12.31.2012

 

Discorso alla nazione 2012

Voglio farvi gli auguri, per un 2013 almeno vivibile.
Proveremo a R-Esistere ancora, anche nell'anno che verrà sebbene la voglia di lasciare che tutto vada come pare debba andare, a volte è fortissima. E' nostro dovere, infondo, sopravvivere un attino in più del nemico.
Vi abbraccio tutti, e vi faccio tanti cari auguri, ringraziandovi per l'affetto che mi date.
Rita Pani


12.28.2012

 

C'è chi scende e c'è chi sale


Nella grande mole di messaggi che ho ricevuto in questi giorni, molti di voi hanno lamentato il silenzio, su ciò che inesorabilmente accade. A tratti mi son sentita anche colpevole per l’esigenza di tacere o meglio di non indagare oltre le trame della storia farsesca che stanno scrivendo sulla nostra pelle. Ora sono in difficoltà, quella che assale quando sai che dovrai misurarti con un compendio di minchiate.
Da dove si parte? Dalla prima cosa seria e reale. Il cambiamento italiano troppe volte annunciato, è finalmente arrivato. Dopo anni di mafia in Parlamento, ora arriva l’antimafia. Forse è così che si pensa di dare vita all’alternanza, di dare forma alla promessa.
Se prima si scendeva in campo l’antagonismo sale in politica, se prima la società civile eravamo noi, trasformati in terroristi spacca vetrine, ora la società civile è Montezemolo. Vuoi vedere che l’Italia cambia davvero? Me lo dicevo oggi sentendo un pidiellino preoccupato per la salita in politica del Procuratore Grasso, ritenuto addirittura inquietante da chi la mafia l’ha istituzionalizzata. Poi però mi son ricordata che nell’ormai lontano 2006 “Vuoi vedere che l’Italia cambia davvero?” era stato lo slogan della campagna di Bertinotti e del P.R.C. e mi son ricordata ancora che fu proprio quello l’ultimo anno in cui votai, con il naso turato e una maschera antigas, violentandomi per non essere violentata. Fu l’anno in cui decisi che mai più avrei votato se non mi avessero restitutito la dignità di cittadina, il diritto costituzionale al libero volto e alla libera scelta. Ma queste son solo chiacchiere.
L’Italia va, di cambiamento in cambiamento per restare sempre uguale. Leggevo oggi i piagnistei per l’occupazione delle TV da parte del debosciato, e anche qua ho notato il cambiamento in me. Per quel che mi riguarda potrebbe andare anche a Vojager a spiegare la sua mummificazione o alle previsioni del tempo, tanto io non lo vedrò mai. Monti potrà anche regalarmi l’agendina quando andrò a comprare la bombola per la stufa a gas, tanto non la userò abituata come sono a riempire il monitor e il frigo di post it.
Il Vaticano appoggia Monti, e pure questa pare essere una novità, proprio come se da sempre l’ingerenza di questo staterello tanto abusivo quanto straniero, non avesse coadiuvato l’Italia a finire sbranata da tutte le mafie, la loro, parimenti potente, compresa. E forse è per coadiuvare la campagna elettorale, e per rasserenare il clima politico, che manda avanti Don Piero e il suo manifesto contro le donne. Per far un po’ di fumo, per far partire l’ennesima protesta intelligente dell’italiano che reagisce: “la protesta delle minigonne”. Un modo come un altro per svagarsi dalla fame e dalla carestia, e soprattutto per far passare in silenzio l’inutilità di una tornata elettorale in cui il voto dei cittadini conterà meno di una mazza.
“Rita, mi aspettavo una tua sulle ultime dichiarazioni del tizio sui gay e sugli extracomunitari …” E mi vien da sorridere. Che si dovrebbe dire degli extracomunitari, dopo aver appreso che due corpi decapitati sono stati ritrovati sulle coste palermitane. Forse viaggiavano come clandestini nei container caduti in mare tempo fa. Ed è proprio con queste quattro righe scarne, che il nostro paese si è posto il problema dello sterminio quotidiano di innocenti e disperati. Perché indignarsi per le stronzate di un coglione, e restare zitti e indifferenti dinnanzi a tanto abominio? Abbiamo un mare che non è solo una fossa comune per vite insignificanti, ma anche per relitti dei quali, novanta volte su cento non sappiamo nulla, se non il cancro e la moria che poi ci coglie e ci vince.
Ma ci vogliono bene, ed è proprio per salvaguardarci dalla fatica di pensare alle nostre vite fottute, che oggi un tg ci domandava: “Secondo voi il trattamento ricevuto da Veronica Lario, la quale percepirà 100.000 euro al giorno per essersi separata dal debosciato, è equo?” Il 67% dice di sì. Quindi cosa ci è rimasto da dire?
Rita Pani (APOLIDE) 

12.22.2012

 

