10.17.2003

 

IL GIOVEDI’ NERO DEL CONSIGLIO REGIONALE

Il 16 ottobre ’03 verrà ricordato ,nella storia di questi ultimi cinquant’anni, come il giovedì nero delle istituzioni democratiche della Sardegna.

Il centro destra, dopo mesi di lacerazioni profonde, si è ricompattato sulla base di logiche affaristiche perverse che rischiano di compromettere in modo definitivo la possibilità di uno sviluppo del turismo sostenibile, rispettoso del patrimonio ambientale, garantito da regole certe e universalmente riconosciute, e integrato con gli altri comparti in un piano di sistema. Al di là delle probabili deroghe ai vincoli di inedificabilità nella fascia dei trecento metri dal mare, quasi certamente si realizzerà lungo la fascia costiera dei due km, a partire dalla costa turchese, una città lineare per centinaia di km e per decine di milioni di metri cubi che segnerà un processo di impoverimento e di degrado irreversibile del già fragile equilibrio delle risorse ambientali, paesaggistiche e storico culturali del nostro territorio.

Di turismo, forse, si può morire, come ci ricordavano, di recente ad un convegno tenutosi nella nostra regione, scienziati di varie parti del mondo. Di certo si muore quando si dilapida la risorsa fondamentale della propria terra : l’ambiente.

Ma davvero pensiamo che le decine di migliaia di nostri giovani, che hanno ripreso ad emigrare in questi ultimi anni, troveranno soluzione ai loro problemi, o più semplicemente trarranno vantaggio dalla trasformazione dellla nostra isola in un cumulo di cemento?

Crediamo, forse, che i problemi del comparto agro alimentare e le decine di industrie che vanno a morire potranno essere sostituite dal mattone selvaggio, senza che la nostra terra domani sia più povera?

Il paradosso in tutta questa vicenda è che mentre i piani pesistici sono stati cassati perché troppo permissivi, il centro destra in consiglio regionale con questo voto ignobile e decine di sindaci della stessa connotazione politica, con Puc che contemplano il doppio delle volumetrie previste dai Ptp, spianano la strada ad altri 32 milioni di metri cubi di cemento: una follia.

L’intento delle associazioni ambientaliste che fecero ricorso al Tar era più che nobile, ma purtroppo, le stesse non avevano fatto i conti con questo consiglio che dell’interesse generale, di quello che una volta si chiamava il bene comune, se ne strafregano e al contempo non hanno neanche la dignità di manifestarlo a voto palese.

Ora è necessario e non procrastinabile che la Giunta Masala emani, con la massima urgenza, un decreto amministrativo che recepisca i termini della sentenza del Tar di una maggiore salvaguardia del patrimonio paesaggistico costiero.

Certo non può essere una soluzione ottimale quella che sta cercando di portare avanti Renato Soru con l’acquisto di Scivu e Funtanazza; tuttavia, di questi tempi, se questo è l’unico modo per arginare la catastrofe, ben venga. Almeno avremo salvato qualche pezzo delle nostre coste, in attesa di tempi migliori, quando finalmente potremo dare uno strumento urbanistico organico, rispettoso dell’ambiente e della dignità dei sardi.

La verità è che questi consiglieri se ne dovrebbero andare a casa al più presto, per il bene della Sardegna e dei sardi. Parimenti, le forze del centro sinistra devono, al più presto, senza indugiare oltre, presentarsi ai cittadini con un programma chiaro e un candidato autorevole che mettano la salvaguardia dell’ambiente al centro del loro progetto per il governo della nostra isola.

Il segretario
Vinicio Garau
Cagliari, 17-10-03


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