8.23.2003

 

Latte e surrogati

“Bevi il latte! Disseta, fa bene e rinforza le ossa: contiene calcio!”
Quelli della mia generazione (anni sessanta), quasi tutti credo, ricorderanno questa raccomandazione, formulata dai parenti più stretti con il tono della richiesta che non ammette risposte negative. Con diverse varianti magari, ma il succo (di tette di mucca) più o meno rimaneva quello.
Ecco, io credo che quella frase sia la causa scatenante dell’involuzione che, da una repubblica fondata sul lavoro ci ha portati, più o meno coscientemente, ad una dittatura fondata sul pallone. Fin da quando il sottotraccia ha deciso non di partecipare attivamente alla politica, ma di “scendere in campo” con i suoi “azzurri”, è stato tutto un pullulare di metafore calcistiche.
Non ci sono coalizioni unite da ideali o intenti, ma si fa “gioco di squadra” nel tentativo di mettere in “fuorigioco” l’avversario. Non si dicono castronerie, ma si fa “autogol”. Talvolta capita che l’opposizione faccia “melina”. Oppure che ricorra al “catenaccio”, parola peraltro notoriamente invisa a sua nanezza, fautore di un più moderno gioco a zona franca in cui ognuno possa giocare nel ruolo di libero di farsi i cazzi propri.
Conseguentemente le tribune elettorali e, più in generale, le trasmissioni politiche, sono state sostituite dal “latte” dei notiziari sportivi (ricchi di calcio di ricchi) somministrati a dosi massicce. Nel tentativo, piuttosto riuscito invero, di sopire il pensiero “tagliando” questo latte con il bromuro di militaresca memoria. E’ di pochi giorni fa un titolo di cronaca romana pubblicato su “Il Messaggero”: “Giovane tifoso della Lazio muore soffocato mentre mangia”.
Cioè, il giovane non esiste(va) in quanto persona, quanto piuttosto come entità rispondente ad una determinata “etologia sociale”. Più in dettaglio, viene sottinteso che il mondo si suddivide in americani, europei comunitari, extra-comunitari in genere ed italiani. Gli italiani, a loro volta, sono classificati in sottocategorie identificate dalla squadra di calcio per cui si parteggia. Viene da chiedersi se la Polizia ha avviato un’indagine per accertarsi se il cuoco o il cameriere fossero romanisti. E chi spiegherà ai ragazzi di oggi che i Mille che sbarcarono a Quarto non erano hooligans scatenati in trasferta o che le risorgimentali cinque giornate di Milano non furono determinate dal tradimento del generale mercenario Aldo Ron o che le antinaziste quattro giornate di Napoli non erano quelle di squalifica del campo con penalità di punteggio?
Ma la speranza di una presa di coscienza, di una rinascita di una qualsivoglia forma di pensiero non muore mai. Apprendo con soddisfazione da un volantino della Lega Nord il motivo per cui hanno voluto Rai Due al nord: “vogliamo pensare anche noi”. E sarebbe anche ora, aggiungo io! Quel che mi riesce proprio impossibile comprendere è come quel canale della Rai possa aiutarli in tal senso. Non sarebbe più semplice smettere di votare i vari Bossi & compagnia?
Sia come sia, ne ho le palle (tanto per restare in argomento) stracolme: basta latte! L’unica cosa che mi preoccupa è che, se chi beve birra campa cent’anni, dovrò davvero sciropparmi tutto questo per altri 59?

dirtyboots

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