I due marò ringraziano il popolo italiano. A me no


L’aereo atterra a Ciampino in diretta TV, e l’unica differenza tra questi eroi e gli altri che ci hanno abituato a vedere, è solo il fatto che loro scendono dall’aereo sulle loro gambe; gli altri, in genere, dentro una scatola di legno avvolta dal tricolore.
No, non è vero. È diverso anche il fatto che a differenza degli eroi morti, questi hanno un palco sul quale salire, per ringraziare, per dirsi emozionati e grati per l’impegno dello stato che ha dato loro la possibilità di “respirare aria di casa”, di “avere questo permesso per passare il Natale a casa”. La cronista ce li racconta, e sottolinea l’emozione dei marinai accolti in pompa magna dal capo della marina, dal ministro in persona. Loro possono fare quel che nessun altro eroe, tornato a casa morto per una guerra insulsa, che si ostinano a chiamare  guerra di pace, può fare: ringraziare tutto il popolo italiano.
E io mi disgusto. Io non voglio far parte di questo popolo italiano, io non voglio i vostri ringraziamenti, io non voglio essere complice di un abominevole assassinio. So che è solo una formula, una sorta di litania, quella cortese forma da protocollo che gronda emozione e gratitudine, ma io i vostri ringraziamenti non li voglio nemmeno pro forma. Fortemente rifiuto.
Avevo già scritto ieri, di questo vortice contrario che ci inghiotte tutti quanti, di questo paese ormai servo, ed oggi – qualora ce ne fosse stato bisogno – ne abbiamo avuto una dimostrazione in più.
Tollero poco e male quei figli di famiglia che tornano morti dalla guerra, perché l’Italia la guerra la ripudiava, e una guerra non si può chiamare pace, soprattutto quando si combatte in un paese illegalmente invaso al solo scopo di conquistarne il petrolio, o gli accessi al mare per gli oleodotti, ma almeno la farsa patriottica un senso l’avrebbe, se non altro per quei genitori che i figli non li abbracceranno più. Il tricolore potrebbe essere l’unico loro conforto, le autorità un modo per far sentire riconoscenza. Ma oggi?
Due marinai assoldati per scortare una petroliera privata … due marinai che devono essere processati per omicidio. Quale sarebbe l’eroismo? Cosa differenzia un assassino da un altro?
Due assassini son tornati a casa dopo aver ucciso dei pescatori, che faticando in mezzo al mare campavano le famiglie. Non dico che lo stato italiano avrebbe dovuto dimenticarseli in un Resort in India, ma avrebbe dovuto risparmiare a tanta gente che di ingiustizia soffre e muore, la farsa della vittoria delle diplomazie, lo spettacolo indegno di uno stato che sembra davvero aver scordato qualunque fondamento di civiltà. Lo stato italiano ha pagato in danaro, poteva farli arrivare in silenzio, magari facendo finta di avere almeno rispetto per le famiglie dei pescatori che i loro cari non li vedranno più.
Ma ormai non c’è più nemmeno la decenza.
Rita Pani (APOLIDE)

E.C. Chiedo scusa, ho erroneamente scritto (poi corretto) che i nuovi eroi erano 3 ... fortuna che incece erano uno di meno

12.21.2012

 

21.12.12 non è successo nulla, nemmeno la rivoluzione


21.12.12 e non è successo niente. Neppure dopo l’approvazione della “legge di stabilità” l’ultima terrificante trovata per far finta che fosse davvero necessario dissanguarci.
Ad ascoltare i cronisti politici dei vari telegiornali c’è da farsi l’abbonamento semestrale alla risata convulsa. Uno è riuscito ad usare il condizionale parlando delle future – probabili – elezioni. Proprio come se fosse una cosa seria, proprio come se il futuro non fosse già stato scritto.
E rideremo molto, durante la campagna elettorale già iniziata; rideremo per non piangere, come è nostro solito fare per salvarci la vita, per conservare vivo il pensiero, in questo paese che sempre più centrifuga tutti noi girando al contrario.
“Sono quattro i consiglieri di pdl e lega non indagati per peculato”. Che ci crediate o no, così iniziava un servizio del telegiornale questa mattina: perché ormai ciò che fa notizia è quella che un tempo veniva considerata la normalità. Ovviamente non è uno scherzo, ma è solo utilità. Rafforzare il concetto che sono tutti uguali, condurrà il gregge a votare il diverso, il nuovo che avanza e che porterà l’imprenditoria che ci ha mangiati vivi direttamente in Parlamento, dove le regole – finalmente – potranno scriversele da soli. I berlusconi si moltiplicheranno, e si spartiranno quel miserabile futuro che nessuno riuscirà più a creare, dopo che il nostro stato e la nostra economia è stata ceduta in nome dell’Europa. Ci saranno quindi i marcegagli, i montezemoli, i berlusconi, e la storia la conosciamo già.
“Alitalia, è necessario un altro salvataggio.” Salvataggio due punto zero. Finiti i primi miliardi ora è tempo di mangiarsi i secondi. E mi pare ridondante dire chi dovrà cacciarseli da bocca quei miliardi.
Un primo esempio si è avuto già oggi, appunto con la legge di stabilità, che è riuscita a trovare i soldi anche per finanziare finmeccanica, ma si è scordata delle promesse ai malati di Sla, o la scuola e le università. Si sono scordate le emergenze sociali e si son distribuite le solite piogge di danaro laddove si è potuto, verso la TAV, verso le pedemontane del Piemonte, o l’interminabile autostrada per la Toscana – che mangia più soldi da decenni della Salerno Reggio Calabria.
Nel frattempo ci sarebbero anche le novità vere, come Ingroia che si candida e che chiede a Landini di fare lo stesso, o a Santoro. E che ci crediate o no, ieri lupi – quella cosa patetica – a proposito del decreto “liste pulite” non solo garantiva il nuovo modello trasparenza voluto dal tizio più torbido che c’è ma con forza asseriva la stranezza tutta italiana di poter correre il rischio di trovare tra un paio di mesi un giudice in Parlamento, che fino a poco tempo prima aveva indagato sul futuro premier. Una cosa inconcepibile che gli italiani dovrebbero comprendere. Inaudito.
Sì viene da ridere anche se non si dovrebbe. Ma la risata non ci proibisce di avere la forza di mandarli veramente tutti a cagare, dal momento che è impossibile spedirli a cavare carbone in Siberia, magari a piedi nudi. Come mandarli a cagare? Semplicemente rifiutando la scheda nel seggio elettorale, perché non sarà certo la presenza di Ingroia, o di una decine di persone per bene che potrà impedire al capitalismo arrogante e ignorante di continuare a fare ciò per cui sono dotati, continuare a rubarci il pane da bocca, guardandoci morire di fame, magari scommettendo su chi sarà l’ultimo di noi a soccombere.
Purtroppo non possiamo nemmeno più dire che questa gente non ci rappresenta, ma dobbiamo dire che queste istituzioni non ci rappresentano, dato che oggi 21.12.12  è stato riscritto l’articolo 81 della Costituzione … in silenzio, o solo con la labile voce di Di Pietro che comunque ha perso anche lui il diritto di gridare.
Facciamocene una ragione, non esistiamo più a prescindere dai Maya.
Rita Pani (Ha senso dire APOLIDE)

12.19.2012

 

 

