10.02.2009

 

Stranamente non è il momento delle polemiche.


Non è il momento delle polemiche. In Italia si dice sempre così, quando i cadaveri delle stragi annunciate sono ancora caldi. Poi passato il rigor mortis, e seppelliti con più o meno onori, quando finalmente sarebbe il momento delle polemiche, non se ne parla più perché ci sarà altro di cui parlare. I morti della Thissen, quelli di Viareggio, i morti abruzzesi, i morti di Capoterra, ed ora i morti di Messina, tutti più o meno annunciati, ora meritano il rispetto che non hanno meritato da vivi.

Non sarà quindi il momento della polemica, ma è certamente il momento migliore per esigere il rispetto per chi resta, per chi fortunatamente questa volta non è stato ingoiato dal fango, dalle macerie di un terremoto, da un disastro ferroviario, da un prevedibile e previsto incidente sul lavoro.

Diranno che la pioggia non è controllabile dall’uomo, e mentiranno. Diranno che le catastrofi naturali arrivano, forse mandate da Dio, l’unico che pare averne davvero il controllo, e invece si muore in guerra o in pace, sempre per colpa del danaro. Il profitto di pochi ne uccide troppi, quando non si tengono efficienti i treni per risparmiare, quando si costruisce con la sabbia di mare per rubare, quando non si mettono in sicurezza le fabbriche per non intaccare i profitti, quando si costruisce selvaggiamente in attesa del condono che verrà, quando non si stanziano i danari per mettere in sicurezza i territori. C’è assai poco di divino e naturale in tutto questo, c’è solo la mano dell’uomo.

Poi c’è il resto: perché se dici queste cose sei una cassandra, un’anti italiana, una che rema contro il governo dei fatti, una comunista. Lo show è appena cominciato, poco importano i morti che già si contano oltre la decina. Quel che conta è l’orgoglio con cui la mano armata di dio è arrivata via mare a Giampilieri già alle due di questa notte, perché evidentemente la macchina funziona, dal momento che l’allerta meteo era già stata data ieri (bertolaso).

C’è rischio che questa nuova mattanza divenga un nuovo miracolo italiano: casette gonfiabili e galleggianti, in un paio di nuovi quartieri di Messina, con verde pubblico, spumante, torta e biglietto di auguri per un nuovo inizio, proprio sotto il ponte. Non è ironia, è cinismo.

È dal 2007 che si attendeva la tragedia, leggo sui giornali, e ancora, è da tempo che si chiedono soldi per sanare il dissesto, soldi che non sono mai arrivati. Ma se il disastro era stato annunciato, ci sarà poi qualcuno chiamato a risponderne? Probabilmente no. Questo è il governo dei fatti, del piano casa che autorizza ancora e ancora l’abuso edilizio, ma soprattutto è il governo del ponte e delle opere maestosamente ambiziose, come fu la Berlino del marmo e dei colonnati, o l’Italia dell’EUR. L’Italia dei consorzi da foraggiare per le opere faraoniche che non si faranno mai, laddove oggi scorre il fango.

Ma ora rischierei di sparare sulla croce rossa e francamente non mi darebbe nessuna soddisfazione; viviamo in una strana fiction dove solo i morti, purtroppo, sono reali.

Rita Pani (APOLIDE)


Comments:
Ora i familiari dei morti saranno incazzati...poi si faranno "allappare" dalle soavi parole di Mr Houdinì!
E' da decenni che in Sicilia, come in altre parti d'Italia, si va avanti mettendo pezze a colori...mai un investimento, una messa in sicurezza, manutenzioni e quant'altro...parola assai abusata :-)e la gente che ha fatto e che fa? Proteste? Giammai...anzi si vota proprio per i delinquenti, e più lo sono e più vengono quotati!
Ma che paese di m......, proprio qui dovevamo nascere? Ci son tanti che ancora proclamano la loro fierezza di essere italiani....io francamente non mi sento fiera di niente, anzi mi vergogno. E mi vergogno di parti politiche che dovrebbero osteggiare questa feccia ed al contrario, come oggi, che ti fanno? Invece di andar a votare contro una legge obbrobbriosa...chissà dove si son infrattati!
Oggi sono incavolata nera...si aspettano il voto, hanno voglia ad attendere!
Mietta
 
Cara Guevina e cara Mietta, ciao. Forse esco fuori tema, ma non del tutto se riporto qualche quartina di una mia "Ballata" intitolata "IL TERREMOTO" (Il Calvario del Sud),scritta dopo il terremoto di Avellino e provincia.
"...Quante pietre il terremoto ha lasciato
tanti gli uomini alle croci inchiodati
dal martirio sell'emigrazione
che per noi è "deportazione"!
Non vogliamo essere ancora
negri bianchi o come motori!
Noi vogliamo sì lacvorare
nella terra che ci ha generato!
Noi vogliamo poter spaziare
in amore, orgoglio ed onore...
con lo sguardo nei cieli puliti
sotto al sole caldo del Sud!
QUANTI CORVI CALARONO AL SUD
SOTTO PIUME DI BIANCHE COLOMBE.. QUANTE JENE,SCIACALLI E FAINE
ANCOR SI TRAVESTONO DA PALADINI!
Quante croci lassù nei paesi del mio Sud divenuto Calvario...
dalla roccia fiorisce una rosa
rossa come il sangue del Sud!
. . . . . . . . . . . . .
Cacceremo i corvi dal Sud
pur se come bianche colombe...
Snideremo quei "paladini"
che sono ingordi come faine!...."
Ho tralasciato molte quartine iniziali e tre delle finali per non tediarvi troppo, ma credo di aver espresso la condivisione dei vostri discorsi. Un abbraccio ad entrambe. Antonio.
 
Rita, non é mai il momento delle polemiche quando si disturba il manovratore...
 
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