5.30.2013

 

Mi sono sposata (davvero)

Così magari il commentatore folle la smette di dire che è una bufala. :)
R.P.

5.16.2013

 

Fermo


Meno male! Pensavo avessero fatto la Rivoluzione, senza di me – ci sarei rimasta malissimo – invece  dopo due giorni, ho dedicato due ore alla lettura dei giornali e dei social network, scoprendo con somma soddisfazione, che tutto è esattamente come deve essere. Fermo.
Tranne i morti – che abbondano – tutto è uguale a sempre, persino l’ennesima richiesta mafiosa sul bavaglio, sulle intercettazioni, sulla rincorsa all’impunità di un sempre più vecchio debosciato, sempre più malavitoso, sempre più ripugnante e vomitevole. Meno male, non mi son persa proprio nulla, se non la voglia di riflettere sull’opportunità di compiere ancora strenuamente il proprio dovere, sempre ammesso che si riesca a comprendere quale esso sia.
Chi si getta dal balcone, chi muore di strage, chi uccide la famiglia, chi si dà fuoco, ma ci sono anche le belle notizia: “Il compagno di Ivan Scalfarotto potrà accedere al privilegio di stato”, e lui ne rivendica la vittoria. Il primo incivile passo verso una civiltà di facciata.
Gli altri gay? Si fottano pure. Loro non sono un problema  per questo paese messo in pericolo da  un’orda di giudici comunisti che per odio e per vendetta vuole “fare fuori” un onestissimo criminale, maniaco sessuale.
La gente si uccide perché perde la casa, il lavoro, il diritto alla vita dignitosa. Famiglie intere sterminate dalla povertà, ma non c’è la rivoluzione, non c’è nemmeno la reazione. Ci sono ancora chiacchiere e arroganza, propaganda modernista, con i ministri che “fanno spogliatoio”, per essere squadra, anche quelli reduci dall’adunata sediziosa di Brescia, che se l’Italia fosse un posto civile, sarebbe passata alla storia come la più grossa retata anticrimine del secolo.
Quindi credo di poter stare abbastanza tranquilla per un’altra settimana almeno. Credo di potermi dedicare ancora totalmente a me e al mio futuro marito, stando abbastanza sicura che tanto, quando riprenderò la solita routine, saremo tutti ancora qua, in attesa che il peggio del peggio si compia.
Nessuno cambierà la legge elettorale, nessuno farà sì che si possa decidere di vivere, nessuno estrometterà la mafia dal governo, nessuno ci restituirà il danaro pubblico, nessuno si opererà per la dignità del popolo vessato. Il governò cadrà e si tornerà a far la rivoluzione alle urne col voto fasullo… C’è tempo. E io me lo prendo. (A proposito: Nessuno osi mai più chiedermi il voto. Ne andrebbe della sua incolumità)
Rita Pani (APOLIDE) 

5.11.2013

 