Per fortuna che si vota ancora


3,9 miliardi di euro stanziati per il salvataggio della Monte dei Paschi di Siena. 11 miliardi di euro, in totale, spesi per salvare le banche private italiane. La cifra è praticamente quella che lo stato italiano ha reperito sanguisugando i cittadini italiani con l’IMU.
Non lo dicono in televisione, penso per una questione di salvaguardia della sicurezza nazionale, anche se poi non è che ci sia in giro tanto pericolo. Ora andremo alle urne e ci sentiamo tutti più garantiti dalla democrazia che ci darà il grande potere della ics.
Oddio! Non proprio ora. Andremo alle urne, quando il tizio vorrà.
Siamo ostaggi del volere di uno squilibrato, che fa cadere un governo per ritardare un processo penale, e che blocca un parlamento perché deve recuperare il tempo perso, e deve tornare in TV a vendere le pentole a chi non ha più nulla da cucinarci dentro.
Saranno le elezioni più ridicole che la storia italiana potrà mai scrivere, finte fin dal principio, inutili e farsesche. Elezioni di facciata, sempre per far credere al cittadino di averci partecipato, sia come candidati che come elettori.
Le cambiali firmate con l’Europa sono andate in scadenza, e ora son pronti per la riscossione. Monti candidato per volere dell’Europa. Imposto, perché davvero il più ligio e responsabile dei burocrati. Non ha interessi privati, svolge il suo compito senza guardare in faccia a nessuno. D’altronde è così, freddo e meticoloso, che deve essere un sicario.
E pure se questa burla dovesse vincerla il PD, già immagino il grande senso di responsabilità di Bersani che cede il passo al professore – per il bene del paese – già immagino le dichiarazioni dei passi indietro, del lavorare con e per … il bene del paese.
Il resto, in certi casi è ammirevole coscienza civile – Ingroia per esempio, o i compagni che si candidano credendo ancora in un futuro possibile – in altri casi una pantomima deprecabile, di gente che perso il palcoscenico se ne è inventato un altro, gente che pur di mantenere lo status del titolo nobiliare di “onorevole” ha già venduto abbondantemente sé stesso e ora sarebbe disposto a vendere persino la madre.
Ma anche ciò che potrebbe essere ammirevole, resta solo parte integrante della ridicola farsa. Siederanno in parlamento ad assistere alle imposizioni delle “banche”, ululando alla luna.
Da giorni i telegiornali hanno riscoperto il termine “società civile”. La prima volta che l’ho sentito, senza quel tono di disgusto usato per paragonarla al terrorismo, son rimasta piacevolmente stupita: “Sta a vedere”, ho pensato, “che finalmente qualcuno si è accorto dell’urgenza!”
Poi di nuovo, un giorno dopo l’altro, ancora la società civile, che dovrebbe essere la prossima futura ad entrare in Parlamento, a supportare Monti nel suo compito di sterminio non ancora terminato. La società civile è, a detta del nuovo che avanza, quella parte moderata fatta dai montezemoli, e da tutti quei grandi imprenditori che grande hanno fatto questo paese.
Uno scippo terribile, ci hanno rubato quasi l’identità, ma per fortuna non si mangia, e quindi potremo farne anche a meno.
Rita Pani  (APOLIDE)

12.18.2012

 

Ma che palle la realtà


L'IMU è stata introdotta dal Governo berlusconi con il d. lgs. n. 23 del 14 marzo 2011 (articoli 7, 8 e 9) pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale nº 67 del 23 marzo 2011 che ne stabiliva la vigenza a partire dal 2014 limitatamente agli immobili diversi dall'abitazione principale (art. 8, comma 2°, d. lgs. 23/2011)). Etc. Etc. Etc.

Passeggiare nella storia dovrebbe essere un toccasana, assai poco divertente e faticoso, rispetto al blaterare ossessivo e conveniente al quale ci hanno assoggettato. Il problema è che pure posti dinnanzi alla storia – qualora capitasse di volerla ripercorrere – troverete sempre l’imbecille che non la saprà leggere, e che troverebbe in quel 2014 la prova della non colpevolezza.
Basterebbe invece una lettura attenta, per far di quell’escamotage la prova provata della colpevole cialtroneria di un malfattore.
A Marzo 2011 il resto della novella italica era già stato scritto, il pusillanime vagava per l’Europa insieme al suo fido Tremonti a firmare accordi sulla cessazione delle nostre vite, e tornava in Italia a raccontare le sue vittorie schiaccianti, negando l’esistenza della carestia.
C’era anche tutto il resto, ovviamente, quello che poi è stato visibile a tutti, di furti e ruberie, di debosce e malaffare, di feste e vacanze, di cose che a furia di sentirle raccontare ci son venute a noia. E se solo si avesse voglia di riandare a leggere dei decreti e dei provvedimenti economici dell’ultimo nefasto governo del malaffare, si potrebbe comprendere come Monti non sia stato altro che il sicario assoldato per portare a termine ciò che il pusillanime non aveva trovato conveniente fare; anche mantener fede agli accordi da lui stesso assunti con l’Europa a cui ci aveva dato in pasto, per salvare le banche – anche le sue – e il capitale – soprattutto il suo.
Ma che palle la realtà!
Per fortuna ora sono chiare le strategie della prossima campagna elettorale, e il popolo avrà di che blaterare dell’occupazione dispotica delle televisioni di proprietà del debosciato che già impazza, di nuovo come Vanna Marchi, ad irretire il poveretto che sta là seduto e imbambolato, o a far incazzare il combattente feisbucchiano che posterà sdegno e raccapriccio dopo essere stato per ore a sorbirsi la maschera di cera davanti alla TV.
E la chiamerà politica, e sarà fiero del suo impegno nella lotta per aver seguito le fandonie di un vecchio malato mentale, al quale potrà ribattere ripercorrendo la storia del Rubygate, delle troiette dell’Olgettina, della moglie separata (non ancora divorziata) che un giorno disse della malattia mentale del marito, dei pompini delle ministre, della storia dal sapore porno anni 70, che bastava una tetta per illuminare gli occhi di tutti coloro che da lì a poco, ne avrebbero fatto un mito a cui regalare l’impero. Votandolo!
Quindi oggi si leggono i giornali, senza leggerli davvero. Senza provare un certo disgusto per le altre cose che pure stanno scritte ma che in pochi noteranno. Per esempio il sondaggio che dà il vecchio pusillanime in salita di tre punti dopo solo due apparizioni – senza stigmate – in TV. Per esempio, che con la nuova strategia della maschera di cera già si stiano prendendo accordi per un’altra taumaturgica apparizione nel tempio immacolato di San Toro, che rappresenterebbe una delle poche voci rimaste, degne d’essere ascoltate.
So che è inutile consigliare di spegnere le TV, e inutile è anche dire che solo non guardando certa merda teletrasmessa, si darebbe forte il segno di un popolo che resiste e non vuol essere addomesticato.
Ma che palle la realtà, che spezza la fantasia! Quasi fosse matematica: il debosciato+ascolti+pubbicità=danaro
La realtà non esiste più, me ne faccio una ragione, restando soddisfatta di sapere cosa è politica e cosa non lo è; soddisfatta per riuscire ancora a non restare impigliata negli ingranaggi di questa dittatura che impone il non pensiero. Soddisfatta ancora, per riuscire a continuare a distinguere un comico in disarmo da un politico, un debosciato malato mentale, da un politico, un ladro da un politico, una storia fantasy scritta malissimo da un testo sacro di storia.
Rita Pani (APOLIDE)

