9.13.2003

 

LE PERSONE GRASSE DELL'OCCIDENTE

Il testo che il sindacalista sud coreano ha scritto prima di suicidarsi
Wto, il testamento di Lee: vinto dalla globalizzazione
''Sono impotente di fronte alla distruzione delle mie campagne.
Credevo nelle organizzazioni contadine, ma ho fallito''
Lee Kyang Hae sanguinante dopo essersi inferto una coltellata al cuore
(foto La Jornada)
Cancun, 12 set. (Adnkronos) -
E' un testo che Lee Kyang Hae, il sindacalista sudcoreano suicidatosi
a Cancun due giorni fa, ha scritto in occasione delle proteste di
Ginevra, nella primavera scorsa, ma si puo' considerare il suo
testamento. Lo pubblica il quotidiano messicano 'La Jornada', con le
fotografie che documentano tutta la sequenza del suo suicidio.
Atto praticato con un coltellino svizzero, di quelli multiuso, e non
con un pugnale orientale come si era detto in un primo tempo. Lee ha
consegnato il testo al fotografo il giorno prima di ammazzarsi, in un
incontro casuale. Leggendolo si capisce il dramma di un dirigente
sindacale che, dopo aver dedicato tutta la vita alla difesa dei
contadini e degli allevatori, si vede impotente di fronte alle
devastazioni causate alla sua gente dall'abolizione repentina dei dazi
doganali sui prodotti agricoli.
''Ho 56 anni -esordisce Lee- sono un fattore della Corea del Sud:
abbiamo tentato di risolvere i nostri problemi da soli, con una grande
speranza nelle organizzazioni contadine. Cio' nonostante, in generale
ho fallito, come ha fallito la maggior parte dei dirigenti contadini
negli altri paesi''.
''Poco dopo la firma dell'Uruguay Round (il negoziato del General
Agreement on Tariffs and Trade che diede origine alla World Trade
Organization, nata nel 1995, ndr) -continua il sindacalista- noi, i
contadini coreani e io, ci rendemmo conto che il nostro destino non
era piu' nelle nostre mani''.
''In piu' -si legge ancora- impotenti, non abbiamo potuto fare nulla
piu' che vedere arrivare le onde che distruggevano le nostre comunita'
rurali, radicate nel territorio da centinaia di anni. Ho tentato di
individuare le vere ragioni che spieghino la sorgente della forza di
queste onde. Sono arrivato alla soluzione, qui a Ginevra, alla porta
della Wto, e sto gridando a voi (ai responsabili dell'Omc, contro i
quali stava conducendo uno sciopero della fame, ndr) le parole che mi
ribollono nell'animo da molto tempo''.
''Per chi state negoziando ora? -chiede Lee- Per il popolo o per voi
stessi?''. Lee punta il dito sulla riforma agricola coreana, ispirata
ai dettami neoliberisti, che ha aperto le frontiere e aumentato la
produttivita' di alcune aziende agricole. Ma l'incremento, continua,
''semplicemente ha aggiunto piu' volume in un mercato a offerta
sovrabbondante, nel quale i beni importati hanno occupato la fascia
dei prezzi piu' bassi''.
Il problema e' che, in osservanza ai dettami neoliberisti, ai
contadini coreani non venivano e non vengono dati sussidi sufficienti
per reggere la concorrenza dei prodotti occidentali, sussidiati a piu'
non posso: ''A volte -ricorda Lee- si sono registrate cadute nei
prezzi quattro volte superiori al normale. Quale sarebbe la tua
reazione se il tuo stipendio all'improvviso si riducesse del 50%,
senza che tu ne comprenda il motivo?''.
Lee descrive poi il disastro causato da queste politiche nelle sue
amate campagne (era un allevatore, e aveva lasciato le sue vacche per
dedicarsi all'attivita' sindacale): fattorie abbandonate, emigrazione
nelle citta', debiti e bancarotta per chi resta attaccato alla terra
dei suoi avi.
''Una volta -ricorda il sindacalista- sono accorso ad una casa in cui
un contadino si era tolto la vita bevendo del veleno per i debiti che
non poteva pagare. Non ho potuto fare altro che ascoltare le urla di
dolore della moglie. Come ti sentiresti al mio posto?''.
''Quando vedo questo disastro -continua Lee- penso alle persone grasse
che vivono nelle citta' dell'Occidente. Carita'? No, lasciateci
tornare a lavorare! Gli esseri umani sono in pericolo, a causa della
mancanza di controllo sulle multinazionali e su un manipolo di
funzionari della Wto che ci portano ad una globalizzazione inumana,
esiziale per l'ambiente, assassina e antidemocratica. Devono fermarsi
subito, perche' senno' la logica falsa del neoliberismo uccidera' la
diversita' nell'agricoltura, il che sarebbe un disastro per tutti gli
esseri umani''.

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