Ti farò mangiare per qualche mese


Sapete cosa? Ogni volta che vedo questo piccolo mondo infame sguazzare nella melma in fondo al barile, mi dico: “L’apoteosi!”, poi il giorno dopo mi sveglio e ammetto: “Ah! No, non era ancora abbastanza.”
Leggo sui giornali di San Francesco da Arcore, che ha miracolato due famiglie in TV (la peggiore delle sue TV) e che con un miracolo da portafoglio è riuscito a trasformare le lacrime di disperazione, in lacrime di gioia.
E Lui disse: “Signora, le darò quanto sufficiente per non avere problemi per qualche mese.” Le nubi in cielo si aprirono lasciando passare i caldi raggi del sole. E svanirono i quattro anni di galera, inflitti dalla giustizia dell’uomo. E svanirono anni e anni di devastazione e ruberie. E si cancellarono con una sola promessa, anni di abbruttimento, di mafia, di appalti truccati, di sanità depredata, di miseria umana, di bambine violate ma ben retribuite, di ricatti e ricattatori, di devastazione socioculturale.
Alla vigilia dell’ennesima vergognosa battaglia della criminalità di stato contro la magistratura, in questo paese che continua forsennatamente a girare al contrario, la miseria umana si trasforma in oltraggio, senza che nessuno senta l’impeto di ribellarsi.
Noi, altrettanto forsennatamente, continuiamo a sentirci nauseati e distrutti.
Lo show televisivo, seguendo le regole del pietismo che fa spettacolo, regala l’ennesimo sogno, l’ennesima piccola invidia, che dà la speranza ai piccoli uomini e alle piccole donne miserabili di sognare di poter essere un giorno, miracolati dall’elemosina di un vecchio debosciato, che donerà alla povertà meno di quanto abbia mai dato a una sua puttana per una serata.
Fino a quando ci sarà anche solo un miserabile, che si presterà ad essere vittima di un debosciato, e carnefice di sé stesso, svilendosi al punto di essere strumento di propaganda, per mistificare la realtà italiana, non ci sarà alcuna speranza per noi, per il nostro oggi, e per il futuro nostro e dei nostri figli.
Non c’è alcun senso per nessuna battaglia, per nessuna lotta civile, in un paese in cui si è perso anche il significato della parola dignità.
Non sono sicura che le signore in difficoltà vedano il danaro promesso dal criminale bugiardo – è uso a promettere e non mantenere – ma nel caso questa volta decida davvero di darlo, spero che ogni euro speso possa bruciarle la mano. Spero che per ogni euro le strozzi in nodo della vergogna che dovranno provare sapendo che si sono vendute al pari delle puttane che quel mostro di plastica e materiale tossico, ha pagato prima per sollazzarsi, e che paga ancora – senza limite di tempo – per non essere ricattato, per non essere sputtanato, per non essere ancora condannato.
Ma la soddisfazione maggiore la provo pensando che, anche il giorno in cui la promessa non sia mantenuta, nessuno glielo farà rivendicare in TV.
Accettare danaro da chi ha contribuito così pesantemente ad impoverirci tutti quanti, è forse un atto più criminale di tutti quelli che possiamo immaginare. Mi piacerebbe scrivere ancora una volta vergognatevi! Ma gente così, che vende sé stessa per un pezzo di pane ammuffito in diretta tv, cosa sia la dignità o la vergogna, non lo saprà mai. Sicuramente andranno anche a Brescia, a sputare sullo stato per 10 euro e un panino.
Si fotta questo paese di merda.
Rita Pani (APOLIDE)

5.10.2013

 

Per fortuna non ho tempo


Per fortuna ho molto da fare in questi giorni. Così tanto che mi resta poco tempo per pormi domande, per cercare ancora il senso delle cose. Ieri, per esempio, più volte mi tornava in mente il tragico e triste anniversario della morte del Compagno Peppino Impastato, ucciso dalla mafia democristiana; avrei voluto mettere su carta quei pensieri, ma la sintesi alla fine sarebbero state due parole per chiedere scusa, per vergognarmi, per sentirmi ancora vinta. Certo avrei potuto sorridere insieme a quasi tutti della morte di Andreotti, ma a che sarebbe servito, se chi è vivo è forse assai peggiore di lui?
Per fortuna ho giorni complicati, nervosi, pieni degli affetti di cui la vita mi ha privato, di cose stupide da fare. Così che non ho tempo a sufficienza per domandarmi ancora come sia stato possibile ridurre l’Italia così. Non ho tempo per ostinarmi a pensare a un governo incomprensibile che ha ucciso anche gli ultimi spiccioli della volontà popolare, che ha oltraggiato milioni e milioni di creduloni che sono andati a votare, che ha ucciso l’ultima speranza di potercela fare a tornare ad esigere almeno un briciolo di dignità.
Ho letto ieri: “Siamo tutti Peppino Impastato”. Chi lo ha scritto o è un coglione, o un folle. Noi non siamo nemmeno l’unghia incarnita di un piede di Peppino Impastato. Noi non meritiamo nemmeno di nominarlo, perché noi la mafia la tolleriamo, anzi! Fingiamo di non sapere nemmeno che esista davvero. La mafia che basta a noi, è quella che ci raccontano in TV come fosse un film a cartoni animati.
Il primo atto ufficiale del nuovo commissario alla giustizia (che già detto così fa ridere) è stato quello di andare a Secondigliano, in carcere, a trovare nicola ‘ o americano, in arte Cosentino. E nessun cittadino ha vomitato. Quindi, no, noi non siamo proprio Peppino Impastato.
È morto Andreotti, e non aggiungo: finalmente! Anzi, che dio – quello suo – lo abbia in gloria. Era un criminale? Un mafioso? Un delinquente abituale? Sì, ne sono certa avendo letto molti atti processuali, ma era un signore, uno vero, uno che col senno di poi merita almeno il rispetto per la sua decenza. Mai avrebbe pensato di organizzare un’adunata sediziosa in un piazza di Brescia, pagando i figuranti assunti a giornata dall’ufficio casting di mediaset, o di deportare vecchi randagi ricoverati negli ospizi, con dieci euro e un panino, per applaudire e strillare “ziliviozilvio”. Sì, Andreotti era un criminale, ma almeno dignitoso nella sua criminalità, non un poveraccio rozzo, ignorante, e debosciato, che nonostante anni e anni di finta Resistenza, e falsa democrazia, sta ancora là a dirigere la cosca che nessuno vuole davvero combattere e vincere.
Quindi sì, per fortuna che avrò ancora giorni pieni, nervosi e impegnati, perché è sempre più difficile restare calmi e sereni, quando si trovano le risposte alle domande che nessuno, ormai, ha più voglia di farsi.
Rita Pani (APOLIDE)

