Il conflitto di interessi è un’altra cosa molto comunista che ci fu donata da un ex comunista, un tale D’Alema che studiava per diventare imbecille.
Oggi, per fortuna questo non è un problema, il padrone delle televisioni si astiene dall’essere presidente del consiglio quando il governo di nani e ballerine, fa leggi pro domo sua, però il nano dittatore nella logica della correttezza, fa dire al suo tirapiedi: “Il padrone di mediaset non si occupa di leggi televisive, ha chiesto ai tecnici di occuparsene….” Quindi abbiamo uomini mediaset che scrivono i decreti salva rete4.
Non so se questo sia bene, male, logico od illogico… Inizio a sentirmi confusa.

Il sette gennaio le feste saranno finite e il padrone delle televisioni, presidente mafioso-nano-piduista del consiglio si troverà nuovamente gettato a capo fitto nel lavoro. Ci sono ancora molte regole da riscrivere e la prima sarà quella sulla par-condicio.
Finirà che lui avrà gratis il diritto di frantumarci le palle con le sue idiozie e i suoi spot calzavelati, in ogni occasione, magari persino all’interno dell’Angelus del Papa, e se qualche comunista avrà voglia di dire qualcosa che sporca di polvere il paese del buon Natale, dovrà pagare.
A chi andranno i soldoni? A Mediaset. Ma non preoccupatevi, in quel preciso istante, il presidente del consiglio, resterà nano, mafioso, piduista, ma si asterrà dall’essere il padrone del monopolio televisivo.

Sono costretta a citare ancora un peto espresso da quella abominevole faccia da culo che recitava la favola del paese che tutto va bene… Mi è tornata in mente adesso… E cito a memoria:
“E’ abominevole l’uso dello sciopero selvaggio, in questo giorno, uno degli ultimi utili per le spese natalizie…”
Mi astengo dal commentare. Tutto mi pare assai scontato.

Molti compagni dicono che non sia ancora il tempo della RIVOLUZIONE, e io chiedendomi perché, mi sento sempre più sola.
RITA PANI (APOLIDE)

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