12.15.2012

 

Sostiene il papa


Ora sappiamo perché nel mondo aleggia questa cupa coltre di morte, di odio, di guerra e di terrore: è colpa dei gay. Lo ha detto il Papa Benedetta Sedici.
Ho passato bei momenti a leggere i tweet su fai una domanda al papa, pontifess, anche se a volte pensavo che qualcuno avesse esagerato, perdendo del tutto il buon gusto. Mi sbagliavo. Nessuna esagerazione.
Sto avendo molti problemi a scrivere ultimamente, inizio e non finisco, perché mi hanno detto che devo misurare le parole, poi quando leggo certe dichiarazioni altolocate mi domando: “Ma com’è che io devo stare attenta alle parole, e questi possono esprimere impuniti qualunque bestialità?”
I "tentativi" di rendere il matrimonio "fra un uomo e una donna" "giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione" sono "un'offesa contro la verità della persona umana" e "una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace", sostiene il Papa.
Non è forse questa una bestialità, oltre che un insulto nei confronti delle persone che vivono liberamente la propria natura, e la propria individualità?
Come potrebbero due persone che si amano ferire la pace e la giustizia?
La giustizia. Si stracciasse le vesti dorate, la Santità, e imponesse la giustizia dell’uomo nei confronti di chi abusa dei bambini, di chi uccide le donne – per amore e solo per amore - di chi stermina popolazioni intere, nel nome del Dio Danaro, l’unico a cui ogni uomo indecentemente si vota.
Ama il prossimo tuo come te stesso. Che bel consiglio venne dal cristianesimo dimenticato, dalle dottrine insegnate ai bambini così come si insegna una filastrocca senza senso.
Che ne sa un uomo che mai ha diviso la sua vita più intima, la sua quotidianità, il suo respiro con un'altra persona, cosa sia l’amore che ti fa sentire famiglia, al di là del riconoscimento anagrafico, spesso utile solo ad avere la protezione di uno stato che diversamente ti abbandona, senza diritti, nemmeno quello di sapere di che morte muore il compagno che vegli durante gli ultimi giorni della vita?
Sarebbe bello, utile e comodo, affibbiare ai gay la responsabilità d’averci reso tutti barbari e mostruosi, ma non è così. Lo sappiamo noi e lo sa lui, che pontifica con la sua voce virile, il giorno dopo aver incontrato Rebecca Kadaga, promotrice in Uganda della legge sulla pena di morte per i gay … e l’ha pure benedetta, Benedetta!
L’uomo ha ucciso l’umanità, e sta finendo di sterminare le ultime briciole rimaste, con le intimidazioni, facendo leva sulla colpevole ignoranza, corrodendo chi è già corroso dalla religione cattolica che oltraggia il cristianesimo.
Come ai tempi della Santa inquisizione, stiamo ancora qua a sentir blaterare di riti magici e sortilegi, brandendo le spade contro ogni diritto civile dell’umanità, persino quello di scegliere di non mettere al mondo vite che sarebbero perse, considerate nulle – in Italia -  e private dei diritti minimi e fondamentali della sopravvivenza. O peggio, il diritto di smettere di soffrire, in un epoca in cui un malato è considerato una voce in perdita per il Santo bilancio dello stato, che lo condannerà a morte certa. Ma la chiameranno morte naturale.
Guardi a Gerusalemme, Papa Benedetta, guardi alla Palestina, e poi me lo venga a raccontare che è tutta colpa dei gay. Forse mi aiuterebbe a decidere di smettere di misurare le parole, che poi, misurate non son neppure belle. Me lo dica ancora, che è colpa dei gay, se la giustizia è in pericolo. Per fortuna che va in giro vestito come il mago Otelma, almeno nessuno lo prenderà sul serio, tranne quelli con la tunica che molestano i bambini …
Rita Pani (APOLIDE)  

12.13.2012

 

 

D'ovunque ma non (di) qui


Con questo mio scritto che rendo pubblico, chiedo aiuto a qualunque figura istituzionale estera, mondiale o extraterrestre, che possa indirizzarmi, per chiedere e ottenere che io non sia più annoverata, nemmeno per errore, tra i cittadini italiani.
Nell’ultima settimana, questa Repubblica ha subito l’ultimo ed estremo capovolgersi della storia, lasciandoci nell’impossibilità di individuare l’istituzione alla quale rivolgere le nostre istanze.

Abbiamo vissuto l’ultimo anno sotto estorsione, rapinati dei nostri ultimi spiccioli, indebitati oltre ogni misura; oggi scopriamo che i nostri sacrifici, il sangue e la vita di chi se l’è tolta nell’impossibilità di proseguire la sopravvivenza, sono vanificati dalle necessita di sua eccellenza onorevole silvio berlusconi, ex presidente del consiglio, già presidente del Milan, di posticipare la sentenza del processo denominato “Rubygate”, e che porterà sicuramente Tinto Brass alla vittoria di un premio per il porno dell’anno, come fu per i giornalisti americani Carl Bernstein e Bob Woodward vincitori del premio Pulitzer per lo scandalo Watergate.

Impoveriti dell’ossigeno, dopo un anno di governo concentrato a ripianare i debiti, e far fede agli accordi europei, firmati dall’ex presidente del consiglio sua eccellenza illustrissima silvio berlusconi e l’allora ministro per l’economia, il chiarissimo e reverendissimo onorevolissimo giulio tremonti, nell’ordine oggi fondatori di due nuove formazioni politiche, Forza Italia  e il movimento delle 3L rischiamo di dover assistere alla cancellazione di uno dei diritti fondamentali dei cittadini italiani: il Festival di Sanremo, che teletrasmesso in concomitanza con la farsa delle elezioni amministrative, rischierebbe di confondere lo spettatore, il quale sarebbe chiamato allo sforzo sovraumano di tele votare per un cantante e votare per un partito politico.