5.04.2013

 

Donna intelligente. Donna nera


Porsi domande idiote, con la pretesa di darsi risposte intelligenti. L’ultimo spreco delle nostre energie, utile ovviamente a chi proprio esige che muoia il pensiero. E così da giorni si dibatte, anche in maniera veemente sull’opportunità o meno di avere un ministro di colore.
Ecco, se ancora si sente la necessità di porsi una domanda tanto idiota, allora la risposta non può essere che sì. Sì! Abbiamo bisogno di sapere che esiste una donna nera che può fare il ministro. Quindi abbiamo ancora bisogno di sapere che anche una donna può essere ministro. Quindi c’è ancora bisogno di far comprendere alla gente, che anche una donna può essere intelligente.
Ieri, per esempio, mentre stavo in auto, alla radio ho sentito parlare una donna intelligente, che parlava della sua professione di medico, dell’amore che nutre verso il suo paese “difficile”, che non è arretrato rispetto al resto del mondo – diceva – ma semplicemente ha dei tempi diversi rispetto al resto del mondo e dell’Europa. Solo dopo ho sentito fare il suo nome; era la ministra Kyenge e parlava dell’Italia.
Che bello sarebbe stato, stare seduti comodi a leggere disquisizioni intelligenti sull’opportunità o meno di avere un governo ridicolo e surreale come quello che ci hanno imposto. Che bel tempo, sarebbe stato quello speso ad interrogarsi sul nostro colpevole nichilismo, dinnanzi alle nomine di loschi figuri, discutibili persone, servi dello stesso potere che fingiamo di combattere da vent’anni in questo governo da barzelletta insensata.
Oh, se solo uno tra giornalai, e imbrattacarte avesse speso un po’ di inchiostro per fomentare la rivolta contro la mafia istituzionalizzata, su un Al Fano al ministero degli Interni, su una omofoba servetta del debosciato posta come oltraggio nel dicastero delle pari opportunità.
Ma in Italia non si può più essere mediamente intelligenti, è proibito dalla legge non scritta di un regime che non morirà mai, nemmeno quando finalmente avremmo festeggiato la dipartita di questa classe dirigente rivoltante.
Siamo un popolo miserabile, impoverito dall’ignoranza. Questa è la realtà. Siamo così indietro che ancora torna utile lo spauracchio dell’uomo nero. Siamo così in miseria che lasciamo gente come borghezio, libera di chiacchierare e persino di rappresentare una porzione di paese reale.
Già lo scrissi, e voglio oggi ribadirlo: anche in me è insita una naturale componente razzista, perché io i razzisti gli odio al punto che li rinchiuderei tutti in una riserva; simile a una porcilaia, perché è là che devono stare i maiali … evitate per cortesia la banale difesa dei maiali. Gente come borghezio, bosio o calderoli, è indifendibile.
Rita Pani (APOLIDE)

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