7.07.2009

 

Lettera al collega Benedetto.

Caro Benedetto,

spero mi concederai di chiamarti così, visto che siamo colleghi. Ti scrivo in occasione dell’uscita del tuo ultimo romanzo “Caritas in Veritate”. Ho riflettuto molto sull’opportunità di questa mia, ma, dopo aver letto le anticipazioni sulla trama, non ho saputo resistere.

Ti dirò che solo il rispetto formale datomi da retaggi di un educazione catastroficamente cattolica, mi impongono di non esagerare, e chiamarti “Compagno!” Complimenti Benedetto. Forse non scorre leggero e facile, forse ci sono troppi aspetti su cui fermarsi a riflettere senza perdere la calma, ma ti dirò che quando ho finito di leggere ho esclamato: “parole sante!”

Ho avuto la netta sensazione che il romanzo sia autobiografico, e immagino quanto ti sia costato celarti dietro la figura del protagonista. Ma noi scrittori lo sappiamo: in ogni libro lasciamo qualche pezzetto delle nostre anime – spesso tormentate. Per esempio mi ha molto emozionato quando Lui dice: “Serve garantire a tutti l'accesso al lavoro, e anzi: a un lavoro decente. Bisogna rafforzare e rilanciare il ruolo dei sindacati, combattere la precarizzazione e - a meno che non comporti reali benefici per entrambi i Paesi coinvolti - la delocalizzazione dei posti di lavoro.” Mi sono immedesimata a tal punto che ho detto: “Quasi quasi, glielo chiedo.”

Collega: “Mi presenti il tuo editore?” Ecco, l’ho fatto. Sai, in fin dei conti, questo è l’unico mestiere possibile rimastomi, visto che non mi assumono nemmeno per lavare i piatti in un agriturismo (meglio uno schiavo clandestino, no?) e allora, perché non fare appello alle tue parole, alla tua coerenza, alla tua benevola benedizione? Poi ho visto che il tuo editore si muove bene: lanci di agenzie tre mesi prima per avvisare i lettori, presentazioni nei telegiornali e in ogni chiesa del paese, e soprattutto l’agognata vetrina in libreria. Dimmi Benedetto, ma tu le hai ricevute le dieci copie che ti spettano come autore? Immagino di sì, perché ho visto che ne firmavi una. Pensa, il mio editore – piccolo piccolo – deve affidarsi alle poste italiane, e sebbene il mio libro “Quell’amore alla finestra – storia di Tello e Dora” sia uscito quindici giorni prima del tuo, io ancora non le ho ricevute. Pensaci Benedetto, in fondo non ho grosse pretese, e non ti chiedo nemmeno una raccomandazione. Mi basterebbe sapere che il tuo editore è disposto a visionare il mio prossimo manoscritto. Chissà mai. Sai, la chiamiamo speranza, e tu, sono sicura, sarai un esperto anche di questo.

Molto belli anche i capitoli thriller dedicati alla povertà nel mondo, e all’accoglienza dei migranti. Hai avuto quasi uno slancio fantascientifico, che da comunista e italiana, mi hanno lasciato davvero incantata.

Spero vorrai dirmi Benedetto: ma come finisce la storia? Il protagonista si disferà di tutti i suoi beni per salvare i sofferenti? Farà come San Francesco? Andrà a Lampedusa a fare come Gesù nel Tempio?

Non vedo l’ora di leggerlo.

Un cordiale saluto

Rita Pani (APOSTATA)


Comments:
Puoi aggiungere una postilla? Se la prossima volta lo scrive in inglese o francese, Il testo era in latinoè stato un casino trovare correttore di bozze extracomunitari freelance lowcost :-D
 
....ma come finisce la storia? Il protagonista si disferà di tutti i suoi beni per salvare i sofferenti? Farà come San Francesco? Andrà a Lampedusa a fare come Gesù nel Tempio?....

Non ti far illusioni cara Rita, un conto sono i proclami, un conto la pratica.
Anni fa visitai il tesoro del vaticano..mbè, di tutto di più, gemme grosse come uova di piccione, ori, croci che se le davi in testa a qualcuno sarebbe morto sul colpo...perchè non utilizzarne anche solo una piccola parte per aiutare i popoli più disgraziati? Ecco dove la chiesa è ipocrita....manda i missionari, i volontari e va be'...ma di soldi nisba, anzi li chiede a noi con l'8xmille.Benedetto comprati meno scarpini di Prada, capppelli da sciantosa e paramenti da faraone egiziano...qualcosina lasciala a quelli che non hanno neanche l'acqua da bere!
Mietta
 
ma chi è questo benedetto??
 
Soco curioso di sapere se accogliera' il tuo appello passando dalla teoria ai fatti :-)
 
Il tesoro del Vaticano? E la cripta d'oro massiccio che stanno costruendo per infilarci Padre Ramsete Pio, a San Giovanni Rotondo?
 
@ Alessandro
E chi se non l'attuale papa potrebbe portare gli scarpini rossi targati prada? Più vanitoso di una soubrette!

@ Hytok
Questa della cripta d'oro non la sapevo. Hanno preso tutti esempio da S.Francesco...tunica e piedi scalzi!
 
guarda sarebbe sufficente che donasse per intero vabè anche la meta' degli immobili proprieta' del vaticano (il 23% di quelli esistenti in italia, quelli all'estero sono difficili da catastare? appartamenti palazzi ville alberghi uffici negozi commerciali capannoni ecc.ecc.ecc. esentasse) diceva mia nonna? le prediche non riempiono la pancia, ora par me par chietar sag narmagn? traduco( adesso penso per me poi se ne rimane lo daro' agl'altri) e...non cè nè mai?
 
Carissima Guevina ciao, ho sentito lo stridore della lama del bisturi che incideva le carni dell'articolo e dello stesso Benedetto. Sei magnificamente tremenda e tragica allo stesso tempo! Un abbraccio. Antonio.
 
Come finirà la storia? Beh, Guevina, ho paura che il finale sarà sempre quello. In unitate Spiritus sancti Deus, per omnia sæcula sæculorum. Amen

Un abbraccio da un compagno vero. Roberto.
 
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