Ci è oggi impossibile distinguere, in effetti, chi canti cosa, chi faccia parte dello spettacolo, quale sia delle due la figura più ridicola.
Ci è soprattutto difficile comprendere quale sia stato lo sforzo del nostro sacrificio, a cosa siano state sacrificate le vite di chi è morto e di chi continua a morire. Per giovare a chi siano stati cancellati i diritti minimi garantiti a tutti i cittadini italiani, primo fra tutti quello fondante della Repubblica italiana: “Il lavoro.”

Mi è impossibile, per dignità, continuare a far parte della cittadinanza italiana. Per questo, vi prego di aiutarmi, indicandomi un iter lecito perché il mio nome possa sparire da qualunque registro anagrafico di questa barzelletta di paese, affinché dato che nulla mi è più garantito, nulla nemmeno sia dovuto. Meno che mai, poi, il mio sacrificio.

Rita Pani (D’OVUNQUE)

12.12.2012

 

Brutto figlio d'ossimoro. Tu e tua sorella


Non vorrei dire nulla, ma son giorni difficili, passati a farmi mille domande senza trovare risposta, e guardando alla storiella italiana, sempre con la convinzione che poi, nella migliore delle nostre tradizioni culturali, quelle che ci tramandiamo da padre in figlio, e che ci hanno fatti grandi come siamo, prima o poi salterà fuori qualcuno a dirci: “Sorridi! Sei su scherzi a parte.”
Poi c’è chi mi dice, di star tranquilla, di non preoccuparmi perché nulla sembra reale, anzi, fantascientifico e quindi perfettamente aderente alla realtà, per cui alla fine non accadrà nulla perché tutto è già accaduto.
Io invece son qua e sono preoccupata, perché è davvero grave quel che ho fatto, e che mi ha portato tanti guai. Al termine di lunga indagine, pare che io abbia non solo diffamato una persona – fatto già di per sé grave – ma peggio avrei diffamato un partito politico.
Ora il problema è che l’avrei diffamato dandogli dell’ossimoro.

Badate bene, non ho scritto: “Brutto figlio di ossimoro!” Ho scritto: “è un ossimoro.”

Come dovrei difendermi?
È possibile difendersi da un’accusa del genere?

Vado a colpi di Zingarelli o Devoto Oli?

E se mi rinviano a giudizio per aver diffamato mezzo mondo, e pure quell’altro… chi mi garantisce che chi mi giudicherà sappia cosa vuol dire ossimoro.

Fino a ieri pensavo che il problema stesse nella poca conoscenza della Costituzione Italiana, oggi mi viene il dubbio che magari c’è gente che la Costituzione l’ha pure letta, ma non l’ha capita. In fondo, c’erano scritte tante parole difficili.
Parole come democrazia, diritti, lavoro, cittadini … roba che non si può nemmeno abbreviare scrivendo un SMS.

Mi sa che son fregata.

Rita Pani (APOLIDE ASSAI)

12.09.2012

 

Ricapitolando ... scende in campo


L’Italia è il paese che amo … scendo in campo …” Era il 1994, me lo ricordo bene perché nasceva mia figlia, la piccolina, che ora è abbondantemente maggiorenne. Poi mi ricordo ancora tutto o quasi. Mi ricordo principalmente del lavaggio del cervello che in tanti subivano dalla televisione, e mi molesta ancora la memoria di quelle risate registrate che spezzavano spettacolini di pessimo gusto che la gente, quella con tre g, assimilava come fosse una meritoria opera di contro informazione. “Striscia la notizia” si chiamava l’arma di distruzione della coscienza civile, e il suo agente di contagio era il Gabibbo. Non so se esista ancora, ma non lo escluderei. C’era ancora Enzo Biagi, e resisteva qualche esemplare eroico di giornalismo, prima che la devastazione fosse portata a compimento con la corruzione, con l’acquisizione delle testate libere o la loro distruzione. Poi venne l’editto Bulgaro, Biagi (Enzo, quello buono) morì, e il resto è storia sbiadita.
Corre l’anno 2012, gli ultimi spiccioli se avessero ragione i Maya, mia figlia a breve compirà 19 anni, è adulta, bella, fidanzata, e non chiede più il permesso per vivere. Voterà, addirittura. E noi siamo ancora qua, con una ventina d’anni addosso in più, con i polpastrelli consunti dalla fatica, senza più un lavoro, senza più un’auto da guidare, senza sogni da fare. “Scendo in campo per vincere.
Non saprei nemmeno da dove cominciare, mi torna in mente per prima cosa la Banca Rasini poi di conseguenza Publitalia 80 e la catena monta l’anello successivo, Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore. Poi l’intercettazione in cui si parla della bomba fatta trovare davanti casa sua, il prospettato rapimento dei figli, la discesa in campo col partito costruito da Dell’Utri, in seguito senatore condannato per concorso esterno ad associazione mafiosa.
E la gente con le tre g: “Proviamolo, se non va bene potremo sempre tornare alle urne. In fondo Berlusconi è ricco di suo, non avrà bisogno di rubare. Hai visto cosa è riuscito a fare delle sue aziende, lo farà anche per l’Italia. I comunisti ci toglieranno la proprietà privata, Berlusconi invece toglierà le tasse.” E molte di queste cose, oggi le dicono anche per Grillo, il non candidato che ha un non partito che raggiunge il 20% del campo in cui tutti vogliono scendere, perché non c’è nulla da zappare.
Ma senza divagare, adagiata qua, prendo pezzetti di memoria, senza neppure chiamarla storia, senza cronologia, solo sentimento …
- Mandare la polizia a stanare gli studenti, minacciare gli studenti in occupazione promettendo l’intervento della polizia: “Stiano attenti …” disse, e io me lo ricordo. Perché poi la scuola italiana si finì di devastare, e ora si ricorda l’eccellenza della signora Gelmini, perché chiodo scaccia chiodo, e il chiodo Moratti non se lo ricorda più nessuno. Iniziò lei a togliere denari al pubblico per darlo ai privati. I figli degli operai? Facessero gli operai.
Lo so, dovrei scrivere un pamphlet, almeno 200 pagine di dichiarazioni allucinate e allucinanti, ma non servirebbe assolutamente a nulla, perché non sono bastati venti anni di allucinazioni.
Il 2010 doveva essere l’anno della sconfitta del cancro, e della fine dei lavori sulla Salerno Reggio Calabria, l’Alitalia doveva essere di nuovo la compagnia italiana per eccellenza e avrebbe già dovuto iniziare a renderci i soldi che lo stato diede ai suoi 4 o 5 salvatori della patria. Le ragazze che cercavano lavoro, oggi dovrebbero essere le mogli di facoltosi imprenditori sul modello dei figli del discesista in campo, le Olgettine, anziché testimoni in tribunale, tutte imprenditrici di loro stesse grazie ai danari del Priapo che le salvò da prostituzione certa.
Saltellando da uno scampolo di memoria all’altro, nella storia che ha creato il deserto di questo Natale senza luci intermittenti, mi torna in mente che la crisi economica non c’è, che è giusto non pagare le tasse, che i giudici spesso sono antropologicamente diversi, mai più con Bossi, Bossi il miglior alleato di sempre, mai più con la Lega, Angela Merkel la culona inchiavabile, le corna nella foto ufficiale … e l’Aquila.
L’Aquila ricostruita che sta ancora là, con le rotonde erbose a segnare il passaggio dei grandi del mondo. Le torte e lo spumante nel frigo delle case tutte uguali, destinate a venir giù al prossimo soffio di vento. L’aggregazione giovanile trasferita nei centri commerciali, i centro storico che diviene simbolo, in tutto il mondo, di cosa non si deve fare dopo un terremoto …  
La svendita dell’Italia ai regimi capitalistici europei e mondiali, la firma di contratti che ci terranno sottomessi per cinquant’anni ancora, la dissipazione del danaro pubblico, l’instaurazione del sistema di corruzione che governa ogni appalto italiano, e che quindi nega i diritti minimi ai cittadini …
Che peccato dovermi fermare qua. È troppo lungo, e un post quando è lungo non lo legge nessuno …
In realtà mi fermo anche perché mi sembra tutto così insensato che, ogni riga rifletto e mi dico:
“Ammazza che palle … ma chi cacchio vuoi che non sappia tutte queste cose?”

