11.06.2009

 

E’ finita la crisi.

Quando c’è una buona notizia perché non dirla, evidenziando anche che siamo terzi in Europa, e sesti nel mondo? La crisi sta finendo, lo dice anche la OCSE, e noi che i numeri non li sapremo mai – quelli veri – non dobbiamo far altro che crederci e rispondere bene alle domande dell’ISTAT che ci chiede se siamo fiduciosi. La risposta giusta è sì.

Nei microcosmi che tutti conosciamo, quelli di casa nostra, la crisi si attraversa con facilità: basta non spendere nemmeno per il necessario, e riversare i pochi soldi solo per pagare l’ineludibile. Si potrebbe quindi pensare che l’oculatezza governativa abbia seguito lo stesso principio, e ci abbia traghettato fuori dalla grande crisi.

No, non è così. Probabilmente io non ho capito bene, o non so, a cosa si riferisca l’OCSE, forse solo a un calcolo fantasmagorico, in base a dati falsati o avveniristici, perché la realtà quotidiana dice altro e assai diverso. Primo esempio, un parlamento – quello italiano – in ferie per mancanza di soldi. Altro esempio il rimando dell’ampliamento della banda larga per l’utilizzo di Internet, che ostacola lo sviluppo economico, e ci porta indietro di 6 posizioni nella classifica mondiale, al 38° posto su 66.

Tuttavia i segnali di ripresa ci sono.

Lo stabilisce anche il CIPE oggi, deliberando l’esborso di 1,3 miliardi di euro per attivare la fase progettuale del ponte sullo stretto. Fate attenzione, perché questo non significa che si farà il ponte, ma semplicemente che un miliardo e trecento milioni di eurini verranno elargiti dallo stato, perché finalmente, ma dopo la posa della prima pietra a guisa di strenna natalizia per il popolo bue, si inizi a progettare. C’è da aggiungere, per chi non lo sapesse, che il CIPE delibera la spesa di soldi pubblici, persino per un ponte che qualcuno ha sempre giurato, sarebbe stato costruito con finanziamenti privati.

E se questi non sono segnali di ripresa, vuol dire che non avete ancora capito quanto già ci abbiano preso ... per il culo.

(L’IMPREGILO ringrazia vivamente il padrino del consiglio.)

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Certo c'è tanti che della crisi hanno approfittato: per licenziare, per avere incentivi, evadere impunemente il dovuto alla società, condoni. Questi spendono e spandono e fanno le statistiche che non fanno i disoccupati, i precari, gli schiavizzati, i pensionati che frugano nei cassonetti del supermarket...

"Sai ched'è la statistica? È na' cosa
che serve pe fà un conto in generale
de la gente che nasce, che sta male,
che more, che va in carcere e che spósa.

Ma pè me la statistica curiosa
è dove c'entra la percentuale,
pè via che, lì,la media è sempre eguale
puro co' la persona bisognosa.

Me spiego: da li conti che se fanno
seconno le statistiche d'adesso
risurta che te tocca un pollo all'anno:

e, se nun entra nelle spese tue,
t'entra ne la statistica lo stesso
perch'è c'è un antro che ne magna due".
Trilussa

Luigi
 
E' finita la crisi o si è iniziata ad attenuare, ma si direbbe che "qualcuno" vorrebbe che continuasse...

Chissà perchè stanno sempre dalla parte dello sfascismo e del pessimismo...

La politica è forse una questione di carattere ?

I pessimisti, quelli che vedono sempre tutto nero o grigio, quelli per cui il bicchiere è sempre mezzo vuoto, i "tuttovamale", scelgono la sinistra e gli ottimista la destra?
 
A proposito di bicchieri credo sia stato ronald reagan a fornire l’immagine della piramide di bicchieri: si versa tutto nel bicchiere al vertice che, una volta colmo, trabocca e riempie più lentamente i bicchieri della seconda fila. Anche questi infine traboccano e qualche goccia cade nella terza fila che non traboccherà mai... sarà sempre mezza vuota, e sulle altre file di bicchieri, la stragrande maggioranza alla base della piramide, ci sarà solo la caritas.

Vi trascrivo una cosetta che sto scrivendo:

Gironzolo solitario ruttando e petando, intontito come se stessi combattendo con una laboriosa digestione, e ho proprio l’aspetto di chi va in giro senza un perché: non il cane al guinzaglio, non il sacchetto della spesa, non un passo affrettato per un appuntamento... Nei pressi di un supermercato procedo lento zigzagando fra carrelli strapieni spinti da massaie sformate, ex veline tristi che vieppiù mi immalinconiscono.
E una volta c’era un anziano che frugava nei cassonetti della spazzatura del supermarket: un giovanotto si è fermato e gli ha detto, al poveraccio, di fare attenzione a non sporgersi troppo che ci poteva cascare dentro al cassonetto e poteva poi non essere più distinguibile dalla monnezza dal momento che era già lui monnezza da discarica... e ha riso soddisfatto della battuta, il giovanotto. Il poveraccio non ha risposto nulla. “Quando si è poveri c’è sempre di mezzo tanta stanchezza e troppa fretta”, ma io l’ho guardato lo stesso con severità negli occhi... vergogna!... Ribellati! Ed era vergogna anche per me fermo sul suo sguardo perduto nel buco del culo della terra, con la sua storia stupida che non poteva essere presa in considerazione... Una storia che poi, comunque, mi avrebbe inevitabilmente perseguitato... mi avrebbe infilato in un incubo... mentre la gente ride.
Effettivamente era uno spettacolo proprio triste... anche come esempio. Uno spettacolo di quelli che tolgono la speranza!... e tutti dicono che ce n’è bisogno di speranza, dicono che bisogna solo fermarsi a guardare gli esempi di coraggio, carattere... e di gioia! Soprattutto di gioia... anche fasulla della televisione.
Disgraziati!

Luigi
 
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