9.13.2003

 

BEN TORNATA TRIPOLI: ORMAI IL NOSTRO CREDITO È CON L’ITALIA

Nel bene e nel male, gli Stati che guidano la storia si distinguono sempre
da quelli che la subiscono. Gli italiani espulsi nel 1970 dalla Libia
hanno seguito con alterni sentimenti le vicende che porteranno stasera il
Consiglio di sicurezza dell’Onu a votare la fine delle sanzioni al governo
di Tripoli. Accogliamo questa svolta innanzitutto con l’augurio sincero che
sia la base per una reale democratizzazione della Libia e per il suo
convinto ritorno nella comunità internazionale.
Rileviamo però con delusione che una decisione storica come la rimozione
dell’embargo per i misfatti attribuiti a quel Paese sia stata in sostanza
venduta e comperata con una transazione mercantile, per tacitare le
spoglie dei morti e il dolore dei vivi. La comunità internazionale avrebbe
potuto verificare la sincerità della redenzione libica con mezzi ben
più onorevoli per la dignità dell’Onu, degli Stati e della stessa
Libia, oltre che delle famiglie coinvolte.
Constatiamo infine con amarezza che, comunque, Stati Uniti, Gran Bretagna
e Francia hanno saputo gestire il loro contenzioso con l’abituale
determinazione, guadagnandosi un rango di rispetto nei futuri rapporti con
Tripoli. Quanto all’Italia, ha patrocinato gratuitamente la fine delle
sanzioni con la stessa sospetta generosità con la quale, dopo aver
incassato senza reazioni lo schiaffo della nostra cacciata nel 1970 (primo
di una lunga serie), non ha mai avanzato questo credito con la Libia e non
ha mai chiuso questo debito con noi rimpatriati.
E’ ben vero che noi siamo vivi, a differenza delle povere vittime di
Lockerbie, dell’Uta e di altre storie. Ma è anche vero che una parte di noi
è morta quando la Patria italiana ci ha abbandonati la prima volta e
continuerà a morire finché il nostro risarcimento morale e materiale
rimarrà aperto.
AIRL ­Associazione Italiani Rimpatriati Libia
Via Nizza 45 - Roma 00198
Tel. 0685300882 ­ Fax 0685300898 - Cell. 335.320858


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