Poi mi rispondo e so che dovrei andare avanti, ma è anche vero che non ne vale la pena. Tutta fatica sprecata.
Rita Pani (APOLIDE)

12.08.2012

 

Ricomincia ... dacapo


Sembra di vivere dentro un film di Antonio Albanese, e non necessariamente dentro “Quantunquemente” ma peggio in “Ricomincio da capo.” Ogni giorno ci svegliamo e viviamo lo stesso giorno, frullati come dentro una centrifuga capace di riportarci indietro nel tempo, sempre uguale, snervante, avvilente e sconfortante.
Non so nemmeno bene come la stampa riesca a scrivere ogni giorno le stesse cose, fingendo che siano nuove. Non comprendo come, anche nel Parlamento Italiano, gli uomini e le donne che in teoria rappresentano la popolazione italiana, riescano ad assumere quei toni seriosi e categorici per esprimere le loro rivendicazioni.
Ogni giorno ci svegliamo e siamo fermi allo stesso punto, quasi pietrificati, annichiliti dall’impotenza, soggiogati dalla teatralità che ci fa credere di essere in qualche modo partecipi, proprio come davanti a una puntata qualunque di un qualunque reality show. Affiliamo le dita per affidare alle tastiere dei nostri computer opinioni e pareri che resteranno là, immobili come tutto il resto.
Il fiume di inchiostro scorre sulla carta, e si mischia e si ingrossa, alimentato dagli altri affluenti di inchiostro, a volte rivoli quando l’argomento deve essere inghiottito in fretta e dimenticato. Il fiume più maestoso resta quello del nulla, che si gonfia e ci sbatte in faccia annegandoci tutti con la sua tinta.
Da vent’anni ogni giorno ci svegliamo, e troviamo la pozza nera di parole a raccontarci di sua maestà, il vecchi Priapo, che va via e ritorna, che va a trovare il Milan, che va in tribunale, che è in Africa a ringiovanire, che crea una nuova holding “5B” per mettere più al sicuro il capitale suo e dei suoi figli – un rivoletto inghiottito presto dal fiume di nulla – che per il bene del paese tornerà, che lo farà per la gente che glielo chiede, per il paese che ama, per riformare la giustizia che si accanisce contro di lui, per sconfiggere i comunisti.
Da vent’anni ogni giorno c’è qualcuno che ogni mattina ci fa trovare a colazione le reazioni più o meno sdegnate della sinistra italiana, che oggi c’è, domani non c’è, che poi va e che poi torna, che sempre si mostra pronta a sconfiggere il nemico, il presidente del Milan, il padrone di Mondadori, quel tizio che è in Africa a dimagrire, l’ex amico del giornalista, il protettore di povere ragazzine, di nani e di ballerine. Ogni giorno ci svegliamo e c’è un Bersani che promette di salvarci tutti dalla catastrofe che incombe, e alla quale la stupidità italiota non riuscirà ad opporsi.
Ieri guardavo le dichiarazioni di voto in quel ridicolo teatro che è diventato il nostro Parlamento, e rabbrividivo. Sembrava che qualche regista bastardo avesse riportato indietro una vecchia cassetta VHS, e ci stesse facendo uno scherzo sottile. Sembrava persino che Casini dicesse cose sensate, in confronto alle chiacchiere reiterate – ogni giorno le stesse – ripetute a casaccio come le litanie. Chiacchiere antiche in un paese nuovo. Un paese in cui le donne hanno imparato dalla politica che per sopravvivere si devono prostituire in casa propria. In cui come in tempo di guerra ci si vendono i quattro oggetti preziosi che si erano tenuti in ricordo degli antichi fasti. Il paese in cui si accetta di non aver più diritto ad istruire i propri figli, per farli elevare socialmente, perché non esiste più nemmeno l’accesso alla speranza del futuro.
Ieri ho ascoltato parlare questi signori che pretendono di rappresentare le mie istanze, di governare la mia vita; hanno parlato della società civile rappresentata da Montezemolo. Hanno detto che i comunisti non mangiano i bambini ma non torneranno, hanno detto ancora che non racconteranno più le favole, hanno detto che son felici del ritorno della deboscia del vecchio Priapo … hanno detto che ci sono grati per il nostro sacrificio. Hanno detto anche che finalmente in Italia c’è una legge per l’incandidabilità dei politici condannati, poi hanno aggiunto che però anche dell’utri, condannato per mafia, potrà candidarsi, così che anche domani continui ad essere esattamente come oggi.
Io per fortuna son sveglia da anni.
Rita Pani (APOLIDE)


12.05.2012

 

Datemi una seggiola e vi solleverò il mondo


Datemi una seggiola e vi solleverò il mondo

Ci ho ripensato oggi, ridendo, dopo aver letto le dichiarazioni del neo Assessore per i beni culturali della Regione Sicilia, lo scienziato Antonino Zichichi, che ha un sogno: “La Sicilia piena di centrali nucleari.” Poi mi è tornato in mente dopo aver letto la bellissima dichiarazione del sottosegretario  Polillo: “In Germania le cose vanno bene, perché la gente lavora.” Un’altra conferma l’ho avuta dalle dichiarazioni di Clini, il quale vuol proibire per legge – urgente – di costruire nelle zone idrogeologiche a rischio. La certificazione è arrivata invece dal ministro Patroni Griffi: “Nessuna stabilizzazione di massa per i precari della pubblica amministrazione. 7300 esuberi nella P.A. e in massima parte nella scuola.”
Ho sempre avuto il dubbio sulla vera finalità di queste dichiarazioni idiote. Tenendo in considerazione il fatto che di solito escono dalle bocche di professori illuminati, o addirittura scienziati, tendevo a pensare che si trattasse di un tentativo sottile di elargire al popolo vessato almeno un po’ di buon umore, ma dopo le dichiarazioni dell’ultimo arrivato alla seggiola del potere, lo scienziato vero Antonino Zichichi, si è fatta forte in me la convinzione che l’assurgere a cariche di potere, piccole o grandi che siano, sottopone al rischio di contagio da virus che provoca aerofagia cerebrale. Diversamente tanta idiozia non potrebbe spiegarsi davvero, né tanto meno la leggerezza con la quale, questa gente mette a rischio il suo buon nome e la sua rispettabilità – sempre ammesso che ne abbiano mai avuto una.
Una centrale nucleare in Sicilia? Sì come no? Magari alle pendici dell’Etna, vulcano attivo della Regione più sismica che c’è. Poi non una soltanto, ma tante, tante, tante. Una Sicilia piena fino all’orlo, anche per conservare meglio il panorama di tanta bellezza – che c’è nonostante tutto il resto.
In Germania la gente lavora. Qua invece siamo una manica di fancazzisti che appena esce un po’ di sole, se ne va al mare con un piatto di spaghetti a cantare canzoncine neomelodiche col mandolino. Magari piagnucolando, che siamo anche un po’ tutti choosy! Il fatto che il lavoro non ci sia per via della “spending review,” del capitalismo spinto che favorisce lo sfruttamento della schiavitù legalizzata e il lavoro nero, è fattore del tutto secondario.
Come deve essere sconosciuta la legge al ministro Clini, che se facesse in modo di far applicare quella già esistente, si ricorderebbe che di norma, prima anche di sollevare un muretto a secco per recintare l’orticello di pomodori, è necessario presentare la relazione geologica sullo stato del territorio nel quale si vuol costruire, per ottenere la licenza edilizia.
E infine l’occupante della seggiola della Pubblica Amministrazione, che deve licenziare gli esuberanti precari a vita, mentre il suo collega Profumo promette tablet e getta via danaro con l’ennesimo “concorsone” che non assegnerà mai gli 11 mila posti promessi (a fronte di oltre 320.000 candidati). Qua ci vorrebbe un altro scienziato che sapesse almeno un poco di aritmetica per comprendere che se non fosse per colpa del virus intestinale che colpisce il cervello, tutto questo non avrebbe alcun senso, tranne quello di continuare a tenere sotto scacco un intero paese, prendendolo indegnamente per il culo.
Certo, c’è da ammettere che ancora glielo permettiamo; in fondo, son divertenti. Malati, ma divertenti.
Rita Pani (APOLIDE)

12.04.2012

 

Riforma delle pensioni: al lavoro fino alla morte


Signora Fornero, la prego mi aiuti: ho due figlie, la maggiore per fortuna ha già espatriato, ma ancora non riesco a convincere la piccola a lasciare questa landa desolata governata da voi. Pensavo, che se lei potesse emanare ancora qualche editto, forse la mia bambina potrebbe finalmente convincersi che persino in Burkina Faso, potrebbe avere un futuro migliore che qui.
Ho appena letto – una riga sì e una no, che leggere tutto sarebbe stato uno spreco – la sua ennesima riforma del sistema pensionistico, e ho capito – come se ci fosse bisogno di ulteriori evidenze – che lei proprio non ha idea di cosa sia il lavoro. Ho anche dedotto, o meglio fortificato la mia convinzione – che voi vogliate continuare a sanguisugare il lavoratore, con la speranza che egli crepi prima di poter riavere, anche in minima parte il maltolto.
Se non fosse una tragedia, le giuro che lei sarebbe davvero esilarante, e con lei tutto quel manipolo di scaltri affaristi al soldo del capitalismo, che siedono abusivamente al governo di questo ormai ridicolo paese.
Lavorare fino a 70 anni, ma volendo arrivare anche a 75. Perché no?
Vede signora, lavorare non significa alzarsi la mattina con comodo, farsi venire a prendere dalla macchina comoda che non rispetta il traffico e i semafori, andare a chiudersi in una stanza fresca d’estate e calda d’inverno, posando il santo culetto santo su una poltrona in pelle umana, delegando ogni cosa da fare a uno schiavo sottoposto, magari uno stagista pagato a un euro l’ora, quando è fortunato, o pagato nulla quando è ricattato. Lavorare è fatica. Il lavoro logora le membra, il cervello, le mani. Lavorare fa ammalare, spesso non dà abbastanza nemmeno per mangiare, o per aiutare i figli a crearsi quel futuro che comunque, con una legge idiota come quella da lei partorita, gli verrebbe negato.
Immagini un maestro elementare, a 70 anni circondato da una miriade di ragazzini chiassosi, esperti di Internet appena smesso il biberon, veloci di mente e curiosi. Immagini un Carabiniere in pattuglia che vede il ladro scappare per una campagna impercorribile col veloce mezzo (magari a corto di benzina) che sceso dalla macchina, si lancia all’inseguimento. Immagini l’operaio alla catena di montaggio – già è vero, quelli ormai son quasi estinti: obiettivo raggiunto! – Immagini l’autista di un autobus, guidare nel traffico stoicamente dopo i 70 anni. Immagini una persona che da una vita ogni mattina si alza alle cinque del mattino, inverno ed estate, con la neve o con la pioggia, percorrere sempre la stessa strada, fare sempre gli stessi movimenti, un professore dire sempre le stese cose, e poi immagini sé stessa, condannata dalla vita a viverne una reale …
Poi me lo venga a raccontare che è tutta una questione di coefficienti, che bisogna dare di più per avere il minimo, che è giusto farsi derubare ogni mese di quasi la metà dello stipendio per finanziare uno stato ingordo, derubato da un manipolo di ladri a cui non avete il coraggio di imporre di ripagarci tutti, con gli interessi, di quel che si sono portati a casa.
La prego signora Forneno, mi aiuti a convincere mia figlia che è ingiusto il suo sacrificio, mi aiuti a spiegarle sempre più e meglio che se ne deve andare da questo paese di merda. Ci convochi tutti i giorni, attraverso i giornali e la TV ad ascoltare una delle sue mirabolanti e geniali trovate. Almeno per questo, la prego, si renda più utile. Non ci vuol nulla, in fondo, nemmeno uno sforzo … le sue idiozie hanno l’aria di venirle con massima spontaneità.
Rita Pani (APOLIDE nauseata)

12.03.2012

 

Niente favole, compagno Pierluigi




C’era una volta un grande partito, caro Compagno, e oggi non c’è più. Lo so, i tempi son cambiati e il muro è crollato, infatti siamo tutti qua, sotto le macerie sfiniti e impolverati.
Ti ho seguito ieri sera durante il tuo discorso di ringraziamento, per il risultato inatteso così grande, e a tratti ho persino sorriso. Mi stai simpatico, l’ho sempre ammesso, e in alcuni casi posso anche avere stima di te, se non altro per la tua intelligenza, ma no, tranquillo: non ti voterò. Ho una coerenza da rispettare prima di tutto, per poter esigere di cambiare davvero questo paese devastato.
C’era una volta un paese, caro Compagno, che oggi non c’è più e anche quel che ne resta traballa pericolosamente, o frana, o si sommerge, o si uccide, o crolla e resta a pezzi, o non mangia, o non lavora, o non studia, o non cura le malattie.
Niente favole mi dici, ed è un bel principiare. La verità innanzi tutto da dire a chiare lettere a questo popolo – ti dico già – non vorrà ascoltare. La verità è coraggiosa in un periodo in cui la codardia fa salvezza. In un periodo in cui è una favola persino la terra che calpestiamo.
C’era una volta la verità, caro Compagno, ma poi anch’essa divenne una bugia.
“Dare occasione alle nuove generazioni”, per esempio, è la bugia più veritiera che ci sia. Una volta, quelli che le bugie le sapevano dire, si limitavano a gridare: “Largo ai giovani!” e abbiamo visto quale uso se ne fece delle giovani. “Giovani” divenne un capo buono per tutte le stagioni, abusato per indurre speranza, quella che c’è solo nelle favole.
Sei stato bravo, in effetti, nuove generazioni è un modo nuovo per raccontare sempre la solita verità, quella che non si sa bene dove inizi la bugia.
La verità sarebbe stata quella di dire che si daranno occasioni alle persone, tutte le persone, perché il grado di rovina di questo paese ormai non distingue più tra chi si possa salvare e chi no. Tutti stiamo in pericolo, chi è vecchio e malato e non si può curare, chi è giovane e non può mangiare, chi è di mezza età e non può far più né l’una, né l’altra cosa.
Le nuove generazioni e la politica? Sembra una favola anche questa, a sentire come si esprimono in tal senso le nuove generazioni, create dai mille revisionismi storici, che non sanno nulla del recente passato perché tutto sommato ha fatto comodo a tutti lasciarli crescere all’oscuro del sapere. Ma certo, era di questo che parlavi! Delle facce fresche da portare in parlamento a sostituire quelle ormai noiose che non fanno più audience, che anzi un po’ ci fanno incazzare. Eppure anche questa favola è già stata raccontata e proprio da voi con le candidature dell’ultima campagna: la Madia, per esempio, e mi perdonerai se non ho notizia delle giovanilistiche migliorie apportate da lei e dal suo contributo. Perdonami sì, perché probabilmente la mia è solo ignoranza. Magari ha fatto qualcosa, e io ero distratta. Magari …
C’era una volta la politica, caro Compagno, e so che tu lo sai. Ci vuole il coraggio della verità per governare, è vero. Un concetto che ho spesso ribadito e che mi ha fatto avere stima di te. Solo che poi arriva il momento di sfoderare le palle, di mettersi di fronte al paese e dirgliela questa verità. Quella che tra noi ci diciamo sottovoce, in maniera quasi carbonara, stando attenti che nessuno ci senta. Noi che nella verità stiamo immersi fino al collo e un poco di più.
C’era una volta un partito che non aveva bisogno di rendersi americano per vivere di partecipazione. Un partito di massa che con gli operai ci stava fuori dai cancelli. C’era una volta un partito che esigeva diritti e rispettava i doveri. C’erano una volta dei leader che non ebbero bisogno di ringraziare i nemici per aver fatto sembrare vera una disputa che vera non era.
Così caro Compagno ho letto il tuo ringraziamento a Matteo Renzi, che un tempo, quando le favole non c’erano e ancora era vero l’impegno e la militanza, nel partito che c’era non ci sarebbe stato.
Ma questo è un altro discorso, questa è politica, questa è molta nostalgia.
Attendo fiduciosa di sentirle le verità, magari raccontaci subito quella di Taranto o di Portovesme; son giorni strani in cui mi preme sapere del domani.
Auguri!
Rita Pani (Comunista)

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